La RAI dei due vicepremier
Mancano tre mesi esatti alle elezioni europee del 26 maggio, e la RAI deve cambiare: la presenza di Luigi Di Maio e di Matteo Salvini nei telegiornali e nei programmi è eccessiva, sta fagocitando il governo Conte e gli stessi partiti - MoVimento 5 Stelle e Lega Nord - di appartenenza dei due vice del presidente del Consiglio.
La denuncia è dell'Autorità per le garanzia nelle comunicazioni (AGCOM), che nella riunione del 22 febbraio scorso ha deliberato un richiamo formale nei confronti della concessionaria pubblica.
"Considerato che nella primavera 2019 avranno luogo le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e che in vista dell'imminente avvio della campagna elettorale appare particolarmente importante che la concessionaria del servizio pubblico, in ossequio alla missione di cui è portatrice, assicuri un effettivo e rigoroso rispetto del principio della parità di trattamento e del contraddittorio affinché sia veicolata ai cittadini una informazione completa ed imparziale sui principali temi di attualità attraverso la rappresentazione di tutte le opinioni politiche" sottolinea l'AGCOM.
La preoccupazione nasce in particolare dopo aver esaminato i dati di monitoraggio riferiti al mese di gennaio 2019, che hanno visto esponenti del governo "occupare" quasi un terzo del tempo che Tg1, Tg2, Tg3 e RaiNews hanno dedicato ai soggetti politici ed istituzionali, per oltre 9 ore complessive. Altre 3 ore e 17' sono stati invece "appannaggio" del presidente del Consiglio, Conte. A "pagare" questa sovraesposizione mediatica, i cui maggiori fruitori sono secondo l'AGCOM Luigi Di Maio e Matteo Salvini, non è soltanto l'opposizione, ma anche M5S e Lega, che "hanno continuato a fruire nei telegiornali nel mese di gennaio di spazi contenuti, e comunque riduttivi rispetto alle relative rappresentanze parlamentari, mentre uno spazio molto elevato, e singolarmente considerato squilibrato ove rapportato ai tempi fruiti dalla forza politica di appartenenza, è stato attribuito agli esponenti istituzionali espressione di tali forze politiche che hanno fruito di ampia visibilità in relazione al loro ruolo di governo".
A "pagare" questa sovraesposizione mediatica, i cui maggiori fruitori sono secondo l'AGCOM Luigi Di Maio e Matteo Salvini, non è soltanto l'opposizione, ma anche M5S e Lega
Per questo, l'Autorità "ha ritenuto che la programmazione informativa delle testate Rai non si sia del tutto uniformata a quanto evidenziato" in una precedente raccomandazione del dicembre 2018,"sotto il profilo della completezza informativa e del contraddittorio". Ecco che "anche alla luce delle prescrizioni in tema di pluralismo recate dal nuovo contratto di servizio, stante l’approssimarsi della campagna elettorale, l’AGCOM ha ritenuto di rivolgere un richiamo alla Rai per una effettiva parità di trattamento tra soggetti politici che devono fruire di tempi adeguati rispetto alla loro rappresentanza parlamentare, avendo cura di assicurare che la presenza degli esponenti istituzionali sia funzionale alla completezza dell’informazione sulle iniziative del Governo".
Per quel che concerne i programmi d'intrattenimento sulle stesse reti RAI, l'Autorità nel richiamo fa espresso riferimento all’esigenza "del contraddittorio tra le posizioni manifestate dalle diverse forze politiche per consentire al cittadino-elettore di cogliere le ragioni che animano le varie opinioni in campo". Tra le righe si scrive che gli esponenti del governo, in pratica, stanno spesso in tv soli di fronte al giornalista che li intervista. E questo vanifica la volontà di fare della tv pubblica uno "spazio adeguato alla rappresentazione dei punti di vista alternativi sulla medesima tematica, in ossequio al principio della trasparenza dell’informazione" spiega il richiamo.
Nel comunicato stampa che spiega le motivazione del richiamo, l'Autorità fa riferimento anche a un fatto recente, ovvero a criticità in relazione al programma “TGPost” in onda su Rai2 il 21 febbraio 2019 "per il riferimento da parte della conduttrice ai sondaggi relativi al voto in Sardegna". I risultati elettorali sembrano confermare un'opinione pubblica fortemente influenzabile e indirizzabile.