Ricordando il 25 aprile ⭐
La mia bisnonna Elizabeth e la mamma di Giovanni Battista Berghinz hanno condiviso lo stesso cognome, le stesse origini e lo stesso destino.
Anche, purtroppo, i loro figli.
Ancora oggi ricordano la bontà della mia bisnonna e la bellezza della mia trisnonna, con i suoi capelli rossi. Ricordi familiari, una parentesi. Due parole, almeno, le meritano anche loro.
Originarie delle valli tra Italia e Slovenia, invase da più eserciti, travolte dalla precipitosa rotta di Caporetto, entrambe in stato di gravidanza, dovettero intraprendere un lungo viaggio, profughe su carri e mezzi di fortuna.
A piedi, in treno, senza più nulla tranne un maiale che si perse nel trambusto.
Giovanni Battista nacque a Montecatini l' 8 febbraio 1918. Fu un tragico destino, quello che lo portò a morire a 26 anni a Trieste, dopo un lungo giro, proprio vicino alla terra d'origine della sua famiglia.
Cresciuto sotto il fascismo, intraprese la carriera militare: fu destinato all'Africa Orientale italiana, e in Abissinia si distinse per alcune azioni.
Ebbe modo di vedere e riflettere sul senso della guerra e sulla sua realtà.
Restò in Africa fino alla conquista britannica, poi rientrò in Italia e fu destinato al fronte francese. L'armistizio dell' 8 settembre lo colse proprio in Francia, all' aeroporto di Hieres. Rifiutò di aderire alla repubblica Sociale, come invece fecero parte dei membri dell' Aeronautica e dei reparti di volo dell'Esercito.
Fuggì dalla Gestapo, per raggiungere sulle montagne del Friuli i partigiani della Brigata Osoppo.
Combatté con il nome di battaglia di "Barni", trovando il tempo per conseguire la laurea in Legge nell'Università di Bologna appena liberata dai nazi-fascisti. In un'azione dietro le linee nemiche, fu tuttavia catturato dai nazisti ed internato nel campo di sterminio di San Sabba.
Ebbe la sfortuna di incrociare Odilo Lotario Globocnik, che con l’Aktion Reinhard aveva organizzato e diretto l’eccidio di due milioni e mezzo di persone in Polonia.
Fu torturato crudelmente e per lungo tempo al fine di estorcergli il nome dei suoi compagni, inutilmente.
Reso ormai quasi completamente cieco, seguì il destino degli altri prigionieri, forse impiccato, forse fucilato, o nelle camere a gas.
Venne insignito della medaglia d'oro al valor militare.
Simonetta Lucchi (oggi su Huffington Post)
Degli altri due figli a cui
Degli altri due figli a cui ho accennato, uno è morto a Bolzano, uno sulle rive del Don.