Economy | Lotta all’evasione fiscale

Addio privacy bancaria

Insopportabile ingerenza dello Stato o inevitabile necessità?

181,7 miliardi di euro. Un semplice numero, una cifra spaventosa: il macigno dell’evasione fiscale in Italia è probabilmente il problema numero uno da affrontare per cercare di aggredire con incisività il fardello del debito pubblico che impedisce allo Stato – in questo periodo di crisi e come insegna l’intramontabile Keynes – di investire per far ripartire l’economia. Che fare quindi? Il governo tecnico di Mario Monti ha lanciato una riforma della normativa che regola la privacy bancaria che nessun governo politico precedente si era permesso di fare: gettare uno sguardo (un po’ più di uno sguardo, per la verità) nei nostri conti correnti, per poi incrociare i dati raccolti e, anche con l’ausilio del redditometro, far emergere tutte le situazioni reddituali di incompatibilità rispetto ai dati finanziari forniti. Servirà a scovare i soliti furbi?

E quindi il conto corrente, ma anche la carta di credito, il conto deposito titoli e obbligazioni, il conto di deposito a risparmio libero o vincolati, la gestione patrimoniale, i buoni fruttiferi postali, le azioni, le cassette di sicurezza, i bancomat, i contratti derivati, le garanzie, i crediti, i finanziamenti, i fondi pensione, le partecipazioni, i prodotti assicurativi, l’acquisto e vendita di oro e metalli preziosi finiranno tutti sotto la lente del fisco. Lo Stato avrà insomma accesso ai dettagli della nostra vita privata, compresi quelli più insignificanti, fotografati dalle nostre spese, investimenti, risparmi.