Musicassetta
Foto: Unsplash
Society | Finferli e nuvole

La cantina buia dove noi

In un giorno di pioggia un'idea malsana: rimettere in ordine la cantina. Con trappola annessa. E un tuffo nel passato.

E adesso? Che cosa si fa? Sono le dodici di mattina e ormai tutto è fatto. Le notizie in internet, la colazione, i denti, la barba, le videoconferenze e i compiti a distanza. Il sugo alle olive è pronto e il cane già pisciato. Abbiamo anche rimosso la ragnatela storica tra la cappa e il tiretto...prevale un sentimento calvinista. Ci viene l'idea più malsana dell'anno: rimettere in ordine il garage....

Qualcuno – spero – riconoscerà l'inizio di un racconto di qualche tempo fa

Perché ripeterlo uguale? Perché in questo mese nel menage casalingo non è cambiato niente!!!

Solo che adesso, complice una giornata di pioggerella, ci è venuta in mente un'idea ancora più malsana di quella del garage: rimettere in ordine la cantina. Un sentimento addirittura giansenista, questa volta.

Però nel frattempo ci siamo fatti più furbi. Questa volta non scendiamo soli. Questa volta tendiamo una trappola: coinvolgiamo i figli.

Laggiù gli prospettiamo tesori incredibili. Scoperte inenarrabili. Ghiotte ricompense.

E loro, incredibilmente, ci cascano.

Accettano di scendere con noi le scale e di aprire la porta. Sappiamo tutti che, se il garage è caos e ragnatela, la cantina è molto peggio. Non è la cantina buia dove noi un tempo respiravamo piano. Niente più bionde trecce e occhi azzurri. Nessuna eco dei suoi no: scordiamoci quel tipo di cantina lì. Quella è storia, nostalgia. È sì buia, la nostra, ma per il resto tutta un'altra.

La cantina adesso è polvere, tanfo, claustrofobia e angustia. Retrogusto di pattino Bauer infeltrito e di giallo Mondadori ingiallito.

Già al primo clic di luce i figli sono pentiti.

Ma: che fare?

Tornare indietro che ancora non s'è spostata la slitta dal materasso a gore? Capitolare con Pandapeluche che gli è franata la Treccani in testa?

Il nostro dovere di genitori è anche quello di motivare. Tenere alto il morale della giovintruppa. Impedire il deliquio da virus.

Vedrete, diciamo quindi, cosa c'è lì. Scavate, chissà che tesori emergeranno da sotto il baule.

È così che insieme si decide per la derattizzazione di un'antica madia mezza sfondata. Flit di varechina. Uno, due, tre cassetti di cianfrusaglie che rimuoviamo e cacciamo in un sacchetto. Poi uno scaffale che sanifichiamo da ragnatele, cacche di mosche e morchia.

Ed è in quest'esatto momento, nella domanda ancora più insistente dei suoi occhi, che ci rendiamo conto di essere vecchi. La figlia non sa di che parliamo. Il nome è scomparso con l'oggetto. Lei non conosce né l'uno né l'altro. Noi sì.

E quindi, dopo nemmeno un'ora, ecco finalmente la ricompensa.

“Cos'è questo?”, chiede Elisa che ha appena fatto quattordici anni.

In mano tiene un oggettino rettangolare. Lo avviciniamo agli occhi e per qualche secondo rimaniamo senza parole. Poi sorridiamo.

“Una cassetta.”

“Una cassetta?”, chiede lei.

Il suo sguardo è tutto un punto di domanda.

“Sì, una musicassetta”, rispondiamo noi, “dove c'è registrata la musica.”

Ed è in quest'esatto momento, nella domanda ancora più insistente dei suoi occhi, che ci rendiamo conto di essere vecchi. La figlia non sa di che parliamo. Il nome è scomparso con l'oggetto. Lei non conosce né l'uno né l'altro.

Noi sì.

Dentro una scatola, belle ordinate con il dorso in alto, ci sono Guccini, Soft Cell, Talking Heads, Bronski Beat, Devo, Skiantos, Cure, Simple Minds, Clash.

Nomi scritti a mano su cartoncino dentro plastica rigata.

Potremmo ascoltarne una, di “musicassetta”, se in casa avessimo ancora un “registratore”. O, come si diceva mezzo secolo fa, un “mangiacassette”.

Prima di addormentarci, col sorriso sulle labbra, ci viene in mente un altro oggetto estinto: il “mangiadischi”.