LGBT, politica in ascolto?
Gli ultimi scampoli della campagna elettorale riservano una modesta vetrina, a Bolzano, al dibattito politicienne sul futuro dei diritti di gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali, anche in vista del Pride che si terrà a Trento il prossimo 9 giugno.
L’iniziativa è stata organizzata da Centaurus e moderata da Alexander Schuster, giurista specializzato in Diritto LGBT, i candidati partecipanti sono Hannes Obermair (Liberi e Uguali), Donatella Trevisan (+ Europa con Emma Bonino), Filomena Nuzzo (M5s), Mauro De Pascalis (Pd), il socialista Alessandro Bertinazzo (Insieme) e Antonia Romano (Potere al Popolo), subentrata nella discussione al posto di Gabriele Benatti e non candidata alle prossime elezioni.
Il contraddittorio, evidentemente, non c’è, dal momento che il podio fa perlopiù riferimento alla galassia della sinistra. “Abbiamo contattato anche i candidati appartenenti all’area destrorsa, ma nessuno ha voluto accettare l’invito”, precisa Andreas Unterkircher, presidente di Centaurus. Il confronto ruota intorno alle 5 richieste, elaborate da Arcigay, da rivolgere ai futuri eletti del Parlamento, ovvero il matrimonio egualitario, una legge contro l’odio omotransfobico, l’adozione per i single e le coppie dello stesso sesso, l’accesso alla fecondazione eterologa per donne lesbiche e single, la depatologizzazione dell’identità trans.
Favorevoli si sono detti i rappresentanti politici all’estensione dell’istituto del matrimonio civile per tutti, senza distinzioni. Sul tema dei diritti LGBT (e in generale sui diritti civili) il Movimento 5 stelle è assente, “non c’è una linea comune, ma la mia posizione è per il sì al matrimonio, ritengo infatti che la legge Cirinnà sulle unioni civili non sia sufficiente”. Trevisan (+ Europa) ricorda il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (Fuori!), associazione, attiva negli anni ’70, dedita alla lotta per i diritti degli omosessuali, che si federò con il Partito radicale, “se in Italia esistono diritti per le persone discriminate lo si deve ai radicali e di strada ce n’è ancora molta da fare, ecco perché è importante che una nostra pattuglia arrivi in Parlamento”.
Il grado di civiltà di un popolo, riassume Obermair di LeU, coincide con la piena parità giuridica delle minoranze, in questo caso le persone LGBT, “se la destra andrà al potere i pochi diritti appena acquisiti torneranno in trincea”. Romano sottolinea invece il punto del programma di Potere al Popolo che si riferisce all’autodeterminazione e alla lotta alla violenza contro le donne e le persone LGBTQI, “perché crediamo nell’intersezionalità delle battaglie”. Citando la legge sul divorzio Bertinazzo di Insieme evidenzia che i socialisti hanno sempre appoggiato le cause per i diritti civili e continueranno a farlo, “quello che auspico è che non vengano messi in discussione quelli già faticosamente conquistati”. Puntuale De Pascalis rivendica la paternità del Pd sulla legge Cirinnà, “legge che ha avuto il pregio di dare un riconoscimento sociale alle coppie dello stesso sesso”.
Sulle adozioni, l’accesso alla fecondazione eterologa ma anche alla surrogazione di maternità l’opinione diffusa è che l’Italia debba uscire dal letargo e guardare ai modelli europei a cui occorre allinearsi. Più controversa invece la posizione del M5s - che sulla stepchild adoption si spacca - e del Pd, non tutto il partito ritiene infatti che riguardo l’adozione dovrebbe esserci una normativa diversificata per omosessuali ed eterosessuali. Planando anche sul tema del gender che a Bolzano raggiunse il suo zenit con la sterile polemica sullo spettacolo “Fa‘afafine - Mi chiamo Alex e sono un dinosauro”, si passa a parlare anche di violenza, di omofobia e transfobia.
Per Romano una legge contro l’omo-transfobia è necessaria, “occorre abbattere lo stereotipo di genere e lo si deve fare affrontando la questione anche nelle scuole, perché il problema è prima di tutto culturale”. In sintonia Bertinazzo e Obermair secondo il quale è profondamente sbagliato continuare a mettere in discussione la diversità come valore. Per De Pascalis occorre ripartire dal ddl Scalfarotto (“Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia”), nella sua versione iniziale. A favore dell’aggravante per i crimini che hanno a che fare con la discriminazione riguardante l’orientamento sessuale si è detta Nuzzo, mentre di opinione opposta è la radicale Trevisan che puntualizza: “Qualsiasi identità va rispettata, senza etichette, senza fare distinzioni nel punire”.
Resta da capire se nel corso della prossima legislatura i diritti del popolo arcobaleno finiranno in un cul-de-sac o se continueranno il percorso di legittimazione appena iniziato. “Mi chiamo Harvey Milk e sono qui per reclutarvi tutti”, diceva uno Sean Penn in stato di grazia nei panni del celebre militante del movimento di liberazione omosessuale assassinato nel 1978. Vedremo chi si metterà in fila.