Economy | Fase 2

Salviamo l’automotive

La Provincia vuole sbloccare la filiera da un miliardo di euro che rifornisce la Germania. “Altrimenti un disastro”. Giudiceandrea: felici, ma va aiutato tutto l’export.
GKN Brunico, Bruneck
Foto: GKN automotive

Per la Provincia di Bolzano la priorità a livello economico è una: il settore automotive. Le fabbriche che riforniscono le produzioni dei giganti dell’auto tedeschi e sono ancora bloccate dal lockdown rischiano il tracollo, se dalla Germania daranno adito alla minaccia di cambiare fornitori visto che in patria le fabbriche non si sono mai fermate. Occorre quindi ripartire “il prima possibile” e in sicurezza: così ha detto Arno Kompatscher. Altrimenti si rischia la perdita irreversibile di 80.000 posti di lavoro qualificati in un comparto da un miliardo di euro. “Siamo felici di questo impegno, lo diciamo da tempo, ma a soffrire è tutto l’export altoatesino” risponde Federico Giudiceandrea, presidente di Assoimprenditori che aveva sollevato il problema generale un mese fa. Peter Mölgg, ora consulente ed ex quadro di GKN Automotive, big del comparto presente in val Pusteria, concorda con il governatore: “Le catene non si possono fermare, la parola d’ordine in questo momento è rifornire”.

 

Fase 2 con più “autonomia”

 

Il governatore deve averne parlato nella videoconferenza di ieri tra le i territori e il premier Conte sulla Fase 2 del coronavirus. Peraltro la Provincia di Bolzano, ha precisato ieri Kompatscher nella conferenza stampa, non apprezza “la linea centralista” decisa a Roma per una ripartenza troppo uniforme sul territorio italiano, senza possibilità di incidere per l’autonomia. 

Le altre Regioni hanno accettato una linea centralista, noi invece pensiamo che le soluzioni migliori sono sul territorio (Arno Kompatscher)

“Le altre Regioni - spiega - hanno quasi tutte accettato questa linea più centralista. Siamo rimasti in pochi come governatori a chiedere maggiore autogoverno nella gestione della Fase 2 ma continueremo a farlo. Sul territorio si possono concordare meglio, con imprenditori e sindacati, le prescrizioni da adottare per le riaperture attraverso i protocolli di sicurezza. Io adesso ancora prima del 4 maggio ho la richiesta specifica per la filiera produzione che rifornisce il settore automotive in Germania. Tanti posti lavoro altamente qualificati sono a rischio dato che i tedeschi minacciano di cambiare fornitori. Se questo avviene, la perdita non sarà temporanea ma irreversibile”. 

L’automotive altoatesino deve ripartire al più presto, prima del 4 maggio. Se la Germania cambia fornitori è un disastro

 

Per evitare lo scenario drammatico l’automotive altoatesino va quindi inserito al più presto “nelle filiere inserite importanza nazionale che continuano a produrre”. “Le fabbriche sono modernissime e possono produrre in sicurezza tutelando i lavoratori”, è la conclusione del Landeshauptmann.

 

Le industrie scalpitano

 

Dal fronte industriale arriva l’apprezzamento, per una presa di posizione che però almeno per alcuni appare tardiva. In ballo ci sono circa 80.000 posti di lavoro, in una decina di aziende che complessivamente hanno un giro d’affari annuo stimato in un miliardo di euro

 

 

“Condivido” precisa Mölgg, fino al 2018 responsabile mondiale per la trazione elettrica e integrale di GKN automotive, multinazionale britannica che è leader nella componentistica per auto e veicoli e in val Pusteria ha un peso notevole a livello occupazionale con i suoi stabilimenti a Brunico e Campo Tures. Ora Mölgg è consulente per aziende del Nord Italia, anche altoatesine. “Le fabbriche italiane - ragiona - sono rimaste bloccate in queste settimane ed è un problema, in Austria e Germania infatti non si sono fermati. Noi dobbiamo semplicemente partire, la parola d’ordine è appunto rifornire. Le supply chain devono funzionare, altrimenti si entra in una situazione molto difficile”.

Le fabbriche italiane si sono fermate, quelle in Austria e Germania no. Ora la parola d’ordine è rifornire, le supply chain devono funzionare. (Peter Mölgg, ex GKN, ora consulente)

Non è mistero che si attenda lo sblocco anche nelle altre fabbriche, vedi la Alupress (gruppo Durst) di Bressanone, attiva nella produzione di componenti e sistemi innovativi in alluminio pressofuso. L’azienda ha potuto sbloccare la produzione di qualche pezzo ma aspetta il grosso della ripartenza.

 

Assoimprenditori: bene ma non basta

 

Lieto in parte per l’intervento di Kompatscher è Giudiceandrea, ceo della Microtec di Bressanone e presidente di Assoimprenditori Alto Adige. Già un mese fa aveva lanciato l’allarme sulla “concorrenza che galoppa meglio del virus”. Apprezza la presa di coscienza del governatore, che però non basta. “Sono felice per questo riconoscimento, l’automotive è un settore importantissimo per l’Alto Adige. Deve ripartire il prima possibile. Ricordo però che non c’è solo questa filiera: tutte le produzioni locali legate alle esportazioni stanno soffrendo. Il mondo non si è fermato. Ripartire per noi è molto più difficile: le aziende del territorio rischiano seriamente di non trovare più i loro clienti e le quote di mercato conquistate in dieci anni”.

Sono felice per questo impegno, l’automotive è importantissimo ma è tutto l’export altoatesino che deve poter ripartire (Federico Giudiceandrea)

 

La “concorrenza sleale” data secondo Giudiceandrea da in una situazione in cui ad alcuni è stato imposto di fermarsi e ad altri no, può fare davvero male al Sudtirolo. “Lo dico ancora una volta - conclude -, ripartiamo subito altrimenti impiegheremo cinque anni per recuperare danni fatti in poche settimane”.