Society | Scuola e lingue

Lettera a un professore

Quanto sono difficili - e complesse - le lingue. Quanto è difficile la scuola. Quante sono le identità.
Note: This article is a community contribution and does not necessarily reflect the opinion of the salto.bz editorial team.

Ho trovato interessante l'articolo su "Salto" di Nones Sclet, "No hablo ladino". Nel quale l'autore ricordava, giustamente, i tanti nomi molto influenti in Sudtirolo di questo gruppo linguistico e la proporzionale.
Sappiamo bene, quante varietà di ladino esistano in tutto l'arco alpino. Per cui, effettivamente, ha ragione il sig. Sclet: perché qualcuno sì e altri no? Questo in linea teorica.
Ho studiato veramente con fatica il ladino gardenese nel 1998, per entrare di ruolo: non esistevano allora corsi da poter frequentare.  Mai avrei pensato, io, nata e cresciuta a Bolzano, di riuscire a superare i due esami: trilinguismo ex gruppo "A" e l'altro con commissione interna all'Intendenza Scolastica. Il cognome di mia nonna era Endrizzi, citato da Sclet come noneso.  Le uniche varietà accettate erano però gardenese e badioto. 
I miei nonni materni parlavano austriaco, sloveno, italiano e ladino friulano. Mia madre solo sloveno, ha imparato poi italiano e tedesco a Bolzano. Mio padre noneso e italiano e un po' di tedesco. Mia nonna italiano, sloveno e latino. Anche un po' di ladino friulano.
Non so quante dichiarazione di madrelingua ho dovuto sottoscrivere nella mia vita, penso decine.

E permettete se ogni volta mi chiedo: "Cosa diavolo devo scrivere?" E permettete se anche la dichiarazione di appartenenza linguistica mi disturba: tra poco dovrò farne ancora una. La quinta, della mia vita.

Chiederei un parere al sig. Sclet.
Ma veramente! Farò come Alexander Langer. Oppure come aveva fatto il mio professore di tedesco Casari, noneso, nel 1979. Lo sciopero bianco, il grande rifiuto. Qual era, il suo gruppo linguistico?
Noto, solo ora, la somiglianza con Kaser. Destini che si incrociano. O antiche affinità?
Allora, si andava in pensione a quarant'anni. O a sessant'anni, come il bravo professore di Tedesco Casari.
A scuola, rimasero di ruolo di Tedesco allora  il prof. Franz Pahl, che fece amare la lingua a generazioni. Oppure altri stimati anche per le importanti lezioni private in vista  dell'esame di bilinguismo.
Il prof. Casari era coltissimo, preparato, appassionato.
Sapesse, professore, da allora, quanti esami di accertamento sulla conoscenza della lingua tedesca ho dovuto superare! Ma, soprattutto, quanti di accertamento sulla conoscenza della lingua ladina.
Così va il mondo, prof. Casari.Mi creda, penso spesso a Lei. Come dico, bisogna amarle, le lingue, per impararle.

Ho studiato e viaggiato, ricordando i libri di Hermann Hesse che ci leggeva.
Lei che sorrideva, quando i miei compagni non La ascoltavano: era anche un fine filologo, psicologo e teologo.
Conosceva l'animo umano. Anche per noi ragazzi, contava troppo spesso "chi ha peso", nel consiglio di classe.

Per cui, come già scritto, quest'anno se avrò il Suo coraggio seguirò il Suo esempio. 

Un saluto, da quaggiù.

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Simonetta Lucchi Tue, 04/25/2023 - 22:42

È evidente che alcuni miei giudizi sono ironici in quanto è noto quanti danni siano stati compiuti da insegnanti non adeguati al ruolo. Gli insegnanti capaci andrebbero valorizzati. Queste sarebbero precise responsabilità della Scuola. Non sempre succede.

Tue, 04/25/2023 - 22:42 Permalink