Society | Sci alpino

Il boliviano tirolese

Simon Breitfuss Kammerlander scende sul Canalone Miramonti con il pettorale 82, esce e poi racconta la sua storia da “eroe dei due mondi”.
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Foto: Arrigo Bini

Il 22 dicembre ogni anno è la giornata della 3Tre, del Canalone Miramonti. Madonna di Campiglio va in tv e streaming in tutto il globo, momento di marketing territoriale principe dal formaggio al Ferrari, dalla Forst fino agli articoli sportivi.

Lo sci nel mondo di cultura italiana fa fatica a tornare a sfondare. Alberto-atleta-campione vinceva 30 anni fa sul Canalone nello stesso inverno nel quale diventava fenomeno a Calgary. Dopo di lui sono arrivati tanti ottimi atleti, ma mediaticamente non dell'appeal del “vitellone bolognese”.

Ma il Miramonti prova un po' a seguire il modello Bergisel, un “volles Haus” da grandi eventi sportivi. Anche con biglietti gratuiti per riportare in alto lo sci.

Partiamo da Trento col mio amico d'infanzia, Anaunia e Solandria, Kaiserwarte e Campo Carlo Magno, parcheggio al Grostè e navetta fino al Canalone. Una foto nel box della Federazione italiana sport invernali, con la leggiadria di Carolina Kostner che ci accompagna sullo schermo.

Alle 17.45 prima manche, entriamo un po' in ritardo, vediamo dal pettorale 13 in poi. In coda al volo guardo cosa mettono su Fb i colleghi della Tgr Rai: un pezzo della discesa del fenomeno Marcel Hirscher con i commenti di un tifoso trentino “forza, dai Marcello!”.

Il pettorale rosso di leader ce l'ha Henrik Kristoffersen, norvegese che ha vinto le ultime due 3Tre. Nel 15 “El marcelo” ha schivato per poco un drone, stavolta è destino che dovrà vincere lui. Dopo il numero 30 un po' alla volta la folla torna verso Madonna di Campiglio, noi pensiamo che sarebbe bello risalire fino al cancelletto di partenza. Mentre saliamo scendono gli atleti che combattono come leoni per arrivare nei 30. Ci sono anche Patrick Thaler ed un ex oro olimpico, Giuliano Razzoli. Vediamo il cancelletto di partenza e per scherzare ci diciamo: beh, prendiamo il numero 83 e 84 e scendiamo anche noi. L'amico mi corregge “81 e 82 come i nostri anni di nascita”. Sta scendendo l'82, esoticissimo, boliviano. Esce dopo non moltissimi secondi.

Arriviamo all'area di partenza. Nel frattempo il boliviano è sceso a valle, ha ripreso la seggiovia ed è risalito a monte. Facciamo due chiacchiere, partendo dall'inglese. Poi nella penombra notiamo che non è proprio indio. Fa due parole con il suo allenatore, il papà. Il numero 82 ha 25 anni, si chiama Simon Breitfuss Kammerlander, suo papà Rainer. Simon e Rainer sono della Pitztal, stamattina ovviamente googlo e trovo n storie su di lui. Dalla Pitztal è andato a La Paz a studiare scienze motorie, si allenava su un monte, dove però a causa del climate change è stato smontato lo skilift. Adesso va ad allenarsi su una cima di 5mila 750 metri, ma si allena già per arrivarci: in auto fino a 5mila metri, poi su a piedi.

Come si può non tifare per lui? Il mio amico il 23 dicembre compie gli anni, Simon gli regala il pettorale 82, anno di nascita. Tantissima roba. Simon ha due cognomi non perché è nobile, ma perché in Bolivia per prendere la cittadinanza devi avere anche il cognome della mamma.

Dal 7 al 25 febbraio 2018 ci sono le Olimpiadi invernali a Pyeongchang, Corea del Sud. A Simon mancano due punti in discesa libera per essere qualificato in tutte le specialità dello sci alpino. Sulla Stelvio di Bormio, la Streif di Kitzbuehel, la Laubenhorn di Wengen perciò sapete per chi tifare.

Perchè Simon va a fare gare improponibili Fis in paesi esoticissimi (Cile, Bulgaria, Montenegro, Serbia) pur di prendere punti. E gira con un camper d'annata, mentre alcuni suoi connazionali del Wunderteam hanno delle Wohnmobile da star.

Umiltà e decoubertinismo tanto che papà Rainer chiede a me di dirgli come è andato Simon. Io al di là di qualche ruzzolone con gli sci ai piedi in Paganella e gare seguite in tv dai tempi del trio Accola-Girardelli-Tomba non me ne intendo. Simon e Rainer hanno già messo apposto i bagagli e li saluto con un Feliz Navidad e scherzando sul fatto che ci sarà Evo Morales ad accoglierlo di ritorno dalla Corea del Sud.

Ritorniamo a valle, per la seconda manche vogliamo un posto sul muro finale. Scelta ancora una volta azzeccata, passiamo di fianco agli atleti che stanno facendo la ricognizione. Il più maniacale di tutti è lui, “El marcelo”, il più forte. Si è fermato un sacco di tempo proprio lì, lo sapeva. Dove ha poi sbagliato nella seconda manche. Con i bastoncini ha misurato la distanza fra le porte. A Pyeongchang probabilmente Marcel il salisburghese si porterà a casa tante medaglie, ma ricordatevi che quando la tv avrà già dato la linea alla televendita di padelle scenderà Simòn, anzi Simón. O tutti e due, con la o chiusa e con la o aperta.