Poste sull’orlo di una crisi di nervi
➤ Quale il futuro dei servizi postali in Alto Adige?
Si tratta di un tema fortemente dibattuto negli ultimi tempi, soprattutto a causa della paventata chiusura degli uffici postali di Laghetti di Egna e Pineta di Laives. Ma in realtà si tratta di un questione nell’occhio del ciclone da anni anche e soprattutto per la qualità calante nel servizio di consegna della corrispondenza e le ripetute lamentele del personale per l’assoluta mancanza di turnover ed i turni di lavoro sempre più faticosi.
➤ Lettere e cartoline: un segno del passato
Ma esiste anche un problema di fondo. Con gli anni i sistemi di comunicazione sono radicalmente mutati e ne ha inevitabilmente risentito la mission tradizionale delle Poste come servizio di interesse pubblico. In sostanza: gran parte della corrispondenza avviene oggi attraverso internet e sulla rete si sono spostate anche una buona parte delle consuetudini di pagamento di tributi ed abbonamenti. A ciò si aggiunga che anche in merito ad un altro servizio tradizionale di corrispondenza, e cioè quello la spedizione e consegna dei pacchi, ormai la percentuale rimasta in carico a Poste Italiane attraverso SDA è pari ad un misero 6% del volume complessivo.
➤ I casi Laghetti di Egna e Pineta di Laives
Come dicevamo nei giorni scorsi si è molto discusso sulla prevista chiusura degli uffici di Laghetti di Egna e Pineta di Laives. Per quando riguarda questa seconda sede la chiusura è stata congelata dopo una mobilitazione popolare sostenuta dall’amministrazione di Laives, guidata da Liliana di Fede. Ma insieme al respiro di sollievo i residenti a questo punto si pongono tutti la domanda: “fino a quando durerà?”.
La preoccupazione è legata soprattutto al destino degli anziani residenti nelle zone anche più sperdute del territorio che ancora si rivolgono al più vicino ufficio postale per ritirare in contanti la propria pensione.
➤ E la Provincia che fa?
Negli ultimi 2/3 anni i sindacati del settore hanno lanciato l’allarme a più riprese, fino ad arrivare negli scorsi mesi a formulare una vera e propria accusa di immobilismo nei confronti della Provincia.
Il presidente Arno Kompatscher dopo essersi documentato ha quindi alzato la voce, ma dovendo constatare che ben poco può essere fatto a livello locale visto che le poste altoatesine da tempo dipendono da Mestre e che Mestre ha Roma come unico interlocutore.
Una nuova grana da affidare dunque ai parlamentari altoatesini, già molto sotto pressione di questi tempi.
➤ Quali i principali tasti dolenti e le possibili proposte concrete da presentare?
Il gioco si fa duro e, ancora una volta, il pericolo di rimbalzare contro un muro di gomma è davvero concreto. La carenza di personale è cronica da anni ed la persistenza dei disservizi soprattutto nelle ritardate consegne della corrispondenza è per così dire ormai entrata nell’abitudine dei cittadini.
La Provincia potrebbe prendersi in carico direttamente almeno una parte dei servizi? In teoria sì, ma si tratta di un’impresa in grado di far tremare le gambe in epoca di spending review. E, poi, qualcuno ha idea di quanto verrebbe a costare oggi come oggi l’assunzione anche di questa competenza?
➤ Siamo messi davvero così male?
Le Poste d’altronde stanno cambiando pelle in tutta Europa e la provincia di Bolzano a ben vedere e ancora una volta avrebbe poco da lamentarsi se fosse più avvezza a ‘confrontarsi’ con il resto del territorio italiano e non solo. Non sono pochi insomma i 133 uffici altatesini rispetto ai 49 del Tirolo dove però molti servizi vengono svolti attraverso delle convenzioni da una serie di esercizi commerciali. Per il territorio poi sono sguinzagliati ancora oggi 432 postini che fanno capo a quasi 1000 cassette dove vengono inserite lettere e cartoline in partenza.
In presenza delle prime lamentele da parte del Land l’ufficio nazionale di Poste Italiane ha subito fatto presente che - guarda un po’ - si trova proprio in Alto Adige la rete più capillare del territorio italiano. In numeri: gli abitanti della provincia di Bolzano possono oggi contare su un ufficio ogni 3800 persone, rispetto alla media di 1 ogni 4600 del resto d’Italia. Per non parlare del fatto in Germania ogni ufficio postale si deve gestire ben 6400 utenti.
➤ Vecchi problemi...
En passant Kompatscher ha ricordato anche l’annoso problema del non rispetto della proporzionale nelle assunzioni e del mancato bilinguismo di molti dipendenti del servizio. Secondo lo Statuto le Poste dovrebbero addirittura pagare delle sanzioni in merito, che però inevitabilmente si ritorcerebbero nel servizio. E - poi - che senso ha parlare madrelingua nelle assunzioni quando il blocco delle stesse dura ormai da più di 10 anni?
➤ Ecco cosa bolle in pentola in Italia
Non solo. Chi ha voluto approfondire la questione per capire cosa sta succedendo si è trovato di fronte il recente annuncio dell’amministratore delegato di Poste Italiane Francesco Caio, che qualche mese fa ha parlato di 3900 esuberi in tutta Italia.
E dell’intenzione di mettere in atto una vera e propria rivoluzione su recapito, logistica e trasporti. Potenziamenti? È escluso: basti sapere che rispetto al miliardo all’anno necessario per gestire la posta ordinaria, il governo ne ha previsti solo 250milioni.
Il futuro dunque sarà che i recapiti avverranno solo a gironi alterni. Punto.
Per quanto riguarda i servizi finanziari l’intenzione è invece quella di introdurre prodotti più rischiosi ma anche maggiormente remunerativi.
➤ La vita dura del postino
E i postini come se la passano? Male. Le zone di consegna sono state progressivamente ampliate e le cosiddette ‘scorte’ (le panchine con le riserve in caso di ferie, malattie, permessi e maternità) vengono costantemente utilizzate per i servizi ordinari contraddicendo in termini il proprio ruolo.
Ancora a metà strada è inoltre la cosiddetta rivoluzione dei ‘postini telematici’. La maggior parte dei portalettere in sostanza stanno per essere convertiti in uffici postali ambulanti, in grado di espletare a domicilio servizi come il pagamento delle bollette, la ricezione di raccomandate e la ricarica dei postepay.
➤ Solo una tregua?
Nella provincia in cui i postini ancora ringraziano per l’esistenza del quotidiano Dolomiten in grado da solo di dare ancora un senso alla consegna della corrispondenza a mano in ogni frazione, è giunta ieri la notizia confortante che Poste Italiane pare aver momentaneamente sospeso il progetto di chiusura di molti uffici nel Nordest.
“Il piano procederà solo dopo il dialogo con le regioni interessate” hanno garantito le Poste facendo tirare un sospiro di sollievo alle amministrazioni locali, altoatesina compresa. Non solo Pineta: nelle ultime settimane sono stata molte le mobilitazioni con lettere, manifestazioni e interventi delle amministrazioni coinvolte.
➤ Un precedente che conforta
E a dare respiro al diffuso polmone sociale degli uffici postali periferici è giunta anche un’importante sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione al comune di Torre Orsaia in provincia di Salerno che ha fatto ricorso contro Poste Italiane, Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Economia. “Non si possono costringere gli anziani a fare 3 chilometri in più per ritirare la pensione” è stato sentenziato.
E le Poste hanno prontamente frenato.
➤ Sorrisi amari
Il blocco delle chiusure interessa 2 uffici in Alto Adige, 5 in Trentino e ben altri 65 tra Veneto e Friuli. Quindi, anche qui, abbiamo ben poco di cui lamentarci.
Per tentare di suscitare un sorriso Poste Italiane ha quindi affermato di aver l’intenzione di puntare in futuro tantissimo sui postini telematici, dichiarando di volerne assumere 8mila entro il 2020.
Ma subito l’amministratore delegato Caio ha raffreddato gli animi ricordando che senza interventi: “si rischia di mandare in perdita del gruppo”. A pesare - ha affermato Caio è anche “l’apertura del mercato della consegna delle multe e degli altri atti giudiziari disposta dal ddl concorrenza”. La cancellazione del monopolio delle Poste sulla consegna delle multe rischia di far chiudere Pineta e Laghetti, insomma.
➤ Per alimentare la speranza
Gli uffici postali altoatesini quali “servizi di interesse pubblico su territori disagiati” devono dunque avere fiducia nel futuro e soprattutto aspettarsi che - finalmente - gli uffici postali diffusi nel territorio siano nelle condizioni di offrire pacchetti di servizi alle comunità locali. Sarà probabilmente questa la strada su cui cercherà di concentrare l’attenzione la provincia di Bolzano, guidata dalle presidente del consorzio dei comuni.
Roma e crisi economica permettendo.
La rivoluzione informatica,
La rivoluzione informatica, se da un lato offre notevoli vantaggi ai cittadini che hanno cercato di adeguarsi al suo passo, taglia fuori dal gioco gli anziani, per i quali i servizi non possono essere informatizzati e devono mantenere la loro struttura originaria. Ma in prospettiva diventa ineluttabile la scomparsa di alcune forme storiche di gestione. Già allo stato attuale un medio utente di un PC si stupisce di dover inviare una raccomandata via postale, quando sarebbe possibile trovare una soluzione nel contesto della comunicazione email. E' questione di tempo e poi tutto cambierà radicalmente. Ma attenzione a non dimenticare le persone che confondono un pc con un banale televisore !!