Il festival senza senso che aspettavamo
Un festival che promette di essere un completo fallimento, totalmente disorganizzato e raffazzonato, una cosa totalmente senza senso. Torna (come già anticipato su salto.bz) l'Indiependence festival, la maratona musicale che ha visto la sua prima edizione nel 2021 durante il lockdown, e che quest'anno coinvolge 25 musicisti emergenti con oltre 6 ore di musica.
Il "place to be" è Castel Mareccio, sabato 30 aprile, dalle 15.00 alle 22.00, ma per chi non vuole alzare le chiappette dal divano sarà possibile ascoltare il concertone comodamente da casa, in diretta YouTube.
Il titolo denuncia chiaramente che "era meglio il primo", ma noi non ci crediamo. Una cosa è senz'altro migliorata, non siamo in lockdown e possiamo ascoltare - se lo vogliamo - la musica dal vivo. L'idea del festival nacque infatti l'anno scorso proprio a causa della pandemia, quando Jacopo Schiesaro, in arte "Fanchi", pensò bene di proporre uno spazio al contempo reale e virtuale dove fare esibire 30 giovani musicisti locali in un momento in cui la diretta streaming era l'unico modo di suonare dal vivo.
Ad organizzare la manifestazione fu allora come oggi l'associazione giovanile BeYoung in collaborazione con l'associazione universitaria MUA, col sostegno dell'Assessorato ai Giovani del Comune di Bolzano.
Di questo festival divertente e autoironico ci parlano Jacopo Schiesaro e Francesco Piazza dell'associazione BeYoung che ne stanno curando la realizzazione.
Salto.bz: Indiependence festival 2. Come mai era meglio il primo?
Jacopo Schiesaro: Perché nel primo non ci conoscevamo, e quindi c’era molto affiatamento e voglia di condividere il più possibile questa esperienza. Adesso ci conosciamo meglio e ci stiamo tutti abbastanza antipatici, quindi meno ci si vede e meglio è. Questo per dire che la qualità dell’evento ne risentirà.
Francesco Piazza: Perché alla seconda edizione uno pensa di aver imparato dagli errori precedenti e invece quest'anno la disorganizzazione è stata maggiore di quella dell'anno scorso. Ci sarà da divertirsi, visto che il 76% del tempo è stato passato a pensare se servisse o meno un bagnino di fronte ad una piscinetta gonfiabile per bambini. Perché era meglio il primo? Veda un po' lei.
Io vengo da Bologna e non sono abituato a tutto questo silenzio... a Bolzano c’è paura del rumore!
Questo festival risponde ad un bisogno concreto della scena musicale/giovanile bolzanina?
JS: Sì, ed è il motivo per cui è nato. Negli anni si era creato il rischio che le poche possibilità di suonare nella nostra città potessero essere sfruttate solamente da persone ormai affermate localmente. Questo rendeva di fatto impossibile per un emergente poter far sentire la propria musica al di fuori della propria stanza.
FP: Come ha detto Jacopo vogliamo dare la possibilità agli artisti di uscire dalla propria stanzetta per far sentire la propria voce a qualcun altro che non sia la mamma o la nonna o i vicini di casa che ormai sono stufi di battere contro il soffitto con la scopa perché vogliono silenzio.
La scena della musica bolzanina ha subito letteralmente un tracollo negli ultimi quindici anni - covid a parte. La musica dal vivo nei locali a Bolzano è rara quanto gli unicorni. Come mai? Avete un'opinione a riguardo?
JS: La musica a Bolzano viene vista come uno stravagante passatempo. E poi mancano i locali che si pongono l’obiettivo di dare risalto alla cultura locale. Per dire: è molto più semplice per noi organizzare concerti a Trento che a Bolzano, e lì paradossalmente abbiamo anche più pubblico.
FP: Io vengo da Bologna e non sono abituato a tutto questo silenzio. Quando è uscita l’idea di non fare solamente il Festival una volta all’anno ma renderlo “itinerante” con piccole versioni chiamate Indiep mi sono detto: “era ora!”. A Bolzano c’è paura del rumore!
Quest’anno non è stato invitato alcun artista. Si sono tutti presentati di loro spontanea volontà. Sono emerse realtà interessanti, sì. Alcune anche abbastanza inquietanti.
Sbilanciandovi un attimo potreste dirci quali sono secondo voi le top 3 della scena musicale altoatesina tra band e solisti?
JS: Io non sono per le classifiche, perché tendono a dividere più che ad unire. Però posso dirti il peggiore della scena: il tipo che suona il clarinetto e che abita sotto casa mia.
FP: La mia top 3 è composta da:
- Il muratore Hans che canta Blanchito Beibe nell’appartamento di fianco al mio che stanno facendo lavori
- Io quando sono sotto la doccia e canto Blanchito Beibe
- Il tipo che suona il clarinetto sotto casa di Jacopo
Dei 25 artisti quanti sono stati direttamente invitati e quali invece selezionati sulla base del bando? Sono emerse realtà interessanti da questa call?
JS: Quest’anno non è stato invitato alcun artista. Si sono tutti presentati di loro spontanea volontà. Sono emerse realtà interessanti, sì. Alcune anche abbastanza inquietanti. Però, senza fare nomi, posso già dire che un* artista in particolare ci ha già conquistato e non vediamo l’ora di sentirl* live.
FP: Magari li avessimo invitati… Sarebbero stati più interessanti. No dai non è vero, come ha detto Jacopo c’è un* artista di cui ci siamo innamorati subito. Abbiamo litigato per poterl* presentare! Vi conviene venire all’Indiependence Festival per capire di chi stiamo parlando… e no non è il clarinettista.