Economy | Bonus

Pagare meno tasse, ma pagarle tutti

Marco Pirolo, amministratore delegato della Servizi Cgil-Agb spiega le riduzioni fiscali imminenti e le possibili riforme strutturali
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Portafoglio
Foto: Pixabay

Signor Pirolo, quali riduzioni fiscali ci aspettano a breve?
Marco Pirolo: Dal primo di luglio, 16 milioni di lavoratori avranno un beneficio economico in busta paga con il taglio dell'Irpef. Per quattro milioni e mezzo di lavoratori sarà la prima volta, grazie ad una nuova detrazione.

 

Concretamente come funzionano i nuovi bonus?
Il nuovo bonus sarà determinato direttamente in busta paga dal datore di lavoro. Ricordiamo che sono esclusi i pensionati. Concretamente le novità sono che:

·       Tutti coloro che già percepiscono il “bonus 80 Euro“, cioè chi guadagna tra 8.200 e 24.600 Euro lordi annui, avranno diritto a un ulteriore taglio delle tasse di 240 Euro l'anno.

·       Chi ad oggi non riceve il “bonus 80 Euro” o che lo riceve solo parzialmente, cioè chi percepisce tra i 24.600 e i 28.000 Euro, avrà diritto ad un beneficio mensile fino a 100 Euro.

·       Chi guadagna tra i 28.000 e i 35.000 Euro avrà una riduzione delle tasse di almeno 80 Euro.

·       Chi ha una retribuzione annua tra i 35.000 e i 40.000 Euro potrà usufruire di una detrazione che si abbassa gradualmente fino ad azzerarsi.

·       I lavoratori che guadagnano fino a 12.500 Euro non pagheranno l’Irpef.

 

Quindi è un’evoluzione del vecchio “bonus Renzi”?
Solo in parte. I lavoratori che noteranno maggiormente la differenza dei 100 Euro in aggiunta nella busta paga, sono quelli che prima erano esclusi dal vecchio bonus Renzi, ossia i lavoratori nella fascia tra i 24.600 e 28.000 Euro lordi annui. Per i lavoratori con reddito dai 28.000 ai 35.000 invece ci sarà una detrazione fiscale decrescente, cioè con l’aumentare del reddito diminuisce la detrazione, fino ad azzerarsi una volta raggiunti i 40.000 Euro. Il nuovo bonus prevede una parte strutturale che sarà applicata nei prossimi anni e una parte che sarà valida esclusivamente da luglio a dicembre del 2020 e che dovrà poi essere rivista in fase di bilancio.

 

Sembrerebbe un primo importante passo nella direzione giusta…
Sì, ma ricordiamoci che questa del bonus è una riforma che è nata prima della crisi del Coronavirus. Abbiamo bisogno di una riforma molto più strutturale. Bisogna continuare ad abbassare le tasse ai lavoratori ed estendere la riduzione fiscale ai pensionati, rivedere complessivamente le aliquote, il sistema delle detrazioni e incrementare il sostegno ai lavoratori con figli. È inoltre necessario intervenire sulle tante ingiustizie fiscali affermando il principio della progressività. È giusto che chi ha di più, debba pagare di più. È anche fondamentale prendere serie misure contro l'evasione fiscale. Così si recuperano le risorse per abbassare le tasse sul lavoro e sulle pensioni, per creare lavoro di qualità per giovani e donne e per rafforzare il sistema di welfare con nuove misure sociali.

 

Se si riduce la pressione fiscale sui cittadini, dove si prendono i soldi necessari per investire in sanità, scuola, digitalizzazione, modernizzazione e nell’economia più green?
Se paghiamo meno tasse, ma in compenso le paghiamo tutti, i conti tornano. Per questo bisogna puntare molto sulla lotta all’evasione fiscale, che purtroppo è piuttosto alta anche nel ricco Alto Adige ed equivale a quasi 1/5 del bilancio provinciale. Ricordiamoci inoltre che i 9/10 delle tasse pagate nella Provincia Autonoma di Bolzano rimangono nel territorio. Quindi una lotta strutturata all’evasione fiscale qui da noi si ripercuoterebbe direttamente sulle casse provinciali e ci darebbe la possibilità di autofinanziare importanti investimenti pubblici nella sanità, nella scuola, nella digitalizzazione.

 

Com’è la situazione dei lavoratori in Alto Adige post-Covid-19?
Bisogna pensare che i governi si sono trovati ad elargire misure d’emergenza non pensate per essere permanenti e quindi sicuramente queste misure non sono esaustive. Nel periodo post-Covid purtroppo c’è una grossa fetta della popolazione che oltre alle conseguenze psicologiche del lockdown ha subito anche ripercussioni economiche importanti. In Alto Adige molti lavoratori sono o in cassa integrazione in deroga o nel fondo di integrazione salariale (FIS) e alcuni di loro, nonostante ne abbiano fatto richiesta fin da marzo, aspettano tutt’ora l’erogazione da parte dell’Inps. Specialmente i lavoratori delle micro-aziende, molto diffuse qui da noi, si sono ritrovati a non avere il reddito necessario per affrontare le spese minute. Però siamo comunque relativamente fortunati rispetto al resto d’Italia, in quanto la Provincia Autonoma di Bolzano ha messo a disposizione alcuni importanti sussidi come quello per il pagamento dell’affitto, che è veramente un aiuto concreto.
Il nodo più importante rimane quello di chi ha perso il lavoro: in una regione come la nostra, in cui il turismo riveste un ruolo fondamentale, i settori più colpiti sono gli alberghi, la ristorazione, i tour operator e di conseguenza anche i produttori agricoli, le cantine vinicole e tutti i fornitori di prodotti e servizi per alberghi e ristoranti, che sono in difficoltà per mancanza di ordini e per il crollo del fatturato.

 

A proposito di turismo, lo Stato tenta di incentivarlo con il “bonus vacanze”. 
Sì, però il bonus vacanze richiede alcune procedure burocratiche: possono richiederlo i singoli o i nuclei familiari con un ISEE al di sotto dei 40.000 Euro. Il bonus inoltre è diviso in tre fasce: 150 Euro di sconto per il nucleo familiare con un singolo soggetto, 300 Euro per un nucleo familiare di due persone e 500 Euro per un nucleo familiare di tre o più persone. Quindi il bonus vacanze aiuta solo parzialmente la grande macchina del turismo, perché il beneficio immediato ce l’hanno solo i turisti che ricevono l’80% delle suddette cifre come sconto diretto in fattura per soggiorni superiori ai tre giorni e il rimanente 20% lo potranno poi detrarre nella dichiarazione dei redditi. Mentre invece le strutture ricettive, i tour operator, gli uffici viaggi, i fornitori ecc. accumuleranno solo credito d’imposta nei confronti dello Stato, ma devono comunque sottrarre lo sconto che fanno ai turisti dai loro incassi, limitando la propria liquidità. In un certo senso è un gatto che si morde la coda, perché se le strutture non fanno fatturato, non riescono neanche a pagare le imposte.

[Intervista/testo: Lucia de Paulis]