Environment | L'intervista

AAA neve cercasi

Marcello Petitta, climatologo e ricercatore scientifico, spiega le ragioni di questo anomalo aumento delle temperature che poi tanto anomalo non è.

Sarà probabilmente un “inverno del nostro scontento”, per alcuni versi, quello che verrà. Lo sarà in particolare per i fan della montagna, dello sci dei campioni, dei fiocchi di neve da guardar cadere col naso in su, e degli slittini di legno, iconografia fiabesca imprescindibile per un Natale che si rispetti. La neve artificiosa sparata a colpi di cannone in Val Gardena è stata appena sufficiente per le gare di Coppa del mondo disputate sulla Saslong venerdì e sabato scorsi (con la seconda sessione di prove prevista per giovedì 18 prudentemente annullata). Non si profila una stagione facile anche per impiantisti e albergatori che temono drammatiche ripercussioni su tutto il settore. Quali sono le ragioni di questi cambiamenti climatici tellurici? Lo abbiamo chiesto a Marcello Petitta, esperto di clima e osservazione della terra, nonché ricercatore all’Eurac, all’Enea e in altri istituti internazionali.

Dott. Petitta, questa anomalia nelle temperature è un evento eccezionale oppure si sta assistendo a un effettivo cambiamento climatico?
È importante tentare di distinguere quello che è il reale cambiamento climatico dalle cosiddette oscillazioni del clima. Se ci fosse un clima stabile avremmo inverni molto freddi o con molta neve e degli inverni più caldi del normale. In questo particolare momento si va a sommare a un’oscillazione che, per quanto eccezionale e fuori dalla media rientra in quelle che sono le normali oscillazioni climatiche, a questo, dicevo, si va ad aggiungere, un altro segnale, quello del famoso aumento delle temperature che fa percepire un inverno caldo ancora più caldo. Siamo di fronte a due fattori che si combinano fra loro e cioè un mutamento climatico che ha delle scale temporali lunghe, e che quindi non è possibile giudicare da un inverno all’altro, e le oscillazioni che attestano il cambiamento e l’evoluzione del clima stesso.

Quali sono gli effetti di queste oscillazioni e dei cambiamenti climatici a lungo termine sul territorio?
Il motivo per cui c’è la vita sulla Terra è che ci troviamo molto vicini allo zero celsius, l’acqua è quindi reperibile in tutte e tre le forme, solida, liquida e gassosa. Ciò significa che in una zona montana dove ci sono le principali riserve d’acqua in forma solida, e cioè le nevi e i ghiacciai, un aumento di temperatura fa sì che diminuiscano queste riserve, con contraccolpi evidenti anche per la stagione primaverile ed estiva; la minore disponibilità di acqua, infatti, comporta danni quali un impoverimento del suolo e un’agricoltura precaria.

Con ripercussioni anche sul piano economico e sociale.
Sicuramente. Il clima non ha conseguenze solo sull’ambiente, sul paesaggio e in termini di risorse, purtroppo, ma anche sulla società, l’individuo, l’economia e gli effetti possono essere devastanti. L’aumento delle temperature fa spostare le colture dai luoghi che si trovano a non essere più adatti per questo scopo; e provoca inoltre degli stress sociali, in aree dove l’acqua già scarseggia, ad esempio, un’ulteriore diminuzione crea evidentemente tensioni e conflitti.

Restando in tema, a causa delle condizioni precarie del tempo e dell’assenza di neve nei giorni scorsi si è invocato un maggiore impiego di acqua per facilitare e accelerare la copertura di neve artificiale sulle piste da sci, è forse rischioso sfruttare questa risorsa così preziosa?
Fortunatamente l’Alto Adige è una di quelle regioni in cui l’acqua non costituisce un problema eccessivo, ce n'è infatti una riserva sufficiente grazie anche alle piogge che sono cadute recentemente. Questo naturalmente non ci autorizza a sfruttare intensivamente quelle che sono le risorse di cui disponiamo.

Quali sono le conseguenze dei mutamenti climatici in termini di utilizzo di energia, ad esempio?
L’uso dell’energia è cambiato radicalmente. Mentre prima veniva impiegata principalmente d’inverno per riscaldare le case o per ottenere acqua calda, negli ultimi 10-15 anni l’aumento del condizionamento per rinfrescare gli ambienti ha creato un picco enorme di utilizzo di energia anche durante l’estate, e dunque occorre fronteggiare una maggiore richiesta unita spesso a problemi di fornitura.

Che cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi anni?
Tutti i modelli concordano in un aumento della temperatura che interesserà in modo particolare le Alpi rispetto al resto dell’Europa. Il dato non ancora chiaro è quello che riguarda il cambiamento delle piogge, finora gli studi dicono che ci sarà un aumento degli eventi estremi e quindi precipitazioni più brevi e intense oppure lunghi periodi senza piogge, in termini di quantità totale annua però non si ha ancora una risposta certa. Non si tratta di previsioni ma di scenari climatici a lungo termine, parliamo di 50-100 anni, basati sulle conoscenze fisiche che individuano il trend del cambiamento in atto.

C’è un comportamento individuale che si può adottare per preservare l’ambiente?
Uno dei problemi principali dell’aumento delle temperature sono i gas serra e quindi le emissioni che bisogna cercare di diminuire, una priorità a livello nazionale ed europeo. Così facendo l’aumento della temperatura sarà meno marcato.

Si parla poco di ambientalismo in senso scientifico? I giovani, ad esempio, sono sufficientemente coinvolti su quello che accade a livello climatico visto che saranno loro a subire le conseguenze dei cambiamenti che verranno?
L’importanza dell’ambiente va insegnata fin dalla scuola, mi sembra che negli ultimi anni, tuttavia, ci sia una maggiore consapevolezza nei giovani che spesso orientano i loro studi in questa direzione. Ho notato che anche la politica si sta interessando maggiormente alle questioni ambientali, forse in Italia non ancora abbastanza, ma a livello europeo e internazionale il tema è molto sentito.

Le tecnologie e la conoscenza di cui disponiamo sono un limite o un vantaggio nell’adattamento ai cambiamenti climatici?
Le tecnologie sono senz’altro un vantaggio, ma dipende da come si usano. Il punto è che dobbiamo continuare a studiare e analizzare il problema, perché non possediamo ancora informazioni sufficienti in merito. Occorre dunque aumentare la ricerca scientifica e utilizzare la tecnologia per ridurre le emissioni nelle automobili, nei camini delle case e nelle fabbriche, ad esempio, e cioè, in fondo, per contrastare le nostre stesse azioni.