Economy | Cooperazione

“Occorre essere più consapevolmente cooperativi”

Legacoopund compie 40 anni. In un’intervista a Salto il presidente Heini Grandi parla delle sfide della cooperazione oggi.
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40 anni sono un lungo percorso. La Lega altoatesina delle Cooperative in 4 decenni si è profondamente trasformata, seguendo le esigenze dei suoi soci e del territorio. Con il suo presidente Heini Grandi abbiamo colto l’occasione di questo anniversario per parlare soprattutto del futuro del fare impresa attraverso la forma cooperativa in provincia di Bolzano. 
Per essere viva la cooperazione cooperazione ha bisogno innanzitutto dei suoi soci” ci ha detto Grandi, precisando che l’obiettivo fondamentale “non è solo quello che le cooperative siano realmente feconde e solidali, ma anche e soprattutto realmente ‘imprese’”. 

Heidi Grandi, cosa vuol dire essere ‘realmente impresa’?
Voglio essere molto esplicito: una cooperativa non è un’opera pia. Opera per scopi mutualistici e sociali ma, soprattutto, deve essere un’azienda che sta in piedi. Non è un’associazione che fa assistenza. Ma un’impresa che dà ricchezza che però, attenzione, deve essere ridistribuita e qui sta il punto. 

Qual è il ‘format’ che avete scelto per la festa dei vostri primi 40 anni?  
Quando ne abbiamo parlato già un anno fa abbiamo pensato di non mettere al centro la Lega ma i suoi soci. Legacoopbund è costituita dai suoi soci che sono anche molto diversi fra loro. Abbiamo voluto anche puntare anche su un altro aspetto per noi molto importante. Dai dati che abbiamo la presenza della cooperazione in Sudtirolo è fortissima, parliamo di 1000 cooperative. Ma la percezione in merito alla cooperazione in sé è invece molto più bassa.

Manca consapevolezza della reale natura del contesto dove si opera?
Spesso sì. E dipende anche dai gruppi linguistici. Se parli di cooperazione nel mondo di lingua italiana la maggior parte degli interlocutori sa cos’è. La cooperazione magari viene associata agli scandali che ci sono stati (tangenti per appalti, Roma capitale, ecc.). 
Nel mondo di lingua tedesca, che di per sé ha una grande forza economica basti pensare alle cooperative agricole che sono tantissime, c’è invece meno consapevolezza del ‘concetto’ di cooperazione. Questo avviene soprattutto tra i giovani. Conoscono la Mila e la Raiffeisen ma spesso non le collegano con la cooperazione. Spesso i soci di cooperative pensano “sono un socio e conferisco il mio prodotto” ma non sono realmente consapevoli di essere in parte anche ‘padroni’ della loro azienda cooperativa. 

Quindi Legacoopbund ha organizzato i festeggiamenti ascoltando innanzitutto le esigenze e le proposte dei soci…
Sì, ci siamo trovati per tempo e li abbiamo ascoltati. Con loro abbiamo quindi programmato non un solo evento ma una serie di iniziative distribuite sul territorio. Cose diverse tra loro. 

Qualche esempio?
A Merano è partita una campagna d’immagine che si è appoggiata sui volti di cooperatori ‘veri’ che si presentano con nome e cognome e dicono ‘io sono uno dei 165mila cooperatori dell’Alto Adige’. 

Sono così tanti? Più dei Pompieri volontari?
E’ il numero complessivo dei soci, sì. 

A Bolzano cosa farete? E a Bressanone e Brunico?
Sabato 26 settembre è prevista una festa in piazza della Mostra, ci sarà un po’ di tutto e la manifestazione è stata organizzata con le stesse cooperative. A Bressanone ci sarà invece un’iniziativa di strada, con sfilata di moda degli abiti del commercio equo e un laboratorio sul riciclaggio. A Brunico invece la manifestazione avrà un’impronta femminile perché ci appoggiamo sul una cooperativa ‘storica’ di donne. Voglio mettere in evidenza che queste iniziative non sono solo organizzate dalle cooperative ma anche tutti i fornitori a cui c siamo appoggiati sono cooperative. Tutto è stato fatto in casa cooperando. Compresi volantini per la comunicazione e stand.

Quali sono gli altri aspetti della cooperazione oggi che vi stanno a cuore e che evidenzierete in occasione del festeggiamento dei primi 40 anni di Legacoopbund?
Beh, un tema importante per noi è quello delle false cooperative e cioè le cooperative spurie, che utilizzano lo strumento cooperativo per fare altre cose. E’ un problema meno presente in Alto Adige perché c’è più controllo, ma comunque abbiamo deciso di mettere in piedi una raccolta firme in merito. In realtà qui si apre un altro capito che ci sta a cuore. 

Quale?
Quello relativo a chi deve controllare la cooperazione. La Costituzione italiana sancisce che la cooperazione è un principio, un valore e un diritto. Per questo gode di alcuni vantaggi, ma deve anche rispondere a requisiti di mutualità, avere un forte rapporto con i soci e proprio per questo esiste una vigilanza. Un controllo che va oltre la vigilanza che esiste per tutte le altre imprese. 

Chi si occupa di questa vigilanza?
In Italia il controllo fa riferimento al ministero del lavoro che la demanda alle centrali cooperative per le cooperative aderenti. Da noi è l’Ufficio provinciale per la Cooperazione che tiene il registro (assessore Tommasini) che poi si relaziona con le centrali cooperative locali cioè Raiffeisen, Confcooperative, Legacoobund e AGC. Chi aderisce alle centrali cooperative sottostà ad una vigilanza che di norma è biennale o anche annuale se serve. L’obiettivo è quello di controllare se vengono mantenuti gli scopi societari, sociali, legali e mutualistici. Il controllo ogni tanto in Italia manca e allora si verificano casi in cui le cooperative sono tali solo sulla carta. Sfruttando magari i lavoratori.

Queste cooperative possono estendere la loro attività anche in Alto Adige?
Già, magari partecipando ad appalti, e quindi il problema finisce per riguardare anche noi.

Al di là dei principi generali, quali sono i requisiti fondamentali nella vita di una cooperativa affinché questa sia davvero tale?
Ci vuole rapporto con il socio e controllo sociale. L’attenzione va sempre centrata sulla dimensione mutualistica oppure sull’obiettivo sociale se si tratta di cooperative sociali. 

Qual è l’appeal che ha oggi la cooperazione nella società?
Va fatta una premessa. La cooperativa è un modello di società d’impresa di per sé adattabile, ma è anche intrinsecamente impegnativa. A differenza delle società dove chi mette più capitale comanda nelle cooperative invece occorre mettersi d’accordo. Si tratta di un percorso più lungo, ma una volta che l’accordo è raggiunto la società cooperativa viene ad avere una grande forza. C’è una metafora che funziona molto bene per descrivere questa cosa. 

“Se corro da solo vado più veloce, ma se corriamo insieme andiamo più lontano”