Culture | Diario di viaggio

Nepal (parte 2)

Trekking sull'Annapurna
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Annapurna Circuit
Foto: Giulia Pedron © Tutti diritti riservati

Come dicevo ieri, oggi voglio parlarvi della mia esperienza attorno al massiccio dell’Annapurna. Come anticipavo nell’articolo precedente, la maggio parte dei turisti che decide di andare in Nepal, lo fa principalmente per un motivo: avventurarsi in un trekking ai piedi dell’Himalaya.

Quando io sono arrivata in Nepal non avevo idea di cosa aspettarmi, avevo comprato il volo qualche giorno prima dalla Cina perché il mio visto (appunto cinese) stava per scadere. Il Nepal era nella lista dei Paesi che volevo visitare, avevo trovato una buona offerta e quindi click, l'ho acquistato. Una volta atterrata a Katmandu, tra immagini di cime innevate e negozietti di attrezzatura (tutta rigorosamente tarocco) per le montagna -che tra l’altro, avrei dovuto comprare anch’io- ho capito che in Nepal c’era una cosa che bisognava assolutamente fare: un trekking.

Sprovvista di guida turistica e con un pessimo wifi che non funzionava mai, sono andata in una piccola libreria e mi sono comprata una mini guida sull’Annapurna: il trekking che avrei fatto sarebbe stato l’Annapurna Circuit. E ci tengo a specificare questa scelta perché non è stato semplice decidere: ci sono molti percorsi tra cui scegliere in base al tempo, alle condizioni fisiche e la voglia che si ha di camminare e di sudare.

L'area dell'Annapurna venne aperta al turismo nel 1977, dopo che furono risolte le dispute tra i guerriglieri Kham e l'esercito nepalese.

L’Annapurna Ciircuit è un percorso di circa 250 chilometri (includendo la deviazione al Tilicho Lake, il lago più alto del mondo, di un colore azzurro impressionante, che si trova a oltre 4900m di altezza) che per tre settimane -tempo che ho impiegato io per farlo fermandomi 2 notti in più per l’acclimatazione- regala panorami mozzafiato e indimenticabili. Il passo più alto dopo il quale inizia la discesa verso valle è il Thorong La che si trova a un altitudine di 5416 m. Proprio per l’altitudine sulla quale si svolge parte del percorso bisogna prestare particolare attenzione a quello che dice il nostro corpo: l’altitudine può creare problemi più o meno gravi fino a provocare la morte. Prima di partire è meglio leggere con attenzioni i disturbi causati dal “mal d’altitudine” in modo da essere in grado di riconoscere i sintomi.

Alcuni tratti del percorso sono semplice mentre altri diventano più impegnativi con ascese abbastanza ripide e ci sono numerosi attraversamenti di fiume su ponti sospesi in acciaio e legno. Ma la difficoltà cambia anche in base alle condizioni climatiche: con la pioggia, per esempio, alcune zone diventano molto scivolose e se ci si trova ancora a un’altitudine bassa bisogna scappare dalle sanguisughe che con l’acqua spuntano come funghi e si infilano negli scarponi o sotto i vestiti senza che tu nemmeno te ne accorga. Per questo motivo vi consiglio di portarsi dietro un po' di sale per metterlo sulle sanguisughe in caso si attaccassero ed evitare così di strapparle e rischiare di lasciare attaccata la testa che potrebbe causare infezioni.

A ogni villaggio è possibile trovare “case da tè” e guesthouses dove è possibile fermarsi per mangiare e per dormire. I prezzi sono bassi (anche se più si va in alto più aumentano) e i pasti sono sempre buonissimi. In particolare il Dal Bhat diventerà il vostro migliore amico: un piatto di cui è possibile fare il “refill” a base di riso, verdure speziate e una piccola minestra di lenticchie. 

Le guesthouse affronto servizi base, camere solitamente pulite, atmosfera unica (ma quella durante tutto il trekking) personale gentile e amichevole. Quasi sempre è possibile farsi una doccia calda anche se in alcune sistemazioni sarà necessario pagare qualche dollaro per l’acqua calda o per ricaricare cellulari e macchine fotografiche. Alcune di queste “Tea houses” servivano in origine ai locali per riposarsi nel lungo tragitto che dovevano affrontare per raggiungere il proprio villaggio.

Per fare il trekking Annapurna Circuit, se vi trovate a Katmandu, prima di tutto avrete bisogno di ottenere due permessi: l’ACAP, con il quale si paga l’ingresso vero e proprio al parco e il TIMS, con il quale si paga l’associazione delle agenzie di trekking, nel caso in cui si debbano fare delle ricerche per escursionisti dispersi. Entrambi si possono fare nella stessa Katmandu.

Dalla capitale basta poi prendere un autobus che in circa 7 ore percorrerà i 200 km fino a Pokhara, una città alpina circondata la laghi e montagne. Da lì un altro autobus fino a Besishahar (circa 4 ore, 100km) da dove si potrà finalmente iniziare il trekking vero e proprio!