Culture | Maturità 2025

Egr. dirigente Giuseppe Santoli

Le sorprese della maturità
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    Egregio professor Santoli,

    ho letto con grande attenzione il suo articolo “Le sorprese della Maturità” del 6 febbraio scorso e condivido pienamente la sua determinazione nel difendere sia il diritto dei maturandi ad essere giudicati in modo appropriato ed esauriente sia il suo corollario, consentire loro la soddisfazione di poter mostrare appieno il proprio sapere.  

    In qualità di dirigente di Istituto tecnico ad indirizzo economico quale lei è, ha tutte le ragioni di rammaricarsi che il Ministero abbia scelto per i suoi studenti quale materia della seconda prova scritta l’Inglese, relegando l’Economia Aziendale, disciplina assai più caratterizzante del percorso di studi, fra quelle della sola prova orale.

    Vale la pena rileggere il suo appassionato appello a favore di un esame giusto e soddisfacente e la sua causa ostativa: “L’Economia Aziendale rappresenta la disciplina principale per lo sviluppo di una professionista nel campo delle relazioni internazionali … e il suo inserimento nel colloquio orale non offre compiutamente la possibilità di verificare le competenze con la stessa profondità che la prova scritta avrebbe consentito. Ciò perché il colloquio, oltre ad avere carattere pluridisciplinare, parte da un argomento proposto dalla commissione e deve contemplare anche l’esperienza di alternanza scuola lavoro, l’educazione civica e la discussione delle prove scritte. Quindi gli studenti nel colloquio difficilmente potranno avere la possibilità di mostrare compiutamente la loro preparazione tecnica e pratica … redazione bilanci, analisi costi ricavi, gestione delle risorse …”.

    Non v’è dubbio che riservando alla disciplina più rappresentativa l’esame più compiuto si ottiene una conoscenza migliore della preparazione complessiva dei candidati, ma, per come è strutturata la nostra Maturità, mi creda professore, sarebbe un ben modesto miglioramento: da noi vige la proprietà commutativa: invertendo l’ordine dei fattori (scritto di economia e orale di inglese), il risultato non cambia. 

    Se vogliamo veramente consentire a ogni ragazzo di esprimere il meglio di quanto ha appreso negli anni di studio, più che sulla commutazione delle materie dovremmo far leva sulla loro addizione. Se la lista di discipline e forme (scritto, orale e pratico) d’esame venisse completata, non sarebbe solo il suo rammarico a cessare: con la libertà di mettere alla prova le proprie capacità intellettive (oggi quasi esclusivamente confinata a quelle sportive), si accrescerebbe nei giovani la considerazione (oggi bassissima) per la scuola e per il lavoro docente che si riverberebbe sullo studio, sulla disciplina, sulla facilità ad accettare responsabilmente i possibili insuccessi – non c’è bisogno di spiegare l’educazione civica, vivendola la si assimila. Col tempo si riuscirebbe finalmente a ripristinare quel principio selettivo, imprescindibile per la formazione di una adeguata classe dirigente (docente, tecnica, politica). 

    C’è qualcuno nel nostro Paese che tiene ancora in ostaggio la naturale ambizione dei giovani di manifestare appieno i propri talenti, l’ovvia funzione dei docenti di valutarli e promuoverli.

    Nel 1968, quando l’esame di Maturità fu innocuizzato, c’erano motivazioni sociali e di sicurezza pubblica a giustificarlo (vera ragione o pretesto, lo diranno i posteri), oggi, dopo 50anni, quale altro ricatto impedisce di rimetterlo in salute?