Chronicle | Tribunale

Ipes, nuovi testimoni scagionano Sanin

Secondo quanto deposto da diversi testimoni, non ci sarebbero anomalie nei comportamenti dell’impiegato Hugo Sanin, a processo con l’accusa di corruzione. Per l’accusa, invece, Sanin avrebbe intascato tangenti tra il 2008 e il 2009 per un valore di 2600 euro. Si torna in aula il 20 maggio.

L’impiegato Ipes Hugo Sanin, a processo con l’accusa di corruzione per il presunto giro di mazzette in cambio di appalti all’Istituto per l’edilizia sociale Ipes, sarebbe stato scagionato dalle testimonianze degli ultimi testimoni convocati dalla difesa dell’imputato, affidata al legale Francesco Coran. Secondo la Procura - l’indagine è stata coordinata dal pm Axel Bisignano- Sanin avrebbe intascato tangenti di un valore compreso tra i 100 e i 500 euro tra il 2008 e il 2009, arrivando ad una cifra complessiva di 2600 euro. La posizione di Sanin era stata stralciata dal procedimento principale in quanto, nonostante avesse scelto il processo in lingua tedesca, gli era stato notificato l’avviso di conclusione indagine e la richiesta di rinvio a giudizio in lingua italiana: una violazione che, in territorio altoatesino, secondo lo Statuto, implica la nullità di un atto giudiziario.

Per questo la posizione dell’impiegato venne stralciata, per non far decadere anche il resto del procedimento in lingua italiana a carico di Grando e Stimpfl. Secondo le testimonianze rese nell’ultima udienza (in ordine di tempo) che si è tenuta lunedì, questa tesi vacillerebbe per diversi motivi. In primo luogo, il valore di alcuni lavori: secondo quanto reso dai testimoni davanti al giudice, infatti, l’ammontare dei lavori contestati sarebbe inferiore a quello delle presunte mazzette versate. In certi casi, il lavoro ammontava a 100 euro, lo stesso valore della presunta mazzetta. “Che vantaggio ci sarebbe stato, dunque, per Sanin, stando così le cose?”- ha spiegato l’avvocato Coran.

Non solo. Ci sarebbero alcune discrepanze tra quanto contestato a Sanin e i riscontri che gli inquirenti avrebbero trovato nel registro rinvenuto nell’appartamento dell’imprenditore Mirco Moser, in cui sarebbero segnate tutte le somme versate, in cambio di un particolare lavoro. La difesa, infine, ha prodotto una dichiarazione del direttore dell’ufficio manutenzione, Klaus Pircher, in cui sarebbe chiaro che la responsabilità dei lavori più grossi non sarebbe di Sanin, bensì del suo superiore, Peter Kritzinger, che ha già chiuso la vicenda giudiziaria con un patteggiamento in occasione del quale ammise di avere raccolto somme di denaro per conto di Stefano Grando. Si torna il aula il prossimo 20 maggio.  

La vicenda: Se la posizione di Sanin è stata stralciata (processo a parte), il caso Ipes, scoppiato tre anni fa,  vede a processo con rito ordinario due indagati, Stefano Grando, ex funzionario dell’istituto, e l’imprenditore Arcadio Stimpfl. Entrambi hanno sempre respinto le accuse della Procura. Un caso molto lungo e complesso quello dello scandalo Ipes, che ha visto in tre anni diversi imputati patteggiare: la posizione più delicata è sempre stata quella di Stefano Grando, all’epoca dell’inchiesta rimasto in carcere per circa due mesi al fine di scongiurare il pericolo di inquinamento delle prove. Presto, davanti ai giudici, dovrebbe essere ascoltato proprio Grando per raccontare la sua verità.