Society | alphabeta piccadilly

Un nuovo modo di insegnare

Insegnanti e studenti di alpha beta piccadilly raccontano la loro esperienza con le lezioni in videochiamata.
Intervista/testo: Lucia de Paulis
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Foto: alpha beta piccadilly

Dopo il decreto di chiusura delle scuole, la scuola di lingue alpha beta piccadilly ha reagito nel giro di pochi giorni e ha attivato le lezioni di lingua online. Le insegnanti Rita Moreschini e Alexandra Theoktisto ci hanno raccontato la loro esperienza:

Come e quando è nata l’idea delle lezioni online?

Rita Moreschini: È stato strano per tutti dover interrompere tutto all’improvviso, ma nei giorni immediatamente successivi al decreto per la chiusura delle scuole abbiamo deciso di cercare alternative per poter continuare i corsi.

Avete dovuto improvvisare tutto nel giro di poco?

Alexandra Theoktisto: Si, nel giro di tre giorni abbiamo messo insieme il programma, trovato la piattaforma giusta, fatto le prove tecniche tra di noi e avviato le lezioni online. Tutti gli insegnanti hanno accolto questa novità come una sfida, si sono buttati a capofitto e si sono adattati molto bene.

Come funziona la lezione digitale?

Alexandra Theoktisto: Ci basiamo comunque sui nostri materiali didattici, ma invece di venire in aula l’insegnante invia un link agli studenti, che cliccando si collegano automaticamente alla piattaforma in videochiamata. Sullo schermo si vedono e si sentono tutti gli altri partecipanti, si interagisce e si fa lezione proprio come in un’aula virtuale. Il corso nell'aula digitale si svolge alla stessa ora in cui era prevista le lezione in presenza. Quindi gli studenti e gli insegnanti proseguono le lezioni alla cadenza prevista dal modello del corso (ad esempio due volte alla settimana per 60 minuti ciascuna).

Che piattaforma usate?

Alexandra Theoktisto: Abbiamo sentito altri colleghi in Italia ed abbiamo visto che Zoom è quella che meglio si adatta alle necessità dei nostri corsi di lingua. Per esempio c’è il “white board” – la lavagna condivisibile dove tutti i partecipanti della videochiamata possono scrivere, si possono scambiare documenti e visionare insieme contenuti multimediali; oppure l’insegnante può suddividere la classe in piccoli sottogruppi nelle cosiddette “break-out rooms”, dove si lavora in coppia, proprio come in aula. Si riescono a creare le stesse dinamiche che si hanno in classe e questo è molto importante per coinvolgere gli studenti e non finire per fare solo lezione frontale.

Come hanno reagito gli studenti quando avete proposto lezioni online?

Rita Moreschini: Molto bene, anche perché è comunque un modo di starsi vicini in questo isolamento forzato. Adesso che non è consentito incontrarsi, le persone hanno bisogno di sentirsi e vedersi almeno nelle video-chat e c’è anche chi organizza aperitivi o cene condivise, stando ognuno a casa propria, ma collegandosi dal vivo con amici e familiari come se fossero riuniti intorno alla stessa tavola.

Alexandra Theoktisto: Gli studenti hanno reagito benissimo e siamo anche molto contenti del numero di presenze: nella prima settimana dei corsi online c’è stato oltre il 75% degli studenti che ha partecipato. E tutti i partecipanti ci hanno ringraziato per aver organizzato le lezioni online, perché in questa situazione tutti sentiamo il bisogno di momenti di normalità, in cui si scherza e si interagisce con gli altri.

Che feedback vi hanno dato gli studenti sulle lezioni con Zoom?

Alexandra Theoktisto: Molti temevano che partecipare alla lezione da soli a casa sarebbe stato lungo e noioso. Invece grazie al fatto che la piattaforma permette molta interazione fra i partecipanti, dopo la prima lezione tutti erano stupiti di come fossero passate in fretta le due ore di lezione.

Com’è andata per gli insegnanti che magari non hanno tanta dimestichezza con i tool digitali?

Rita Moreschini: Solo il primo giorno c’è stato qualche piccolo problema tecnico, che hanno risolto subito. Sono stati tutti molto bravi e anche i colleghi di una certa età nel giro di una settimana hanno avviato le loro lezioni online.

Cosa manca nella lezione online, rispetto alla lezione tradizionale in aula?

Rita Moreschini: Forse una cosa che manca nella videochiamata è la possibilità di vedere i gesti e il linguaggio del corpo degli studenti, perché si vede solo il viso e mezzo busto. Senza il linguaggio del corpo l’insegnante fa più fatica a percepire lo stato d’animo degli studenti, vedere se sono nervosi o annoiati, se si sentono a proprio agio durante la lezione ecc.

Una volta finita l’emergenza pensate di continuare a offrire anche l’opzione delle lezioni online?

Alexandra Theoktisto: Si sicuramente lo valuteremo, perché abbiamo molti studenti che per venire in aula arrivano anche da molto lontano. Potrebbe essere una buona idea offrire la possibilità di lezioni di gruppo online da alternare con quelle in aula.

Quando finirà l’emergenza faremo un workshop per raccogliere le esperienze di tutti gli insegnanti e vedere come sviluppare questo nuovo formato di lezioni, sfruttando le infinite funzionalità che queste piattaforme digitali ci mettono a disposizione.

E voi studentesse cosa ne pensate delle lezioni online?

Kira Kessler, studentessa del corso di italiano: Le lezioni online funzionano molto bene, quindi complimenti per la buona organizzazione e gestione. Però naturalmente mi manca il contatto umano con le altre persone del mio corso. Nell’aula tradizionale forse c’è più spontaneità, però anche online ci si diverte. Ho l'impressione che il contenuto delle lezioni "normali" si assorba un po’ meglio, però considerando le circostanze, penso che le lezioni online siano un'ottima alternativa. 

Joweria Nakibuuka, studentessa del corso di italiano: Le lezioni non sono molto diverse, siamo stati in grado di svolgere tutte le attività come al solito, inclusa la discussione in piccoli gruppi. Per me personalmente, è stato immediato perché non era la prima volta che usavo Zoom. Con le lezioni a distanza risparmio molto tempo e comunque in situazioni come queste sono un ottimo sostituto della lezione in aula. Ciò che manca è l’intervento istintivo dell'insegnante quando legge il linguaggio del corpo di uno studente. Forse mi manca anche la possibilità di avere alcuni minuti uno a uno con l’insegnante senza sapere che nel frattempo gli altri studenti sono in attesa.