Culture | Memoria

7 film per il 25 aprile

Le riflessioni del cinema sul periodo della Resistenza e non solo. Pellicole da riscoprire, da Bertolucci a Rossellini, da Risi a Lubitsch.

In occasione del 70° anniversario dalla Liberazione dal nazifascismo ecco una brevissima lista di pellicole - divenute pietre miliari del cinema italiano e tout court – sull’esperienza della guerra, l’occupazione tedesca, la Resistenza, il dopoguerra.

1. Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini, 1959
Pier Paolo Pasolini definì il film – tratto da un racconto in parte autobiografico di Indro Montanelli - “un avvenimento davvero importante”, specchio di una cultura capace di “togliere nuovamente la maschera all’Italia, vedere ancora la sua faccia vera, quindici anni dopo”. Una storia di redenzione non originalissima ma di forte impatto emotivo (specie nella virata moralistica della seconda metà del film). Magistrale prova attoriale di Vittorio De Sica.

2. Una vita difficile di Dino Risi, 1961
Audace trattato sociologico di Dino Risi: vent’anni di Storia italiana, dalla Resistenza al boom economico, filtrate attraverso il microcosmo di un ex partigiano giornalista, idealista e progressista, alle prese con il degrado morale di una società avida e corrotta. Come scrisse il critico francese Serge Daney “c’è più politica in 'Una vita difficile' che in tutto Rosi, Damiani e Petri messi insieme”. Scena indimenticabile: Sordi ubriaco all’alba in un viale di Viareggio.

3. Roma città aperta di Roberto Rossellini, 1945
Archetipo del neorealismo, girato fra il ’44 e il ’45 in una Roma appena liberata, il film è un tragico ritratto di un paese martoriato dalla guerra ma votato al sacrificio estremo e testardo incubatore di speranza. Il film, pur imbottito di una certa retorica populista, indovina con precisione lo scacchiere delle figure schierate che assumono un forte valore simbolico. La corsa disperata di Anna Magnani è, ogni volta, un tonfo nella parte sinistra del petto.

4. Il conformista di Bernardo Bertolucci, 1970
Uno dei migliori lavori di Bertolucci, tratto da un romanzo minore di Alberto Moravia, è incentrato sul tema del padre e del tradimento. Elegante e ambiguo ritratto di una borghesia stretta fra fascismo e antifascismo.

5. Una giornata particolare di Ettore Scola, 1977
Incontro casuale di due emarginati sociali. Sullo sfondo il fascismo quotidiano e la Storia, apparentemente non invasiva ma comunque soverchiante. Marcello Mastroianni e Sophia Loren in stato di grazia.

6. Tutti a casa di Luigi Comencini, 1960
Viaggio attraverso un paese disgregato di una compagine di sbandati all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943 che gettò l’Italia in una confusione profonda: i tedeschi, fino ad allora alleati, diventavano di punto in bianco nemici. Comencini appende alla tragicità del tema le peculiarità della commedia. Ecco cosa scriverà il regista nella prefazione alla sceneggiatura: "Tutti a casa non è un film di guerra. È un viaggio attraverso l'Italia in guerra compiuto da quattro uomini allo sbando (quattro 'stupidi' senza soldi) che vogliono ritornare a casa. Sordi non è un vigliacco, ma un ufficiale che tiene immensamente al proprio grado e che fino alla fine cerca di compiere quello che ritiene il proprio dovere. L'unico problema è che, senza saperlo, non ha capito nulla".

7. To Be or Not to Be (Vogliamo vivere!) di Ernst Lubitsch, 1942
Film obbligatorio e sfrontatissimo del re per eccellenza della commedia cinematografica. Lubitsch osa farsi beffe dell’orrore nazista in un gioco di riflessi e travestimenti costruito su teatro e realtà e sfornandone un capolavoro. Nello studio di Billy Wilder, del resto, c’era una targa con su scritto: "How would Lubitsch do it?" ("Come lo farebbe Lubitsch?"), vorrà pur dire qualcosa, no?