Culture | Jimmy Milanese

Ammalati di Wagneriane serietà a confronto

Daniel Barenboim e Andrea Battistoni, e la musica classica nel mezzo.
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Sono divisi da 45 anni, quasi due generazioni. Quando il primo nasceva, era il 1942, e l'Europa si trovava nel pieno del caos bellico. Quando il secondo nasceva, era il 1987, e stava solo iniziando il lento disgelo tra USA e URSS. Due mondi distanti, quello del Maestro Daniel Barenboim rispetto a quello del Maestro Andrea Battistoni. L'argentino di Buenos Aires e l'italiano di Verona - che per guadagnarsi la vita agitano una bacchetta di fronte alla loro orchestra - sono uniti da una grande passione; il diverso modo di amare la musica classica e operistica.

E' di pochissimi giorni fa la notizia della clamorosa reazione del Maestro argentino, di fronte a una abbonata del Teatro alla Scala di Milano che, durante l'esecuzione della D845 di Schubert, si era permessa di scattare una fotografia con tanto di flash. La musica si ascolta, non si fotografa, avrà pensato il Maestro che, non contento, ha interrotto l'esecuzione, rimproverando la signorina irrispettosa «Come posso fare il mio lavoro al meglio, se qualcuno mi disturba fotografandomi», ha tuonato il rugoso Barenboim.

La polemica segue di poche giorni una più ampia presa di posizione del nuovo direttore della Scala di Milano, il viennese Alexander Pereira, il quale deve avere perso completamente l'influenza delle sue origini portoghesi, vista la crociata contro i flash e i ritardatari che pretenderebbero di accomodarsi in platea a spettacolo già iniziato. Inaccettabile, sia per l'argentino sia per il viennese, quello che, invece, per il giovanissimo Maestro Andrea Battistoni, riporterebbe la musica classica alle sue vere origini.

La distanza tra il veronese e l'argentino, e anche nella scelta del luogo della replica. Battistoni scrive, sul suo profilo Facebook «Ormai è come al museo: niente foto e niente rumori molesti, anche se sono applausi. Mettiamo anche l'allarme se ci si avvicina troppo al palcoscenico così siamo a posto». E a chi gli chiede se il flash possa essere un elemento di disturbo, risponde «Il flash? Per me no! Io quando sono sul palco, non mi accorgo nemmeno dei terremoti in Giappone».

Insomma, di fronte a un Direttore come Barenboim che nella fredda e ventosa Berlino sarebbe persino riuscito a vietare gli starnuti del pubblico, pur senza mai citare il prestigioso collega Battistoni reagisce, spiegando «se vogliamo uccidere la musica, continuiamo pure a terrorizzare il pubblico. Come se il problema fossero i cellulari e gli applausi tra un movimento e l'altro. Ben venga la partecipazione, il coinvolgimento, la foto, il tweet e l'applauso sincero anche durante la musica, sulla musica. Perché il teatro non è un cd, e Bayreuth è una cosa a parte». Chiaro e lampante il riferimento al teutonico Festival VIP della musica classica, e soprattutto alla sua star, da ormai tre decenni, quel Maestro argentino che pretende il silenzio e la saluto dal pubblico in sala.

Sicuramente, Barenboim non ha molti rivali al mondo quando dirige Mozart o Beethoven dal trono della Staatsoper Unter den Linden berlinese. Ma se bisogna suonare Mozart e Beethoven, spiega Battistoni, allora perché non recuperare il clima di allora, quando «l'applauso era libero e selvaggio anche durante le esecuzioni, e i movimenti venivano bissati anche nel mezzo di una sinfonia per acclamazione». Il suggerimento ai teatri è di non combattere l'uso, ormai smanioso, della tecnologia ma, piuttosto «rendere possibile anche in teatro, con posti dedicati, l'uso del cellulare e piattaforme social di condivisione dell'esperienza-teatro». Insomma, una nuova forma di condivisione della musica classica, svincolata dal rigore dello smoking e quell'aria da naftalina silenziosa delle prime file che tanto piace a Barenboim. Bisogna coinvolgere, spiega Battistoni, togliere il concerto da quell'aurea di unilateralità, quindi conquistare il pubblico, piuttosto che pretendere una muta partecipazione «così come io Dante l'ho scoperto prima a fumetti, poi lo ho approfondito», conclude il Maestro veronese.

Insomma, due mondi diversi, quello di Barenboim e Battistoni: mentre il primo interrompe un concerto e riprende una spettatrice per un flash, il secondo scende dal palco e stringe la mano allo spettatore che riesce a starnutire nella pausa do ottavo tra gli incisi della Quinta sinfonia di Ludovico Van Beat-Oven!