Society | disagi

A tutela della sicurezza e del decoro

Provvedimenti contro l’accattonaggio, da Merano a Bolzano. Chi invoca tolleranza zero, chi evoca lo spettro del racket, chi suggerisce di combattere la povertà anziché i poveri.

L’accattonaggio a Merano non è un fenomeno nuovo. Se si leggono i giornali degli anni ‘30 si vedrà come la città sia costantemente percorsa da mendicanti che, di sabato, hanno l’abitudine di andare di negozio in negozio a caccia di spiccioli. È il cosiddetto Samstagsbetteln. Già allora si registrano periodici interventi più o meno risoluti (ma mai risolutivi) da parte delle guardie comunali. Il mendicante non è una presenza gradita nella città di cura. Ne rovina l’immagine da cartolina.

A leggere i giornali di questi giorni l’accattonaggio a Bolzano sarebbe diventato “un incubo” per i cittadini, tanto da richiedere misure da tolleranza zero. E a Merano?

Nella città del Passirio per anni si è cercato di far fronte al fenomeno a suon di regolamenti. Con un’ordinanza del settembre 2008 (“Limiti all’accattonaggio nel territorio comunale di Merano”) il sindaco Günther Januth aveva vietato la questua “su tutto il territorio comunale”. Il TAR però annullò il provvedimento, accogliendo il ricorso di un mendicante e di Franz Kripp, ex direttore della Caritas (che agiva a titolo di privato cittadino, “...perché nella mia vita sono stato abituato a prendermi delle responsabilità, anche come singolo”).

Naturalmente c’è accattonaggio e accattonaggio. E il primo cittadino meranese volle a suo tempo sottolineare che “l’ordinanza in oggetto aveva come obiettivo l’accattonaggio organizzato e comunque forme precise di accattonaggio aggressivo che creavano e creano disagio e problemi ai nostri concittadini”. D’altra parte, è la risposta, per sanzionare comportamenti molesti e aggressivi non serve una normativa del Comune. C’è già il codice penale e basta applicarlo.

Merano si è data nuove regole un anno fa, ad integrazione del Regolamento della Polizia urbana. L’articolo 5bis (“Divieto di accattonaggio”) stabilisce che “a tutela della sicurezza e del decoro della città non sono consentiti l’accattonaggio e la richiesta di elemosine ... presso le intersezioni stradali e sui ponti; all’interno e in prossimità dei mercati; nelle aree prospicienti le stazioni ferroviarie, gli ospedali, le case di cura, i soggiorni per anziani; davanti ai luoghi di culto e davanti e all’interno dei cimiteri; davanti agli ingressi di esercizi commerciali e pubblici esercizi; davanti agli uffici pubblici ed istituti bancari; nei pressi dei monumenti e luoghi turistici e culturali; nei pressi delle casse automatiche di aree di sosta o parcheggio, di parcometri, di distributori automatici di merce e di casse di pubbliche manifestazioni”. A chi viola la norma è comminata una multa, è sequestrato il denaro raccolto e, se del caso, si richiede il pagamento dei danni. L’obiettivo dichiarato: “Il contenimento del fenomeno, nella consapevolezza che è assolutamente indispensabile operare una chiara distinzione fra l’accattonaggio organizzato e quelle persone che invece ricorrono all’elemosina perché versano in un effettivo stato di necessità”. Per questo i vigili urbani vengono impegnati “a fare da mediatori, ad indirizzare cioè ai Servizi sociali quelle persone questuanti che si trovano in reale stato di indigenza”.

“Abbiamo creato questo canale di informazione con la polizia urbana”, conferma Sabine Raffeiner, direttrice dell’Ufficio servizi sociali. “La polizia, quando ferma qualcuno, lo invia al centro Moca”, ovvero al Servizio di consulenza per migranti della Caritas, finanziato anche per questo dal Comune di Merano. “Come servizi sociali comunali non siamo competenti per il sostegno economico e finanziario. Noi, come Comune, cerchiamo di aiutare queste persone per le esigenze primarie, la pulizia, l’igiene personale, per il disbrigo di pratiche burocratiche, la ricerca di casa e lavoro. Sempre attraverso Moca”.

Al centro della Caritas non hanno dati precisi. “Le persone con cui abbiamo a che fare – dicono gli operatori – normalmente non sono coinvolte in attività di accattonaggio”. È successo che alcuni si siano rivolti al centro Moca per usufruire delle docce portando delle multe inflitte dalla polizia municipale. Tutto qui.

Quanto al fantomatico “accattonaggio organizzato” nessuno si sbilancia. E il responsabile della polizia comunale, a cui tutti rimandano, è troppo occupato per dare informazioni (“Provi più tardi”, “La richiamiamo”, “La segreteria ormai è chiusa”. Buonanotte).

Su tutta la questione la Caritas si era espressa chiaramente già l’anno scorso con una presa di posizione molto articolata. “I mendicanti – si scriveva tra l’altro – sono spesso persone che nei rispettivi Paesi di provenienza, anche a causa della loro appartenenza etnica, si trovano a vivere in condizioni di estrema difficoltà”. “Gli interessi commerciali non possono essere utilizzati per chiudere gli occhi di fronte alle situazioni di bisogno individuale o per costringere i mendicanti a spostarsi in altre zone della città o in altri Comuni. Non è così che si combatte la povertà”.