Culture | Salto weekend
Ruth Goller/Skylla
Foto: Pedro Velasco
Si è aperta ieri (24) la nuova edizione del Jazz Festival Alto Adige e con gli artisti che arrivano in provincia per esibirsi nelle piazze, parchi, rifugi, distillerie, centri culturali e quant'altro, torna anche un'eccellente altoatesina che ha fatto e sta facendo - altrove - la storia del jazz.
Parliamo di Ruth Goller, la bassista e contrabbassista che negli ultimi anni si è imposta sulla scena londinese come una delle più apprezzate performer per la sua tecnica e il suo prezioso mix di virtuosismo e attitudine punk - genere in cui ha mosso i primi passi da teenager.
Goller ha partecipato ad interessanti progetti come Acoustic Ladyland, Melt Yourself Down, The Golden Age of Steam, Metamorphic, Vula Viel, Let Spin e World Sanguine Report, collaborando con artisti premiati del calibro di Kit Downes, Marc Ribot, Shabaka Hutchings e Paul McCartney.
Ora è fresca di un album solista che per lei è un vero debutto. "Skylla" è il titolo di questa chicca discografica, dal nome del celebre mostro della mitologia; un disco improntato ad una scarna struttura fatta di armonici e linee di basso, a cui si sovrappongono armonie vocali realizzate in collaborazione con Lauren Kinsella e Alice Grant.
Ora insieme a loro presenterà i brani di "Skylla" in un concerto al Sudwerk, domenica 26 giugno alle ore 23.30. In occasione di questo concerto Salto.bz ha voluto farle qualche domanda sulla sua vita e il suo nuovo disco.
Salto.bz: Ruth, lei ha lasciato molto presto l’Alto Adige per studiare a Londra. Come ha vissuto questo cambiamento? E’ stata una scelta obbligata?
Ruth Goller: Sì, è stata una mia scelta perché volevo studiare musica e quindi puntare su una grande città era obbligatorio. Per altro conoscevo una scuola di musica a Londra che mi interessava e dove ho avuto la fortuna di essere stata accettata subito.
Lei è stata una musicista chiave per la UK’s Jazz Renaissance, come si legge da più fonti. Com’era la scena londinese quando è arrivata e com’è cambiata? Personalmente quale contributo sente di aver dato?
Quando studiavo alla Middlesex University ho avuto la fortuna di conoscere tanti musicisti molto innovativi che hanno messo le fondamenta per lo sviluppo del jazz come è attualmente. Questo genere poi è continuamente in evoluzione e i musicisti si influenzano a vicenda. Il mio contributo personale probabilmente è stato quello di uno sguardo esterno - dal momento che provenivo da un altro ambito musicale - e l'aver introdotto un’estetica particolare al suono del basso suonando per esempio con il plettro.
La musica di Skylla è nata in maniera molto viscerale e spontanea...prima di accorgermene avevo un set di brani da pubblicare.
Sotto l’etichetta di “musica jazz” finiscono ormai le cose più svariate, è un genere sempre più spurio. Cosa definisce secondo lei il jazz oggi giorno? O per lo meno cos’è per lei la musica jazz, dal suo punto di vista?
Soggettivamente direi che per me jazz è qualsiasi musica che abbia un elemento di improvvisazione e libertà di interpretazione. Al di là di questa definizione qualsiasi ritmo o genere può avere elementi del jazz.
Ha cominciato il suo percorso studiando musica classica. Che rapporto ha con quel genere e con il mondo accademico?
Ho frequentato la scuola di musica a Bressanone da bambina ma non ho mai veramente avuto a che fare con il mondo della musica classica, tantomeno con il relativo mondo accademico. Ascolto e apprezzo molto la musica classica, ma non mi vedo come parte di questo mondo.
Skylla è il suo album di debutto. Come mai è approdata solo ora ad un album solista? Prima non le era mai venuta la tentazione?
La tentazione di pubblicare qualcosa a mio nome c’era anche prima ma avendo sempre suonato come parte di vari gruppi non avevo veramente il tempo per dedicarmi a un progetto così . La musica di Skylla è nata in maniera molto viscerale e spontanea...prima di accorgermene avevo un set di brani da pubblicare.
Le influenze sono molto ampie, dalla musica corale dell’est Europa all’energia dell'hard core fino ai suoni della natura dell’Alto Adige.
E Skylla come lo definirebbe da un punto di vista musicale? Quali sono le influenze?
Le influenze sono molto ampie, dalla musica corale dell’est Europa all’energia dell'hard core fino ai suoni della natura dell’Alto Adige. Penso davvero di poterci trovare influenze di qualsiasi tipo di musica che abbia mai ascoltato o suonato. Da un punto di vista musicale la definirei una sovrapposizione di voci stratificate sopra armonie di basso elettrico stonato, nate da improvvisazione.
C’è qualcosa in particolare della cultura altoatesina – anche musicale – che si porta dentro e che riemerge ogni tanto? Oppure non sente alcun legame particolare con la sua terra d’origine?
Sento tantissimi collegamenti con l’Alto Adige e la sua musica, soprattutto essendo cresciuta in una famiglia dove la musica corale tradizionale aveva una grandissima importanza. La presenza di una melodia è determinante in ogni pezzo che scrivo anche se poi si sovrappongono tanti altri stili di musica e improvvisazione. Soprattutto le emozioni che mi da il paesaggio delle Dolomiti influisce sul mio modo di comporre e sul mio modo di essere in generale.
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