La Rosa che non protesta

Wenn der Winter zu Ende geht, ist es Zeit, unsere große Heckenrose zu schneiden. Für meinen kleinen Nachbarn, den Philosophen und Gartenexperten Jannis, und mich ist das immer ein großer Tag.
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Ieri mattina mi ha chiamato al telefono il mio filosofo preferito: il mio vicino di casa, Jannis Gross, 6 anni. Già qualche settimana fa, sentendo il primo battito del picchio nel nostro bosco e quindi avvertendo i primi segnali di primavera, Jannis mi aveva portato un disegno in cui mi chiedeva quando avremmo potato la grande rosa nel nostro giardino comune.

È una nostra tradizione. Ogni anno, a quasi-fine d'inverno ci vestiamo di festa (perché la nostra rosa merita il meglio), copriamo con secchi e casse i bucaneve che spuntano sotto la rosa (per non pestarli), e poi potiamo tutto il giorno.

È una rosa davvero enorme.

Quello che ci piace di più è il fatto che la nostra rosa ci lascia fare. Che gusto, tagliare come ti piace! Nessuno critica le tue scelte di potatura! Nessuno scrive un cattivo commento, un Leserbrief, una mail di protesta! Nessuno si alza nel consiglio o in assemblea per dire che hai fatto un errore! Nessuno, dice Jannis, ti sgrida o ti mette un brutto voto.

Siamo noi, a decidere liberamente e senza dover concertare o trovare compromessi, dove tagliare tanto e dove appena un pochino – tutto questo mentre ci scambiamo le nostre idee sul mondo, sulla vita e sul senso dell’esistenza.Per questo amiamo la nostra rosa, che si mette nelle nostre mani così, accettando il nostro potere su di lei.

Poi però, questo potere passa a lei che sceglie di ricrescere e rigogliare (lo so che non esiste questo verbo, ma per la nostra rosa lo invento).

E quando in giugno, quando è lì, grandiosa e casalinga allo stesso tempo, con le sue roselline bianche, e ci regala sempre la sua ricchissima fioritura e inonda il nostro giardino di un dolcissimo profumo inebriante, sappiamo che è tutto un ricevere e rendere, nella vita.