"... l’occasione per lasciarsi stupire."
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SALTO: Perché è stata ritenuta necessaria ai fini dell’esecuzione la revisione della partitura di "Gott erbarme sich unser" K. 174a di Ferruccio Busoni?
Giuliano Tonini: La partitura originale manoscritta di Busoni conservata nel Busoni Nachlass depositato nella Staatsbibliothek di Berlino, per quanto annotata accuratamente e con un bel segno calligrafico (e già solo questo depone a favore della chiarezza e sicurezza del pensiero musicale del giovane Busoni) non poteva essere semplicemente trascritta avvalendosi di un software di scrittura musicale (Finale nel mio caso). Mi sono accorto man mano che procedeva la trascrizione della partitura delle sue criticità che andavano dall’omissione di segni, da errori veri e propri, da incompletezze soprattutto nei segni dinamici e di articolazione. Da qui è sorta l’esigenza e la conseguente decisione di procedere ad un edizione critica vale a dire ad un intervento complessivo restaurativo del manoscritto originale che desse coerenza battuta per battuta alla composizione: un lavoro impegnativo in quanto si tratta di oltre 60 pagine di partitura per un totale di 355 battute. Ne è valsa la pena non solo per la qualità intrinseca di questa musica pur con tutte le sue ‘ingenuità’ dovute alla baldanza giovanile dell’ispirazione busoniana, ma anche per consegnare al direttore e alle compagini orchestrale e corale che la eseguiranno una partitura definita in tutta i suoi aspetti esecutivi. Si tenga presente però che l’edizione critica della partitura del Mottetto di Busoni non è stata pensata in prima battuta in vista della sua esecuzione ma come un tassello della trilogia di Musica sacra busoniana pubblicata nella collana Biblioteca musicale della LIM (Libreria Musicale Italiana di Lucca) che comprende anche altri due importanti lavori sacri giovanili di Busoni, lo Stabat Mater e l’incompiuto Requiem, corredati di un ampio apparato introduttivo di note storiche e analitiche di queste partiture.
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Quali sono le fonti su cui ha lavorato?
L’edizione critica si è basata sugli unici due testimoni di questa composizione: la versione per coro e pianoforte che precede di qualche mese quella per orchestra risalenti entrambe al tardo autunno del 1880 mentre la prima esecuzione del Mottetto data 24 aprile del 1881 nell’ambito del concerto di congedo di Busoni da Graz, la cittadina stiriana che l’aveva idealmente adottato sostenendone gli studi presso la scuola di Wilhelm Mayr che nel corso di poco più di un anno di intensivo studio della composizione dalla A alla Z fece fare quel salto di qualità a Busoni da compositore dotato ma sostanzialmente autodidatta a compositore ferrato, capace cioè di padroneggiare al meglio tutti i ferri del mestiere.
Ci indica alcuni dei suoi interventi? Quale stato quello più problematico?
Il Mottetto, il cui testo è quello del Salmo 67 sfoltito di alcuni versetti e nella versione in tedesco, è articolato in tre grandi pannelli che danno rilievo scultoreo al testo biblico. Il primo pannello è quello più articolato e ingloba cinque degli otto versi del Salmo di cui il primo «Gott erbarme sich unser und segne uns» costituisce una sorta di refrain. In questo primo pannello che presenta proprio in forza di questa forma a rondò, diversi punti paralleli si concentra la maggior parte dei miei interventi sul testo musicale busoniano. Il secondo pannello è costituito dal grande corale di lode «Es preisen dich Gott die Völker» raccordato senza soluzione di continuità al terzo e ultimo pannello, la fuga a due soggetti sul verso conclusivo «Es segne uns Gott und alle Welt», prodigio di sapienza contrappuntistica. Nel punto culminante della doppia fuga in prossimità della conclusione del Mottetto, Busoni non ci dà un quadro dinamico preciso: è qui che sono intervenuto aggiungendo numerosi segni dinamici tutti rigorosamente messi in parentesi quadra per evidenziare l’intervento del revisore.
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La revisione del Mottetto fa parte di un suo più ampio progetto?
Queste edizioni critiche sono l’atto conclusivo di un lungo periodo di ricerche e di studi avviato ancora nel 2008 con la mia relazione tenuta nell’ambito del convegno “Ferruccio Busoni: aspetti biografici, estetici e compositivi inediti” in cui mi soffermavo oltre che sul legame biografico di Busoni con la città di Bolzano (a fine gennaio/inizi febbraio 1879 il giovanissimo musicista si trattenne per alcune settimane nella nostra città assieme ai suoi genitori, pure loro musicisti, tenendovi tre concerti che suscitarono il plauso e l’ammirazione degli ambienti musicali della città) su un campo di indagine degli studi busoniani allora inedito: il blocco delle trenta composizioni sacre facenti parte delle circa 200 composizioni della fase infantile/adolescenziale di Busoni alcune delle quali di assoluto pregio artistico. La pubblicazione presso la LIM di questa trilogia sacra ha costituito dunque per me l’occasione di un bilancio conclusivo di questo lungo ed interessante lavoro di ricerca storico-musicologica.
Un libro che ha segnato la sua vita?
“Il ponte di San Luis Rey” del drammaturgo e scrittore americano Thornton Wilder perché affronta in maniera letterariamente magistrale la domanda che sorge spontanea in ciascuno di noi difronte agli eventi della vita e della storia che a volte ne travolgono il corso: c’è un senso in quello che accade o è tutto deciso dal caso? Questo senso è deducibile da un’analisi dei fatti, della concatenazione di cause ed effetti o è sempre qualcosa di più della somma di quanto accade? Nell’indagine di fra’ Ginepro sulle vite di coloro che persero la vita nella caduta del ponte San Luis Rey di Lima, non emergono segni di coerenza, la realtà si sottrae ai modelli teologici, la vita emerge più ricca che mai dalla ricerca. Eppure le domande di fra’ Ginepro non cadono nel vuoto: la morte è come una frase interrotta a metà e raccontare una vita vuol dire cercare di indovinare il pezzo di frase che manca e decidere se quel pezzo di frase esiste o no.
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53° FESTIVAL DI MUSICA SACRA
Ruben Jais, direttore / Sandro Filippi, maestro del coro / Aurora Bertoldi, soprano / Caterina Dalmaso, contralto / Anton Radchenko, tenore / Federico Evangelista, basso / Coro Filarmonico Trentino / Orchestra Haydn
F. Busoni, Berceuse élégiaque op. 42 per orchestra - F. Busoni, Mottetto “Gott erbarme sich unser“ Salmo 67 per coro misto e orchestra (prima esecuzione in tempi moderni, edizione critica di Giuliano Tonini, LIM, Libreria Musicale Italiana, Musica sacra 43/II, Lucca 2024) - F. Mendelssohn Bartholdy, Lauda Sion op. 73 per soli, coro e orchestra
04.06.2024 alle 20.00 - Duomo di Bolzano
05.06.2024 alle 20.30 - Duomo di Trento