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Azienda florida ma autisti stremati

I vertici di Sasa non temono la possibile futura gara europea per l’assegnazione del servizio. Ma intanto il personale viaggiante non ce la fa più a sostenere i ritmi.

Il presidente di Sasa Stefano Pagani non ci sta. 

“Lo ribadisco: non è vero che nella recente legge provinciale sul trasporto sia stata inserita una norma ‘salva Sasa’’. Da anni la nostra azienda ha adottato politiche e strategie aziendali non solo per prepararsi all’eventualità di partecipare ad una gara pubblica europea a fine 2018 ma anche di vincerla questa gara.”

In realtà sia la proprietà di Sasa Spa (e cioè i comuni di Bolzano, Merano e Laives) e sia la Provincia da tempo stanno ipotizzando la strada dell’in-house, già recentemente adottata per A22. Ma Pagani assicura: Sasa sarebbe pronta a competere con chiunque sulla scia del suo bilancio positivo da più di 10 anni, un fatto straordinario in Italia per quanto riguarda le concessionarie del trasporto pubblico urbano. 

E i rapporti con Sad
Anche su questo Pagani è categorico: sarebbe destituita di fondamento la voce che Sad potrebbe in futuro venire a soccorso di Sasa. Il presidente di Sasa rilancia: “semmai è viceversa”. 
Orgogliosamente Pagani si dice convinto che in Alto Adige il margine per fare in modo che le gare e quindi la concorrenza possano portare al miglioramento del servizio e a costi minori sia davvero molto risicato. 

“Con il nostro tariffario non penso che una gara possa portare ad un abbassamento dei costi. Lo stesso vale per la qualità che credo sia ottima. Senz’altro c’è la necessità di un continuo rinnovamento del parco macchine. Nel nostro settore se cominci a saltare qualche rinnovo allora cresce la vetustà delle macchine e cala la qualità del servizio.”

Appunto: con i mezzi come la mettiamo?
Quello è l’altro aspetto che rende quasi superflue le gare” risponde Pagani, ricordando che gli autobus in Alto Adige vengono comprati con un contributo provinciale e restano poi di proprietà della Provincia. 
In caso di gara i mezzi resterebbe comunque quelli della Provincia che stabilisce anche le cadenze orarie degli autobus, per eventuali concorrenti privati il margine di manovra è davvero minimo, a meno che…”. A meno che cosa? “Che non si pensi di risparmiare sul personale” risponde Pagani facendo riferimento a quella che lui definisce una “grande sensibilità manifestata dalla sua azienda sul versante sindacale”. 
Ma è proprio così?

Per chiarirci le idee abbiamo contattato il sindacalista Matteo Menestrina che ci ha descritto un quadro piuttosto diverso. 
Le rappresentanze sindacali dei lavoratori di Sasa definiscono la situazione “non florida” e addirittura “critica” dal punto di vista dell’orario di lavoro degli autisti

“I carichi di lavoro sono molto pesanti rispetto alla media nazionale. Su un turno di 7 ore la guida effettiva è di 6,5 ore rispetto alla media nazionale di 4/5 ore e ci sono addirittura turni senza nessuna pausa programmata. Una cosa quindi è fare i conti aziendali sulla carta e un’altra quello che si verifica nella vita reale dei lavoratori. ”

Dunque gli autisti hanno una vertenza aperta in merito nello specifico alla composizione dell’orario di lavoro. 

“Siamo stati anche al commissariato del governo, l’azienda ci ha promesso entro il 20 gennaio una proiezione su un’eventuale modifica dei turni, ma le notizie che ci giungono ci danno davvero poche speranze e quindi con ogni probabilità nel 2016 dovremmo tornare a fare sciopero.”

Il problema sembra legato in particolare al difficile rapporto instaurato con la direttrice Petra Piffer che avrebbe segnalato agli autisti la necessità di incrementare la produttività del 30% entro 2018
In merito Matteo Menestrina è categorico: “è una follia”. E rincara la dose: “gli autisti di Sasa sono contenti di lavorare per un’azienda sana, per carità, ma non può essere che tutto viene scaricato sulla produttività del personale viaggiante, non ce la facciamo più”. 

C’è poi l’aspetto economico. Gli autisti di una delle concessionarie di trasporto locale che funzionano meglio a livello nazionale hanno uno stipendio commisurato, appunto, al loro attuale livello di produttività?

“Il nostro contratto è quello nazionale, tra l’altro in fase di rinnovo. Prendiamo in più solo 104 al mese di indennità di bilinguismo. Ma un neo assunto da noi non arriva neanche a 1200 euro al mese. In diverse altre città sono riusciti in passato a strappare degli accordi interaziendali un po’ più seri dei nostri”. 

C’è poi la questione del logorio di un lavoro così usurante, ricorda Menestrina: “negli ultimi anni sono cresciute esponenzialmente le patologie negli autisti”. E il problema non è di facile soluzione: “chi riceve l’inidoneità alla guida finora viene ricollocato in azienda con altra menzione, ma recentemente ci hanno fatto capire che non potrà essere sempre così in futuro”. 
Così alla stanchezza si aggiungono anche ansia e preoccupazione che colpiscono soprattutto gli autisti con maggiore anzianità.

Ma dove vanno tutti i soldi dell’azienda perennemente in attivo? Menestrina allarga le braccia. 

“Nelle apparecchiature elettroniche a bordo dei mezzi e per strada con le indicazioni dei tempi percorrenza, nel rifacimento del tetto del deposito, il nuovo cancello dello stesso, la riasfaltatura del piazzale. Gli investimenti li fanno solo lì e non nel personale che consente concretamente di fornire il servizio.”