Society | Edilizia sociale

Rivoluzione copernicana

Stop ai canoni a tempo indeterminato nelle case Ipes. Saranno sostituiti dai normali 4+4. L'assessora Deeg: "Così accade ovunque". Perplessità del Centro Casa
Waltraud Deeg
Foto: ASP/Brucculeri

Le case Ipes non più assegnate con contratti a vita come avviene dalla notte dei tempi, ma con il classico  4+4 (anni) del mercato privato: la riforma legislativa a cui sta lavorando l’assessora Waltraud Deeg, i cui contorni sono trapelati sulla stampa una decina di giorni fa, è talmente di rottura che si fatica a credere che potrà essere portata a compimento nei termini in cui viene annunciata. Per una volta non sembra esagerato parlare di vera e propria rivoluzione. Rivoluzione che, ovviamente, si applicherà solo ai nuovi contratti e non a quelli in essere. Ma è pur sempre una rivoluzione copernicana.

A partire dal 1972, allora c’era l’Ipeaa, ottenere la casa popolare “dalla quale poi nessuno ti può buttare fuori” e con canoni d’affitto molto bassi è stato l’obiettivo prioritario per generazioni di famiglie altoatesine delle cosiddette fasce “popolari”. Le decine di migliaia di persone che nei decenni vi hanno avuto accesso considerano come un diritto acquisito inaliebabile quello della casa “per sempre”, un diritto addirittura tramandabile ai figli. In futuro, per i nuovi inquilini, non sarà più così.

“Negli ultimi due anni – spiega Deeg - mi sono studiata con grande attenzione com’è la situazione negli altri Paesi europei. Appartamenti pubblici a prezzi calmierati con contratti a tempo indeterminato non esistono da altre parti, nemmeno in quei luoghii dove c’è maggiore attenzione per le politiche sociali legate all’abitare”. La proposta di legge, su cui la Giunta ha espresso un appoggio di massima, è attualmente al vaglio dell’avvocatura. Poi dovrà essere approvata dall’esecutivo e quindi dal consiglio. L’iter burocratico è quindi piuttosto lungo. “Si tratta di un tema molto importante (la riforma è in cantiere da circa 4 anni ed ha subito infiniti rinvii, ndr) e quindi dobbiamo prendere spunto anche da altre realtà. Tra le best practices c’è sicuramente la gestione della problematica da parte della città di Vienna, riconosciuta a livello europeo. Mi sono meravigliata quando ho appurato ad esempio che nella capitale austriaca non esistono appartamenti sociali come li intendiamo noi”. La necessità di cambiamento deriva anche da un’osservazione della realtà, in particolare nel capoluogo, dove migliaia di appartamenti popolari sono concentrati nei quartieri Don Bosco ed Europa e in quelli limitrofi di recente costruzione come Casanova e Firmian. “In quei quartieri - afferma Deeg -  va migliorata la qualità di vita dei residenti. Attualmente vi è una concentrazione di situazioni complesse dal punto di vista sociale, ed invece è necessario puntare ad una mixité più marcata”. Quindi l’obiettivo è che vi sia una sorta di graduale ricambio con un’assegnazione degli alloggi che tenga presente anche di questa necessità.

“Un intervento di sostegno dalla mano pubblica – aggiunge - non può mai essere a tempo indeterminato, se non in casi eccezionali per necessità contingenti. Le moderne politiche sociali presuppongono che i soggetti che hanno bisogno siano aiutati e, nel tempo, portati ad essere autonomi. Ci sono situazioni in cui nei contratti delle case Ipes subentrano figli anche se non si trovano in situazioni di reale bisogno". In futuro solo il partner o il coniuge potrà succedere nell’assegnazione, gli altri parenti presenti nell’appartamento dovranno lasciarlo alla scadenza del contratto o entro 18 mesi dal decesso. “Tra i criteri di assegnazione degli alloggi – spiega Deeg -  entra la verifica della situazione economica attraverso la Durp, che tiene conto sia del reddito che del patrimonio.” Su richiesta della Lega è stata inserita una misura ad hoc per gli inquilini di origini straniere per inasprire i controlli sul patrimonio immobiliare all’estero che deve essere attestato attraverso documentazione ufficiale del rispettivo Stato.

Le critiche del Centro Casa

La riforma non convince il Centro Casa, che chiede un forte coinvolgimento nell’iter. “Prendiamo atto – afferma il presidente Maurizio Surian - della decisione di procedere, con questo provvedimento, alla sola riforma dell’edilizia sociale, separandola dall’edilizia agevolata. La legge, nella sua impostazione generale, prevede il rimando a provvedimenti successivi di attuazione che saranno determinanti nei loro effetti. Ci aspettiamo, quindi, un costante confronto anche in queste fasi.” La nuova bozza contiene alcune sostanziali novità, come l’introduzione della possibilità di assegnazione di una quota di alloggi Ipes a “canone sostenibile”. Per il Centro casa “non è chiaro come questo canone sarà determinato.”.

Surian esprime perplessità sull’introduzione del contratto a termine “del quale non riusciamo a condividere gli scopi”. “Non sono definiti gli eventuali criteri di revoca ad ogni rinnovo – afferma Surian- e solleviamo seri dubbi sulla gestibilità da parte dell’Ipes di procedure di rinnovo frequenti su un patrimonio di decine di migliaia di alloggi”. Per il Centro casa “si devono prevedere i casi per i quali la successione dei figli sia ammissibile, come in caso di disabilità, necessità di cura di conviventi non autosufficienti, accertate condizioni di disagio …”. Riguardo all’introduzione della DURP anche per la determinazione del canone sociale nell’applicazione del cosiddetto coefficiente familiare, secondo Surian va tenuto conto “di non penalizzare troppo le persone sole, per la maggior parte anziani”. L’obbligo di presentazione di documentazione ufficiale per gli immobili posseduti in Paesi esteri è per il Centro casa di difficile applicazione. “In molti Stati risulta difficoltoso ottenere una certificazione di questo tipo e, dove possibile, potrebbe presuppore, probabilmente, un iter burocratico molto complesso, che rallenterebbe e renderebbe impossibile, l’iter per la presentazione della domanda, per una parte di cittadini provenienti sia da Paesi europei come anche extra europei”. Alla luce di queste preoccupazioni il Centro casa chiede all’assessora “un confronto continuo, durante il percorso di approvazione tra la Giunta e il Consiglio provinciale, con tutte le parti sociali”.