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Quando le quote non bastano

Nelle ultime amministrative il numero di candidate donne è stato inferiore alla quota minima di legge del 33%. Lo studio Eurac mostra una politica ancora troppo maschile.
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Foto: upi

Quanto è femminile la politica comunale dell’Alto Adige? Poco, secondo l’ultimo studio di Eurac Research curato da Sara Boscolo intitolato “Donne nella politica comunale: come votano le elettrici e gli elettori?”

Il volume segue la prima edizione sviluppata dall'ente di ricerca circa i risultati delle esperienze personali delle donne in politica. Quello presentato la sera di giovedì 22 giugno ha invece analizzato i possibili fattori che possono influenzare il comportamento di voto di uomini e donne analizzando i dati elettorali delle amministrative 2020 e conducendo un sondaggio rappresentativo della società altoatesina con un campione di circa 600 persone. Tra le variabili considerate, troviamo fattori individuali legati ad aspetti demografici, come istruzione, lingua, età e genere, ma anche legati ad aspetti culturali e ambientali, come la provenienza da contesti urbani o rurali.

Sara Boscolo, ricercatrice Eurac
Sara Boscolo, ricercatrice Eurac: "Il nostro studio smonta finalmente un pregiudizio duro a morire​​​​​​​"

 

Il difficile cammino delle donne verso i municipi passa, prima che dai propri elettori, dalla compilazione delle liste: “Il nostro studio smonta finalmente un pregiudizio duro a morire, ovvero che più donne vengono candidate, più voti vengono dispersi con effetti controproducenti sulla partecipazione politica femminile – spiega Boscolo –. Invece abbiamo dimostrato che non è così: più donne vengono candidate, più donne vengono elette”. 

A supporto della tesi, due esempi, agli antipodi, su tutti: nel comune di Anterivo alle ultime elezioni comunali si presentavano in lista tante donne quanti uomini, con il risultato che, oltre il sindaco, nel consiglio comunale sono stati eletti sei uomini e cinque donne. Una situazione rovesciata all’interno del comune di Perca, fanalino di coda della Provincia: le candidate donne arrivavano alla misera percentuale dell’11,8% (contro l’88,2% dei candidati uomini), con effetti diretti sull’elezione, con una sola donna seduta in consiglio.

Le ultime elezioni hanno visto solamente il 31% di candidature femminili contro il 69% di candidati uomini

“In Alto Adige vige la soglia minima del 33% per quanto riguarda la presenza di donne candidate, ma il risultato è stato addirittura più basso della soglia minima prevista per legge – afferma la ricercatrice –. Le ultime elezioni hanno visto solamente il 31% di candidature femminili contro il 69% di candidati uomini. Esiste una correlazione specifica tra indice di candidatura e indice di successo, che per gli uomini è del 54% e per le donne solamente del 35%. Il 29% dei voti di preferenza va alle donne, in linea con i dati delle candidature”

Le stesse donne tendono ad utilizzare maggiormente il voto di preferenza e sono spinte a votare leggermente in più per gli uomini. In media, l’1,16 di preferenze vengono espresse per candidate femminili, mentre l’ 1.36 vengono date agli uomini. Al contrario è decisamente più difficile che un uomo esprima il proprio voto per una donna: l’1,59 voti di preferenze di uomini va agli uomini e appena lo 0,79 va candidate donne: “C’è comunque da dire che le donne che votano altre donne lo fanno consapevolmente e con la volontà di sostenerle – aggiunge Boscolo – e questo è riscontrabile soprattutto nei piccoli comuni e nelle aree rurali, dove si votano donne che si conoscono personalmente e si stimano. Questo è più difficile nelle grandi aree urbane, dove la comunicazione politica viene concentrata maggiormente sui social network, in cui le donne sono più penalizzate”.

Con le amministrative del 2020 nei 115 comuni altoatesini oggi si contano l’11% di sindache, il 25% di vicesindache, il 31% di assessore e il 26% di consigliere comunali. Tuttavia, mediamente, solo un terzo delle donne elette decide di rimanere per un secondo mandato. 

La tendenza è far ricoprire a figure femminili assessorati al sociale o alla cultura, mentre è molto più raro vedere una donna ricoprire cariche nei settori legati all’economia, al lavoro e all’edilizia

“Questi dati sono strettamente collegati all’importanza della carica rivestita - sottolinea Boscolo –. La tendenza è far ricoprire a figure femminili assessorati al sociale o alla cultura, mentre è molto più raro vedere una donna ricoprire cariche nei settori legati all’economia, al lavoro e all’edilizia”.  

Sono diverse le raccomandazioni che emergono dallo studio per favorire ulteriormente la partecipazione politica femminile: dall’aumento della visibilità mediatica, alla valorizzazione delle competenze delle donne anche attraverso misure politiche e pre politiche che vadano ad incidere sulla sensibilizzazione della popolazione.

Le quote da sole non possono bastare

“Il tema della partecipazione politica femminile è un discorso complesso che richiede di intervenire su più fronti per garantire un maggiore equilibrio di genere in politica – sostiene Boscolo –. Ci sono state delle misure significative, come la modifica della legge elettorale che ha messo freno alla possibilità di aggirare il criterio della soglia minima del 33%. Anche se sono messe in discussione dalle stesse donne elette, le cosiddette quote rose si dimostrano ancora un’alternativa valida ma l’Alto Adige può fare molto per migliorare. Non abbiamo la lista alternata né la doppia preferenza di genere. Tuttavia siamo l'unica Provincia a dare la possibilità di esprimere fino a quattro preferenze, una possibilità che tuttavia non viene volta. Si potrebbe invece utilizzare questo strumento per dare più voti alle donne, altrimenti queste preferenze vengono disperse. Ma per farlo è necessario lavorare per scardinare i pregiudizi – conclude la ricercatrice – perchè le quote da sole non possono bastare”.