Chronicle | Corte d'Assise

“Un femminicidio da manuale”

L’accusa chiede l’ergastolo per Omer Cim, imputato dell’omicidio della compagna Celine Frei Matzohl. Lo sfogo dell’imputato in udienza: “Non è vero” ed esce dall’aula. Chiesto un risarcimento da 1 milione e mezzo di euro per i familiari della vittima.
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Foto: Seehauserfoto
  • Ad un anno dall’inizio del processo, Omer Cim ha interrotto per la prima volta il silenzio che aveva mantenuto per tutta l’azione giudiziaria. L’imputato per l’omicidio pluriaggravato della compagna Celine Frei Matzohl – uccisa con undici coltellate a Silandro la sera del 12 agosto 2023 – ha reagito con rabbia durante la requisitoria della PM Francesca Sassani, che ha chiesto per lui l’ergastolo.

    In aula, mentre l’accusa sottolineava la mancanza di pentimento di Cim per aver ucciso la compagna, l’imputato, silente per tutto il processo, ha reagito. A far scattare l’imputato è stata la lettura della conversazione che aveva avuto con la sorella mentre era in custodia cautelare in carcere. “I due ridevano insieme” ha letto Sassani in udienza. “Non è vero” ha sbottato Cim, a cui è stato chiesto di allontanarsi spontaneamente dall’aula dal presidente della Corte d’Assise, il giudice Tappeiner.

  • La vittima Celine Frei Matzohl. Foto: RAI
  • Su Cim pendono diversi capi di imputazione: l’omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla relazione affettiva con la vittima, le percosse e minacce aggravate dalla minorata difesa sempre verso la compagna per un episodio del 23 giugno 2023, qualche mese prima dell’omicidio, ed infine la resistenza a pubblico ufficiale e la lesione di un agente durante la fuga del 13 agosto. Nell’udienza di oggi è stato ricostruito “un femminicidio da manuale” secondo l’avvocato di parte civile Andres Tscholl, che rappresenta madre, padre e sorella di Celine, e che ha chiesto la condanna al risarcimento di 1 milione e 500 mila euro per i familiari della giovane. 

     

  • La ricostruzione dell’accusa

    In quasi 5 ore di requisitoria, la PM ha ripercorso la relazione tra i due, nata alla fine del 2022 mentre Omer e Celine lavoravano insieme in un hotel della Val Venosta. Secondo l’accusa, il legame è stato da subito segnato dal controllo e dalle minacce, aggravatisi quando la giovane ha cambiato lavoro. “Cim non poteva più controllarla, lei conosceva nuove persone, ci andava a bere il caffè, tutto questo lo destabilizzava – ha spiegato la Pm – Non voleva che guidasse ‘perché le donne non hanno bisogno della patente’”. 

  • La PM Francesca Sassani durante la requisitoria di oggi. Foto: SALTO
  • Il primo episodio di violenza fisica risale al giugno 2023, quando Frei Matzohl lo denunciò per percosse e minacce. Nella denuncia raccontò che Cim, dopo aver scoperto che si era fermata a bere un caffè con un collega, reagì con una “scenata di gelosia”, durante la quale la prese a sberle, le ruppe il cellulare e le disse: “Se ti avessi voluto uccidere, lo avrei fatto adesso”, abbandonandola per strada.

     

    “Se ti avessi voluto uccidere, lo avrei fatto adesso”

     

    Dopo la denuncia, l’uomo minacciò di suicidarsi e inviò una lettera alla madre con una finta lapide con il nome di Celine, della madre e della sorella. Nonostante ciò, i due ripresero a vedersi in una relazione clandestina, che però non corrispondeva alle pretese di Cim. 

  • Il movente

    Il movente, ribadito dall’avvocato Tscholl, era il bisogno di controllo: “Cim aveva capito che non poteva più controllarla, che era uscita dal ‘regime totalitario’ che lui chiamava amore. Dopo l’episodio, infatti, Frei Matzohl era tornata a vivere dai suoi genitori, vedeva altre persone e non lo aveva incluso nei preparativi del suo compleanno. “Quando Celine a fine luglio gli chiarisce che non torneranno assieme come prima, lui inizia a trascurare il resto della sua vita, si licenzia ed inizia a programmare l’omicidio”, aggiunge l’avvocato.

    Dopo pochi giorni, inizia a cercare un’arma: prima una pistola con silenziatore e poi, non trovandola, un coltello, che compra in un’armeria di Silandro. “Il 12 agosto, giorno dell’omicidio, Cim aveva svuotato l’appartamento, disposto diversi mobili fuori dalla casa e buttato tutto, anche il cuscino. Aveva 2500 euro in contanti e si era procurato un auto. Sapeva benissimo che non sarebbe più tornato in quell’appartamento, si stava preparando alla fuga”, argomenta la PM. 

  • La corte presieduta dal giudice Stephan Tappeiner e dalla giudice a latere Giulia Rossi. Foto: Seehauserfoto
  • Quella sera, a poche ore dal ventunesimo compleanno della giovane, i due si danno appuntamento a casa di Cim, dove sarà rinvenuto il cadavere della ragazza. L’omicidio, secondo le ricostruzioni dei RIS di Parma, sarebbe durato appena 4 minuti. Cim avrebbe teso alla compagna la “trappola degli orecchini” che le doveva restituire per distrarla, colpirla e stordirla ed infine, accoltellarla per ben 11 volte. In aula l’avvocato Tscholl ha mimato gli 11 colpi inferti alla vittima, per mostrare la freddezza con cui Cim ha colpito la ragazza. 

  • “Non si è pentito”

    Secondo l’accusa, non ci sono elementi che possano giustificare attenuanti. Cim non si è costituito, nemmeno quando, la mattina dopo l’omicidio, ha incrociato la madre di Celine Frei Matzohl in macchina mentre cercava la figlia. Al contrario, ha scelto la fuga, senza confessare e senza mostrare alcun segno di pentimento. Per Sassani, i colloqui intercettati con la sorella ne sarebbero la prova: “Quella stupida mi ha riempito di rabbia”, racconta alla sorella. La totale deresponsabilizzazione emerge anche dalle parole di quest’ultima, che parla della vittima come “sporca” e “sgradevole”, arrivando a dire: “Grazie a Dio che non c’è Omer al posto della ragazza”. 

    Smontate, seconda l’accusa, anche le tesi della difesa di attribuire a Cim un’amnesia o un delirio, che ne avrebbero limitato la capacità di intendere e di volere.  “I medici che lo hanno visitato non hanno riscontrato alcuna patologia. In carcere Cim è apparso sempre lucido e orientato, senza sintomi di delirio o perdita di memoria”, racconta Sassani in aula.

    La situazione si aggrava notevolmente per Cim, che rischia seriamente di essere condannato alla pena massima. Durante la prossima udienza prevista per il 26 settembre, sarà il turno della difesa del giovane, che in quell’occasione ha chiesto di essere sentito per “dichiarazioni spontanee”.  La sentenza è prevista per martedì 30 settembre.