Society | L'intervista

“I problemi sono a Bolzano, non da noi”

Prendono posizione il direttore sanitario dell’ospedale di Vipiteno Ploner e il primario di ostetricia Giuliani: “chi parla spesso non sa nulla del nostro lavoro”.

La frustrazione produce inquietudine. Trasformandosi in paura (nei pazienti) e in rabbia da parte degli operatori.
Nei giorni scorsi su Salto avevamo cercato di raccontare il clima pesante che da tempo si respira nel reparto di ginecologia ed ostetrica dell’ospedale di Vipiteno. Precipitato suo malgrado in pochi mesi dalla forza dell’eccellenza all’accusa di essere esempio di spreco
Mercoledì 28 ottobre 2015 la gente dell’Alta Val d’isarco scenderà nuovamente per le strade di Vipiteno (ma anche di Silandro e San Candido) per manifestare silenziosamente la sua vicinanza ai propri piccoli punti nascita. Tra i manifestanti ci saranno anche i vertici dell’ospedale, il primario di anestesia e direttore sanitario Franz Ploner e il primario di ginecologia ed ostetricia Albrecht Giuliani.
Per i lettori di Salto abbiamo raccolto le voci dei due medici, che rivendicano con forza ed orgoglio il lavoro svolto da loro e dagli operatori dell’ospedale. 

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Professori, qual è il clima all’ospedale di Vipiteno e in particolare nel reparto di ginecologia e ostetricia?
Giuliani - Nel reparto la situazione è difficile perché spesso in questo periodo si dice che la qualità del nostro lavoro non sarebbe sufficiente. Abbiamo l’impressione che un certo numero di pazienti non vengano più da noi perché pensano che tra poco il reparto verrà chiuso. E questa cosa diventa una pubblicità negativa.
Ploner - E’ logico che sale la frustrazione quando si parla e si parla, ma nessuno sa dove si sta andando. Questo può accadere ovunque, indipendentemente da quello che si fa, ma diventa tanto più grave quanto più è veramente buono il lavoro svolto. Ho letto le critiche di Eisendle e venerdì gli ho telefonato per dirgli che le sue sono solo bugie. Nella rianimazione ho più esperienza di quelli di Bolzano perché esperienza 15 anni fa giornalmente ad Ulm, come anestesista dei bambini. Queste chiacchiere ci colpiscono molto dal punto di vista professionale. 

"Quelle di Eisendle sono solo bugie"

Su Salto il primario di dermatologia di Bolzano Eisendle ha appunto detto che gli ospedali periferici dovrebbero finalmente accettare il fatto che il loro futuro non potrà che essere quello di occuparsi soprattutto di anziani.
Giuliani - Quella della periferia non è una popolazione urbana. Normalmente in periferia sono le famiglie ad occuparsi degli anziani e quindi quello sarebbe soprattutto un problema delle città. 
Ploner - Io dico solo che se vogliamo avere un ospedale devono esserci almeno i reparti di chirurgia interna, ortopedia, ginecologia/ostetricia e pediatria. Questi obblighi devono essere rispettati da tutti gli ospedali, siano essi periferici o centrali. Per carità: possono anche decidere che vogliono avere una struttura per lungodegenti. Ma allora devono dirlo e deciderlo. Va tenuto conto poi che noi non ci occupiamo solo dei pazienti locali ma serviamo anche tutto il sistema turistico. E anche a Bolzano hanno bisogno di noi perché se si va a vedere per una visita endoscopica lì ci vuole un anno. Da loro non è medicina, ma un disastro. 

"A Bolzano non è medicina, ma un disastro"

L’incertezza sul da farsi è addirittura peggio della chiusura?
Ploner - Il problema non è nostro ma generale. Se si andrà avanti così si perderà tutto il potenziale di medici e non medici. Ad un certo punto non arriveranno più, neanche a Bolzano e Bressanone. A Bressanone non trovavano il primario per traumatologia, stessa cosa a Bolzano per neurologia dove alla fine ne hanno trovato uno a Verona. Avete visto quanti hanno partecipato alla selezione per il pronto soccorso di Bolzano? C’è stato solo un partecipante. A Brunico il prossimo anno tutti i primari andranno via e non arriverà nessuno. Io sono a Vipiteno da 15 anni ma se avessi saputo che sarebbe andata così in Alto Adige non ci sarei neanche ritornato. Tutti il personale che ha lavorato per anni ed anni sta perdendo la voglia. 

"Sono a Vipiteno da 15 anni ma se avessi saputo che sarebbe andata così in Alto Adige non ci sarei neanche ritornato"

Quello di ostetricia a Vipiteno è davvero un paradosso. E’ possibile che sia diventato improvvisamente uno spreco un reparto che fino a ieri era un eccellenza, non solo in Alto Adige ma in tutta Italia?
Giuliani - Gli studi dicono una cosa molto chiara. Non ci sono vantaggi per gravidanze di basso rischio, nel far partorire le donne in grandi strutture. Le statistiche dicono che per i neonati non ci sono differenze tra il venire alla luce in grandi o in piccole strutture. La differenza è per la donna: la situazione ideale è quella in cui ad agire sono solo le ostetriche e il medico viene chiamato solo se interviene una patologia. Se ci sono molti medici si alza anche il tasso di interventi non necessari. 
Ploner - La nostra è un’eccellenza. Abbiamo un 2 per mille di morti perinatali, meno che in piccole strutture per esempio in Austria. Succede per forza perché la statistica ti prende sempre. Ma noi lavoriamo non al 100 ma al 120%. Per la cautela dei pazienti, e cioè dei neonati e delle mamme. Noi vogliamo che a loro non succeda nulla, per questo stiamo a loro vicinissimi. 

E’ vero che le partorienti italiane vengono a Vipiteno perché qui sono trattate molto meglio anche rispetto a quanto avviene nei piccoli ospedali nazionali?
Ploner - Io non faccio parte del reparto di ostetricia. Ma vedo che tutti quelli che vengono da noi sono contentissimi. 
Giuliani - L’origine di tutte le discussioni sulle chiusure dei piccoli punti nascita sono nel tasso elevato di tagli cesarei che si registra in queste strutture. Ma c’è una grande differenza tra noi e gli altri piccoli punti nascita italiani. Da noi le donne trovano grande qualità e sicurezza, per loro e per i loro neonati, e il tasso di taglio cesareo è solo circa il 20%. 

Secondo voi è vero che ci sarebbero degli interessi per spostare questi servizi nel privato?
Ploner - Questi servizi devono restare aperti per tutti. Solo il 20% delle donne vanno in privato e noi dobbiamo lavorare per il restante 80%. 

In merito alla riforma che vi interessa direttamente siete stati coinvolti finora in un dialogo con i responsabili della sanità altoatesina, sia tecnici che politici?
Ploner - Abbiamo fatto di tutto. Ma sembra che oggi i profeti in Alto Adige non contino più niente. 
Giuliani - In novembre avremo un nuovo incontro con loro e speriamo di avere la possibilità di parlare e dire la nostra opinione. E’ un po’ strano che all’inizio di questa discussione a parlare erano medici di altre specialità e non ginecologi. Un grosso problema è stato che fino ad ora hanno parlato molte persone che non hanno nessuna idea di come si lavora in una sala parto. 

"Sembra che oggi i profeti in Alto Adige non contino più niente"

Parteciperete alla veglia di protesta del 28 ottobre che avrà luogo oltre a Vipiteno anche a Silandro e San Candido?
Ploner - Sì, è logico. 
Giuliani - Sì, certo che sì. E’ molto importante che la popolazione si mobiliti. 

Siete ancora fiduciosi di riuscire a salvare il vostro reparto di ginecologia ed ostetricia?
Ploner - Sì, la speranza ce l’abbiamo ancora. Vogliamo fare del nostro meglio. In Italia sono restati aperti tanti punti nascita che hanno meno parti all’anno di noi. Certo abbiamo molte madri che ci chiamano e ci chiedono se in gennaio saremo ancora aperti. Ora la Stocker deve decidere. Infatti è Bolzano che decide, non Roma. Se lei decide che dobbiamo restare aperti allora senz’altro resteremo tali.

"Non è colpa di Roma: i veri problemi sono proprio qui in Alto Adige"

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Martin Daniel Mon, 10/26/2015 - 08:58

Die Gesundheitsversorgung in der Peripherie - und da sind die Geburtenstationen nicht der wesentlichste Aspekt - soll nicht aus Qualitäts-, sondern aus Kostengründen gekappt und zur Altenbetreuungseinrichtung degradiert werden. (Wenn es nämlich wirklich um Qualitätskriterien ginge, wären die über das ganze Land verteilten Kompetenzzentren eine valide Antwort, denn es muss nicht alles überall angeboten werden). Aber den Betroffenen, z.B. Ärzten, wird regelmäßig versichert, dass das Geld da ist und der soeben vom Landeshauptmann vorgelegte Landeshaushalt scheint das zu bestätigen. Wenn die Krankenhäuser in den Bezirken erst einmal ausgehöhlt sind, dann wird sich der eigentliche und banale Grund für diesen, für die Bevölkerung verhehrenden Kraftakt weisen: Der Zentralismus, vom sich die Bozner Lokalmatadoren noch mehr Macht, Einfluss und Karrieremöglichkeiten versprechen.

Mon, 10/26/2015 - 08:58 Permalink
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Antonio Frena Mon, 10/26/2015 - 14:21

"E anche a Bolzano hanno bisogno di noi perché se si va a vedere per una visita endoscopica lì ci vuole un anno. Da loro non è medicina, ma un disastro."

Solo questa affermazione mostra la qualità dell'impianto dell'articolo e degli assunti che in esso si possono reperire :)

Mon, 10/26/2015 - 14:21 Permalink