“Il patto con Roma trasferito a Bolzano”
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Un dibattito sull’ultimo miglio dell’Autonomia, ovvero la riforma dello Statuto, organizzato ieri (23 maggio) a Bolzano dal Centro Culturale Salvemini, ha visto confrontarsi per la prima volta allo stesso tavolo il presidente della Provincia Arno Kompatscher, il costituzionalista (ed ex senatore) Francesco Palermo, la ex vicepresidente della Provincia, ex deputata e già vicepresidente dell’INPS Luisa Gnecchi e il docente universitario (a sua volta ex senatore) Oskar Peterlini, moderati dal direttore dell’Alto Adige Mirco Marchiodi. Dibattito che segue di pochi giorni l’animato confronto tra Palermo e Karl Zeller ospitato su SALTO, dove il costituzionalista bolzanino aveva già espresso molte perplessità sulla bozza di riforma sottoposta al Governo Meloni. A Palermo aveva poi risposto a distanza — sempre su SALTO — lo stesso Landeshauptmann.
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La versione di Kompatscher
Anche nel dibattito pubblico di ieri Arno Kompatscher ha difeso ancora il senso del “ripristino” dell’Autonomia sulla base dell’erosione avvenuta con le sentenze della Consulta: “La riforma costituzionale del 2001 doveva portarci più autonomia, con la clausola di salvaguardia e di maggior favore, invece l’autonomia si è ristretta. La Corte costituzionale voleva aggiustare il tiro della riforma: non eravamo noi l’obiettivo dell’attacco, bensì le Regioni a statuto ordinario, di cui la Consulta non si fidava. Così facendo ha stabilito però attraverso le sue sentenze che alcune competenze fossero trasversali — con un effetto devastante. Il contadino che vuole aggiustare un sentiero deve ottenere dei titoli autorizzativi regolati con procedure statali: così l’Autonomia viene mortificata”. Al momento dell'insediamento, nel 2013, Kompatscher si è trovato “che c’avevano ‘fregato’ i soldi con il governo Monti. Dopodiché il bilancio provinciale è cresciuto più delle entrate fiscali, grazie agli accordi che abbiamo stretto con Roma”.
Vogliamo coinvolgere l’Austria non per una mera ratifica, ma come segnale al Parlamento della valenza diplomatica di questa riforma.
Il governatore ribadisce poi un concetto già illustrato a SALTO: nella bozza di riforma “natura ed ecosistema non c’entrano con il ripristino, ma è nel 2001 che si è stabilito a chi fossero assegnate, fino ad allora tale competenza non c’era”. Lo stesso vale per il principio d’intesa, un “di più”. In ogni caso, il presidente della Provincia nell’ambito del varo della riforma chiederà “una comunicazione trasmessa all’Austria, ai sensi della prassi”. Così facendo, lascia intendere Kompatscher, l’Italia percepirà la pressione dell’Austria nel tutelare il livello di autonomia raggiunto nel 1992: “Vogliamo coinvolgere l’Austria non per una mera ratifica, ma come segnale al Parlamento della valenza diplomatica di questa riforma. Le altre Regioni sono contente, perché la peculiarità del coinvolgimento di uno Stato estero le aiuta”.
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La versione di Palermo
“Qualsiasi ampliamento dell’Autonomia è positivo, ma come si fa?” è la domanda per Francesco Palermo, secondo cui la richiesta “è sbagliata nel metodo e nel contenuto. Pur condividendo il quadro complessivo e l’obiettivo della riforma, c’è un problema fondamentale nel modo e nei contenuti”. “L’obiettivo — spiega — è ridurre l’ingerenza della Consulta nell’esercizio delle nostre competenze, alla luce della lettura esasperatamente centralista della Consulta stessa. Il problema non è il ripristino o ampliamento delle competenze, si è già lavorato a un’operazione simile, ma una cosa è specificare e ridefinire la portata della competenza — per esempio contratti pubblici e personale — un’altra è attribuire alle norme di attuazione il compito di definire il rapporto tra le competenze statali e provinciali: se si arriva a un conflitto, si pensa di risolverlo in modo politico e non giurisdizionale. Questo è il problema nel merito della riforma: non ci si può sottrarre o sostituire alla Corte, uscire dalla cornice costituzionale è un problema di stato di diritto”. Palermo propone piuttosto di “blindare la clausola dell’intesa” e sottolinea come il testo proposto a Roma non sia parte di un processo partecipato: “Si tratta di una riforma significativa fatta senza alcuna partecipazione: non fa il bene di un’Autonomia vissuta, non fa bene farla in questo modo”.
Integrare la Consulta con un giudice per i conflitti Stato-Provincia? Grettezza spaventosa e preoccupante.
Il costituzionalista fa infine osservare come “il progetto di legge di Schullian che chiede una rappresentanza delle minoranze o delle autonomie nella Corte costituzionale, integrata da un giudice di lingua tedesca o ladina per quanto concerne i conflitti tra Stato e Provincia, indica un atteggiamento di’una grettezza mentale spaventosa e preoccupante. Non passerà, ma resta una risposta completamente sbagliata”.
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Amici o nemici?
“Alcune norme nazionali sono ben scritte, copia-incollarle non significa diminuire l’Autonomia” fa notare Luisa Gnecchi, che sottolinea come “nell’accordo di coalizione sia contenuta una minaccia per i partner di governo — gli stessi che erano storicamente contro l’Autonomia — con il sottotesto ‘Cari Fdi e Lega, vi prendo in Giunta solo per quanto chiesto a Meloni’. A volte però sarebbe utile non illudersi, è importante capire un po’ meglio qual è il tuo interlocutore”. L’ex vicepresidente della Provincia auspica “una discussione pubblica sulla riforma: tutti si prendano il compito di pubblicizzarla e renderla condivisa e consapevole per tutta la popolazione. Non ho dubbi che se ci fossimo noi [del PD] in Giunta lo faremmo”. L’ex senatore Oskar Peterlini si dice “scioccatissimo dall’accordo con la destra, quando gran parte delle norme di attuazione sono state ottenute grazie al centrosinistra: in politica si deve mantenere la coerenza e sapere dove stanno amici e nemici”. Detto questo, però, “il pacchetto di Kompatscher è buono, l’intesa è un punto forte, e si colgono le occasioni quando ci sono”.
Nella sua replica, Kompatscher ribadisce che nel copia-incolla dalle leggi nazionali “la differenza è poterlo o doverlo fare”, promette di discutere sulle formule (ovvero di “trovare una formulazione migliore rispetto alle norme di attuazione”) e assicura che “il giudice costituzionale continuerà a difendere il bellissimo testo costituzionale”. “È vero —ammette — è stranissimo citare tale riforma in un accordo di governo: ma dopo le elezioni la SVP si trovava davanti a 3 consiglieri di centrodestra, contro uno centrista e uno di centrosinistra, ed è stata una scelta di Realpolitik”. Dopodiché “il motivo principale era l’Autonomia: ho ottenuto dal Governo a Roma la promessa della riforma, visto che i partner locali non potevano garantirla, e ho trasferito tale accordo in quello provinciale impegnando i partner di Giunta nel sostenerlo da qui. Può piacere o non piacere, ma questo è il motivo per cui abbiamo stretto questo accordo”.
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«Il costituzionalista fa infine osservare come “il progetto di legge di Schullian che chiede una rappresentanza delle minoranze o delle autonomie nella Corte costituzionale, integrata da un giudice di lingua tedesca o ladina per quanto concerne i conflitti tra Stato e Provincia, indica un atteggiamento di’una grettezza mentale spaventosa e preoccupante. Non passerà, ma resta una risposta completamente sbagliata”.»
In subordine al fatto che si potrebbe tranquillamente parlare di mostruosità giuridica, mi riferirei al concetto di "delirio" etnico. Ma più che una delle tante patologizzazioni del principio, è l'ennesima evidenza delle vere intenzioni dell'autonomia sudtirolese: se non può essere autodeterminazione esterna (secessione) allora sia autodeterminazione interna totale. Ovvero, un "Sudtirolo" che rimanga sì all'interno dello stato italiano, ma solo formalmente, potendo fare quindi quello che gli pare da ogni punto di vista. "Quello che gli pare" ovviamente riferito al gruppo etnolinguistico tedesco, con il resto a far da contorno.
Sarebbe forse utile che il…
Sarebbe molto utile che il Prof. Palermo ci illustrasse il modo in cui questa riforma andrebbe fatta, se fatta bene e, quindi, rispettando i principi dello stato di diritto.
Grazie.
Die Argumentation von Prof…
Die Argumentation von Prof. Palermo überzeugt. Bei der Gestaltung der Autonomie ist vor allem darauf zu achten, dass eine intrinsische Logik und Kohärenz des juridischen Gebäudes sichergestellt wird. Die territoriale Dimension der Autonomie im Sinne der Ausweitung oder Beschränkung von Zuständigkeiten, die nicht mit dem Kernthema Minderheitenschutz zu tun haben, hängt von der Dezentralisierungsbereitschaft der Regierung in Rom ab. Dank langer Verhandlungen ist bis zur Streitbelegungserklärung viel erreicht worden. Der Verfassungsgerichtshof sollte die Vorteile der Dezentralisierung als Modell anerkennen und nicht rückgängig machen können. Wenn das seit der "Ausrichtungs- und Koordinierungsbefugnis" immer wieder passiert, so braucht es eine Klärung zum Dezentralisierungsmodell. Daran sind auch die Regionen mit Normalstatut interessiert, zumal die Verfassung einen Ausbau der Kompetenzen der Regionen vorsieht. Leider erleben wir dazu ein inkompetentes Schwadronieren der Lega, die großspurige Versprechungen macht. Der Reformvorschlag von Minister Calderoli ist ein wenig durchdachtes politisches Hauruckmanöver, das ungeeignet ist, um eine juridisch kohärente, finanziell tragbare und politisch mehrheitsfähige Lösung zu erarbeiten. Der Widerstand gegen die Calderoli-Reform wird in ganz Italien immer breiter. Südtirol kann angesichts der hemdsärmeligen politischen Verantwortungsträger in Rom versuchen, ein paar Zugeständnisse zu erreichen. Solange diese rein politischer Natur bleiben, ist das in Ordnung. Aber Vorsicht, wenn es darum geht, diesen Zugeständnissen adäquate gesetzliche oder gar verfassungsrechtliche Konturen zu verleihen. Da können sich vermeintliche Zugeständnisse als Pferdefuß erweisen, wenn die Statik des juridischen Gebäudes nicht mit Fachkompetenz und mit mehrfacher Absicherung der Vorgangsweise und der Formulierung erstellt wird. Also lieber transparent verhandeln und die Expertise nutzen, die da ist.
Avendo avuto modo di…
Avendo avuto modo di discutere con il prof. Palermo nel corso del convegno "Oltre le discriminazioni", in cui si è discusso a lungo di minoranze e diritti, nella Sala del Comune di Bolzano l'8 aprile - e mi dispiace che non si sia dato grande rilievo alla Giornata contro le Discriminazioni - ritengo che le sue osservazioni siano valide e fondate. Peccato che a queste occasioni la popolazione - a parte i media- partecipi troppo poco.