Economy | Guerra all'ucraina

"Non è più tempo per i balli"

Dopo l'attacco di Putin all'Ucraina l'associazione meranese Borodina sospende le attività. Il direttore Pichler: "Grande preoccupazione, ripartiamo da zero".
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Foto: al jazeera

Le bombe russe sull’Ucraina lasciano quasi del tutto isolato Vladimir Putin. La condanna dell'attacco è unanime, anche tra coloro che nutrivano dubbi sulle conseguenze di un avvicinamento di Kiev all’Unione europea e soprattutto sul suo inserimento nella NATO o sulla mancata autonomia concessa al Donbass.

Se dal punto di vista economico i rapporti dell’Alto Adige con la federazione sono pressoché nulli (meno dell’1% dell’export, pari a scambi per 37,9 milioni), dalla fine dell’Ottocento si sono sviluppati e mantenuti vivi, fra alti e bassi, scambi di tipo culturale.  Nel 1991 si è tenuta la riconsacrazione al culto ortodosso della chiesa russo-ortodossa di San Nicola Taumaturgo a Merano, tutt’ora regolarmente frequentata da fedeli di diversa nazionalità. Nel 2009 è stato fondato il Centro per lo sviluppo dei rapporti tra la Provincia Autonoma di Bolzano e la Russia Nadezhda Ivanovna Borodina. Cifre precise non ce ne sono, ma se i russi residenti in Provincia sono almeno  qualche centinaio, gli ucraini (perlopiù donne) nel 2019 erano almeno 1.500 (Astat). Nell’anno turistico 2019/2020, i cui mesi invernali sono stati funestati dallo scoppio della pandemia, i turisti russi arrivati nelle montagne sudtirolesi sono stati 137.000 (Asta). Una cifra considerevole.

 

Lo scorso novembre Vladimir Platonov, Presidente della Camera di commercio di Mosca, Konstantin Krokhin, Responsabile presso la Camera di commercio di Mosca, Sergey Cheremin, Ministro del Governo della città di Mosca, Heiner Oberrauch, Presidente di Assoimprenditori Alto Adige, Michl Ebner, Presidente della Camera di commercio di Bolzano e Alfred Aberer, Segretario generale della Camera di commercio di Bolzano avevano sottoscritto un memorandum “per la cooperazione anche in altri settori, in modo da creare condizioni economiche e giuridiche favorevoli per gli investimenti”.  Che aria si respira, ora, in Borodina, visto che Putin, definito da tutti un autocrate per non usare il termine dittatore, ha sferrato un attacco condannato dall’intera comunità occidentale? Sergei Cheremin, ministro di Mosca vicino a Putin, è peraltro il presidente dell’associazione. “Sono sinceramente molto preoccupato per quello che sta avvenendo – spiega il direttore Lukas Pichler -  La mia, la nostra parola d’ordine è quella di ‘lasciare la politica fuori dall’associazione’ e su questo ho ottenuto anche garanzie dal presidente Cheremin. Il nostro obiettivo è di essere un punto di riferimento per la gente di madrelingua russa, indipendentemente dalla nazionalità, ed ovviamente tra chi frequenta le nostre attività ci sono molte famiglie miste ed anche persone di nazionalità ucraina che parlano il russo, badanti moldave e ucraine. Il nostro  obiettivo è di approfondire la collaborazione a livello culturale, scientifico ed economico”. E ucraini che parlano ucraino (lingua simile al russo, più o meno come lo spagnolo rispetto all’italiano)? “Non sono molti, ma ci sono. Io ho chiesto a Cheremin che tutti siano benvenuti nella nostra associazione, ed è così”.

 

Lo scorso weekend l’associazione ha ospitato un importante e frequentato torneo di scacchi. Che cosa succederà ora? “Queste sono le cose che facciamo, da noi non si parla di politica, si gioca a scacchi o si parla del volo nello spazio di Gagarin. Quello che sta accadendo renderà più difficile quello che stiamo facendo. Negli ultimi giorni ho sentito tante persone e sono tutti molto preoccupati. Al momento l’attività è sicuramente sospesa. Noi vogliamo essere una parte della soluzione, non il problema. L’obiettivo al momento è di mantenere i contatti. Non organizzeremo balli. Se più avanti riusciamo ad organizzare qualcosa di neutrale e a portare 5 persone che giocano a scacchi sarei già contento. Dovremo ripartire da zero”.

L’anno scorso Borodina organizzò anche un evento dedicato al turismo. “Avevamo invitato i più grandi tour operator della Russia – spiega Pichler - si pensava a come prepararsi per il dopo Covid, ma quell’azione non avrà ovviamente i frutti che avrebbe dovuto portare”. Dal punto di vista economico il conflitto non dovrebbe portare a grandi ripercussioni, se non per quella fetta di turisti che potrebbe venire a mancare.  “Su 4-5 miliardi di export, la quota della Russia inferiore ai 40 milioni è insignificante. Ma in prospettiva il potenziale c’è. Il conflitto avrà ripercussioni economiche per la questione energetica ed anche per il costo delle materie prime. Noi importiamo ad esempio molto grano dalle fertili terre ucraine per fare il nostro pane”.