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Scuola per diventare principesse

Ne sentivamo veramente la mancanza. Una scuola per diventare principesse: buone maniere, canto, danza, calligrafia, lingua inglese per bambine dai 5 agli 11 anni.
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A Trento è tanto attesa ad ottobre l'apertura della Scuola per principesse,a quanto pare.

Siamo nell'epoca in cui la democrazia deve essere partecipata, e si propone alle bambine di diventare principesse, normalmente perchè sposate ad un principe o figlie di un re, in rari casi perchè figlie di regine, mai comunque in un posto di governo, ma piuttosto in un ruolo decorativo.

Siamo nell'epoca in cui la disoccupazione femminile in Italia rasenta il 50%, e si rende necessario che le donne percepiscano sè stesse come adeguate ed all'altezza del loro ingresso complessivo nel mondo del lavoro, delle professioni, dell'economia. In questo senso non è male frequentare un corso di dizione, oppure uno di lingue, ma perchè farlo in funzione di un obiettivo "principessa"?

Siamo nell'epoca in cui Emma Watson nel suo discorso alle Nazioni Unite afferma  "Sono stata nominata ambasciatrice sei mesi fa, e più ho parlato di femminismo più mi sono resa conto che la battaglia per i diritti delle donne è diventata troppo spesso sinonimo di odio nei confronti degli uomini. E se c'è una cosa di cui sono sicura, è che questo fenomeno deve interrompersi. Tanto per essere chiari, questa è la definizione di femminismo: "La convinzione che gli uomini e le donne debbano avere uguali diritti e opportunità. È la teoria dell'uguaglianza politica, economica e sociale dei sessi".

Emma Watson ha chiarito molto bene perchè c'è ancora bisogno di femminismo e soprattutto di femministi. Di uomini alleati delle donne nel raggiungimento dell'obiettivo degli uguali diritti e uguali opportunità. E per avere eguali diritti ed eguali opportunità, si devono evitare gli stereotipi di genere, ed è per questo che  l'Europa e i Musei delle donne, si interrogano da tempo sull' influenza, che i giocattoli genderizzati abbiano sulla definizione dei ruoli nella società.

Regalare ad un maschietto armi e guantoni da box, lo aiuterà a sentirsi in qualche modo predisposto ed autorizzato a giocare alla violenza. Regalare ad una femmina asse da stiro, fornello e pentoline, abituerà le bambine ad un ruolo più determinante all'interno delle mura domestiche.

Charlotte scrive alla Lego all'inizio del 2014 una lettera in cui chiede che anche i pupazzetti femminili della nota casa produttrice di giocattoli, facciano cose interessanti e affascinanti come i pupazzi maschili. Lei dice basta a saloni di bellezza e cucine, colorate di rosa, e chiede scenari avventurosi anche per le bambine. Viene accontentata e la Lego proprio quest'anno lancia le scienziate, che non sostituiscono gli scienziati, ma lavoreranno insieme.

E così mentre il mondo intero si accorge, che i nostri ruoli vengono determinati fin da piccoli, e che sarebbe giusto non negare le pentoline ai maschietti futuri Chèf e gli alambicchi alle femminucce future Nobel, c'è chi pensa che la scuola per principesse sia pedagogicamente interessante, ed infatti la chiama scuola.

Nulla da recriminare alla assoluta libertà di fare business come meglio si creda, non a caso il marketing afferma che genderizzare paga e fa vendere di più.

Ma probabilmente sarebbe più coerente assegnare ad attività come le "buone maniere" non una connotazione esclusivamente femminile, ma raccontare a bambine e bambini, che usare le buone maniere è affare di entrambi i generi, e allora sì che sarebbe una grande scuola.