Culture | Futuro prossimo

"Gli Scaduti", l'ultimo romanzo di Lidia Ravera

Racconta di un futuro prossimo, quasi presente, in cui i TQ (trenta quarantenni) riprendono il potere e obbligano i sessantenni al ritiro.
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Terminato di leggere "Gli Scaduti" di Lidia Ravera mi sono chiesta se tra 65 anni circa, o forse anche prima, questo libro prenderà il posto accanto a "1984" di George Orwell, scritto nel 1948, e che immaginava un futuro in cui il Ministero della Pace, sarebbe stato quello che in realtà si occupava di guerre, e quello della Verità, distorceva dati e informazioni ad uso e consumo della propria verità.

Non ci siamo andati tanto lontani, oggi, dalla visione che Orwell dava di questo "1984". Le nostre missioni di pace con quella parola hanno ben poco a che spartire e anche sulla Verità e sull'informazione potremmo dire qualcosa, se si pensa al controllo dei media da parte della politica e dei partiti.

Lidia Ravera, nel suo romanzo, immagina che i TQ appunto i 30 e 40enni, si riprendano il potere, dopo l'era del "Grande Disordine", governati da un Leader Maximo e da tanti "cittadini"  e propongano un modello di società in cui obbligatoriamente i 60enni debbano essere "ritirati" e dei 70/80enni in realtà non si abbiano più notizie.

La storia si sviluppa intorno ad una famiglia, indaga emozioni, relazioni, successi e insuccessi, ma soprattutto mette sul tavolo una questione: per avere spazio oggi nel mondo, i giovani che devono fare? Ritirare o "rottamare", parola che nella storia narrata non può essere usata, i 60enni? O dovrebbero essere questi ultimi a farsi da parte? E' sufficiente ritirarli, oppure si devono "eliminare"?

Nel leggere la Ravera che da sempre sa affrontare temi inquietanti, con una leggerezza ed una soavità ineguagliabile, risulta impossibile non fare un raffronto con il presente.

Proviamo a pensare alla questione pensioni, al supposto contributo di solidarietà. Intere generazioni, di quelle che Ravera "ritira" nel suo romanzo, hanno ricevuto un regalo dallo Stato, una pensione calcolata sull'ultima retribuzione, spesso frutto di promozioni ad hoc, prima della fine carriera.

A queste persone, si comincia a chiedere il conto, attraverso un contributo di solidarietà,  perchè questo regalo non è frutto di un versamento di contributi, ma di una opportunità/privilegio, concessi loro perchè nati in un'epoca.

Se si parla con chi queste pensioni le incassa, tutti a dire che sono altri i tagli da pensare, perchè sì la loro pensione è alta, ma serve a pagare la casa della figlia, o ad integrare il basso reddito del figlio. E' equo un atteggiamento simile? E' volto al bene comune? Non sarebbe più corretto che il 30enne si mantenesse da solo grazie alle sue competenze apprese, potesse accedere alla governance, come gli competerebbe per età, visione del mondo, ipotesi di futuro? Invece che essere "badato" dal 65/70enne con la pensione/regalo/privilegio, che visione di futuro ne ha molta meno, e soprattutto ha tutto l'interesse a mantenere lo status quo?

Lo stesso vale per i vitalizi ai nostri politici. Quanti TQ abbiamo che beneficeranno del "taglio dei tagli"? E ora, dopo che non è ancora stata digerita quella vicenda, si passa al compenso per i capi-gruppo? Quanti TQ abbiamo anche tra questi?

Il tema è complesso. Molto complesso. E così com'è difficile scalzare il potere al maschile, è difficile oggi scalzare il potere anziano. Nessuno vuole ritirarsi. E non a caso il nostro Paese spicca a livello europeo per le alte percentuali di disoccupazione di donne e giovani.

E quindi, più ci penso, più credo che dato che nessuno si fa da parte, ma un punto di vista più giovanile, e più femminile sia indispensabile ed imprescindibile per la crescita del Paese, per guardare avanti e non indietro, perchè il passato non ci costi più del futuro, sarà indispensabile non solo chiedere le quote di genere (il male necessario per avere più donne in politica), ma anche le quote generazionali.

Se non lo faremo, prima o poi i nostri giovani finiranno con il ritirarci obbligatoriamente dopo i... Non ci sarà altra via d'uscita.