Environment | La ricerca

Clima, la viticoltura dovrà cambiare

Lo studio Eurac mostra gli effetti del cambiamento climatico su 1.085 regioni vinicole europee. Aree Doc a rischio e diffusione della vite ad altitudini più elevate.
vino, vendemmia 2020
Foto: IDM
  • Il mondo della viticoltura per come lo conosciamo potrebbe radicalmente cambiare a causa del cambiamento climatico. A dirlo è il nuovo studio di Eurac Research “Climate resilience of European wine regions” (Resilienza climatica delle regioni vinicole europee), in cui sono stati analizzati i dati sulle varietà di vite e sul clima in 1.085 regioni vinicole europee. 

    Un team di ricerca di Eurac ha messo per la prima volta in relazione i dati raccolti sulle tipologie di vitigno, la superficie coltivata ed il clima combinandoli nell’applicazione web, Winemap.  “Lo studio e l’applicazione web hanno lo scopo di contribuire alla sensibilizzazione, per preparare le regioni vinicole europee ai cambiamenti climatici”, spiega Simon Tscholl, coautore dello studio, pubblicato di recente sulla rinomata rivista “Nature Communications”.

    Con l’aumento delle temperature, che si ipotizzano tra i 2 ed i 5 gradi in più entro il 2100, cambieranno sia distribuzioni che varietà di colture. Questo, secondo lo studio, porterà ad una diffusione della vite ad altitudini più elevate, a beneficio delle regioni del nord e a discapito di quelle del sud, generalmente le più vulnerabili. “La viticoltura come la conosciamo oggi dovrà per forza cambiare”, aggiunge Tscholl. 

    I risultati della ricerca mettono in evidenza i rischi in particolare per le aree DOC, certificate come zone di origine e raccolta delle uve utilizzate per la produzione di specifiche varietà di vino. “Se i regolamenti prevedono solo pochi vitigni per una specifica area, le aziende vinicole hanno poco margine di manovra per adattarsi all’aumento delle temperature”, spiega Tscholl. “Le aziende non possono procedere a tentoni, sperimentando se una varietà funzioni o meno, perché queste scelte sono sempre associate a costi, rischi e tempi lunghi”, aggiunge il ricercatore, che auspica un allentamento delle normative sul DOC, oltre ad investimenti in nuove tecnologie e tipologie di finanziamento.