Non solo ipocriti, ma pure complici!
Ci siamo, fin dal mio primo pezzo per kalašnikov&valeriana sapevo che questo momento sarebbe arrivato e lo temevo. Se in Italia avviene un femminicidio ogni 2-3 giorni, prima o poi succede anche in Alto Adige. Ma è diverso, vero? È diverso, quando si tratta di una donna che conoscevi o che ha frequentato quei luoghi che sono anche i tuoi. È diverso, quando l’assassino è amico di amici e ha respirato la tua stessa aria. È diverso, quando non è più “solo” un numero qualsiasi in un lungo elenco, ma una persona della tua realtà.
E allora si apre improvvisamente il sipario dell'indifferenza e si mette in scena l'indignazione: “ci vogliono leggi e pene più severe!”, “dove sono le istituzioni?”, “le donne devono denunciare!”. Peccato che poi il sipario cala altrettanto presto. Giusto il tempo per leggere qualche articolo di cronaca nera che indaga o meglio si interroga su cosa abbia spinto un uomo così buono ad una tale azione, foto della coppia sorridente, una panchina rossa. Ma azioni e misure concrete restano avvolte dal buio pesto. Fino al prossimo femminicidio. Che ci coglie ancora una volta di sorpresa. Eppure, non c’è nulla di imprevedibile in un femminicidio. È sempre una morte annunciata.
Nei Centri D’Ascolto Antiviolenza si cerca di prevedere proprio questo per poter offrire alle donne in situazioni di violenza sostegno e accompagnamento. Si fanno delle valutazioni del rischio che le donne corrono e in caso di necessità si attuano misure protezione, ad esempio l’accoglienza nella Casa Delle Donne. Uno dei rischi più alti è proprio quello di essere uccise dal violento. Perché è la forma di controllo più forte e definitiva: ti prendo la vita, spesso dopo averti prima privato della tua libertà, della tua autostima, della tua indipendenza economica, dei tuoi affetti. Un intreccio di violenze (esercitate nella maggior parte dei casi da un partner o ex-partner) che culminano nel femminicidio.
Ogni volta che questo succede, abbiamo fallito come società tutta.
Quella società appunto che tira un grido indignato per poi continuare come se niente fosse. Non cosciente della propria complicità. La piramide della cultura dello stupro lo spiega bene: alla base ci troviamo le battutine sessiste, il catcalling. Salendo troviamo le molestie verbali, fisiche e sessuali. Poi le violenze, gli abusi, lo stupro e in cima a questa piramide il femminicidio. Ora, se condanniamo il femminicidio, ma nella nostra quotidianità andiamo avanti a battutine sessiste, non solo siamo ipocritƏ, ma pure complici. Servono azioni e misure davvero concrete, serve un cambiamento sociale e dobbiamo avviarlo noi nelle nostre vite, nei nostri ruoli e nelle nostre realtà.
Il servizio del Centro D’Ascolto Antiviolenza è anonimo e gratuito e non comporta nessun obbligo di denuncia. Invito ogni donna che sente di essere in pericolo a rivolgersi ad un Centro D’Ascolto Antiviolenza.