Stage | In Memoriam

Addio a Pierluigi Mattiuzzi

E' morto a 80 anni l'artista meranese, celebre per i suoi totem. Ripubblichiamo l'articolo-omaggio pubblicato il 25 giugno del 2023.
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Foto: Othmar Seehauser

La coscienza politica, le culture shamaniche, la spiritualità orientale, la scoperta delle teorie psicoanalitiche di Carl Gustav Jung, sono tutti momenti della irrequieta, continua ricerca di Pierluigi Mattiuzzi, e tappe della sua vita, vissute tra Trento, la Sicilia, la Toscana e l’India, che hanno accompagnato il suo approdo alla pittura e all'arte. 
Nato, “casualmente” -come precisa lui stesso- a Domodossola, per via del lavoro del padre, “era un perito industriale che si occupava di dighe e centrali idroelettriche per la Montecatini, prima in Piemonte poi in Venosta”, cresciuto fino all’età di dieci anni a Malles, dove si era presto trasferita la famiglia, e poi a Merano dove ha frequentato il liceo classico prima degli studi universitari negli anni caldi del Sessantotto alla facoltà di Sociologia di Trento, Pierluigi Mattiuzzi si considera sempre meranese a tutti gli effetti.
 

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Veduta di Malles, dove l'artista ha vissuto da piccolo / Foto: Pierluigi Mattiuzzi
 


E resta legato soprattutto a quei primi anni d’infanzia nel paese dell’alta Val Venosta, a quella sua fanciullezza trascorsa quotidianamente “al cospetto della grandiosità dell’Ortles” -come ama ripetere.
Nel nostro incontro a Merano nell’abitazione dell’artista, che compierà tra qualche mese ottant’anni, l’incanto e la gioia incorrotta della fanciullezza, riaffiorano nel racconto dei primi anni di vita, coi ricordi vissuti “nella bella casa a Malles dove i miei genitori, originari entrambi dal Veneto, più precisamente dal territorio della storica Repubblica di Venezia, da cui traevano una innata forma di fierezza, crescevano serenamente i cinque figli, e noi fin da bambini ascoltavamo con loro la musica classica che amavano entrambi, da Mozart a Bach, a Vivaldi o Schubert,” e dove “mia madre mi diede in mano per la prima volta un foglio bianco e una penna e io tracciai dei segni su quel foglio e provai una gioia indescrivibile. Fu quella la mia prima esperienza creativa”.
 

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Foto: Othmar Seehauser


Lo stesso incanto in qualche modo fanciullesco, naiv, percorre la sua pittura, nei quadri di diversi formati e tecniche, acrilici e resine, che popolano le pareti della sua abitazione spaziosa, al quarto piano di un condominio moderno, nella zona residenziale di Merano dove abita ora e dove vanno a trovarlo i figli e i nipotini. 
Le figure ricorrenti nei suoi dipinti: la donna fluttuante, divinità, demoni, guerrieri, esseri fantastici e paesaggi mutevoli saturi di segni, si rincorrono sulla superficie dei quadri in una interminabile danza gioiosa. 
Sono anche partiture visive, mappe dell’anima, labirinti in cui è facile smarrirsi, perché scandagliano gli abissi dell’inconscio, “la parte sommersa dell’iceberg”-ricorda l’artista. 
 

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Foto: Othmar Seehauser


Gli ultimi suoi lavori sono una serie di piccoli quadri di 20x20 centimetri dipinti sempre a colori acrilici durante i mesi del lockdown. “Saranno circa cento,  forse duecento, e sono nati, come tutti gli altri miei lavori, dalla stessa urgenza, quella di esprimermi nel linguaggio della pittura. Non so mai cosa dipingerò prima di prendere in mano i pennelli. So però che la pittura è per me salvifica e vorrei condividere con chi osserva i miei quadri o le mie sculture, la gioia profonda che è la vita. Dovremmo esserne più consapevoli in ogni istante, e meno bellicosi”.
 

Tempo, allora, di riscoprirlo.


Nell’atrio comune del condominio, prima di accedere all’ascensore per salire al piano dell’appartamento, uno dei suoi grandi totem, una scultura bidimensionale di colore bronzeo, sembra star lì per allontanare eventuali spiriti malefici. Un demone benefico, oppure il mostro che è in noi, trattenuto dalla forza dell’arte che gli dà una forma, lo imbriglia e lo doma. Una metafora del ruolo dell’arte in generale, forse, nella nostra esistenza. Mentre nell’arte specifica di Pierluigi  Mattiuzzi è intanto la capacità di redenzione che nasce dall’introspezione ad emergere e la tensione verso l’armonia di tutto l’universo a mostrarsi.

 

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Dipinti di Pierluigi Mattiuzzi nella sua abitazione, dettagli / Foto: Othmar Seehauser


Altro aspetto giocoso nell’arte di Mattiuzzi è la sperimentazione che tra gli anni Ottanta e Novanta lo portò a creare quelli che lui chiama ‘computergraffiti’. In pratica si tratta di filmati d’animazione realizzati al cumputer con le figure ed elementi dei suoi quadri, sulla traccia sonora del disco sound dell’epoca.
 

Pierluigi Mattiuzzi COMPUTERGRAFFITI 1992, von Pierluigi Mattiuzzi


Creazioni che possono essere considerate una sorta di installazioni visive ante litteram, una forma d’arte che oggi accompagna spesso l’esecuzione di musica techno.
L’ultima mostra importante di Pierluigi Mattiuzzi, in un lungo percorso ricco di recensioni autorevoli, da Piero Siena a Luigi Serravalli, risale al 2015 presso il Pavillion des Flerures, alla Kurhaus di Merano, quando l’artista fu invitato ad esporre le sue suggestive partiture visive per i trent’anni delle Settimane musicali meranesi. 
Tempo, allora, di riscoprirlo.
 

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Foto: Othmar Seehauser