Culture | giornate FAI

I luoghi del FAI

Anche quest'anno tornano le giornate FAI di primavera: una serie di aperture esclusive per conoscere l'immenso patrimonio culturale italiano.
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Foto: FAI

 

L’arrivo delle primavera segna da sempre il ritorno alle attività solitamente sopite durante l’inverno. Le giornate straordinariamente miti, poi, sono un invito ad abbandonarsi a gite fuori porta e tour delle città, scegliendo tra le molte iniziative che tornano a popolare i cartelloni delle varie rassegne locali. Tra le più importanti ci sono sicuramente le giornate FAI di primavera, un appuntamento fondamentale per scoprire i luoghi dell’arte e della cultura lungo tutta la penisola. L’iniziativa, nata 30 anni fa proprio ad opera del Fondo ambiente italiano (FAI), ha lo scopo di far conoscere opere meno note o non sempre visitabili e di sensibilizzare i cittadini sull’immenso patrimonio culturale italiano.

L’edizione primaverile del 2022 è caratterizzata da 700 eventi sparsi per l’Italia e anche la delegazione di Bolzano ha deciso di partecipare con delle aperture straordinarie. Del resto la sezione bolzanina, che si è distinta fin dall’inizio per il suo vivace contributo, conta quasi 1300 iscritti, distribuiti tra la popolazione di madrelingua italiana e tedesca. Quest’anno nelle giornate di sabato 26 e domenica 27 marzo a Bolzano si potranno visitare Castel Cornedo e il Complesso dei Domenicani, in un percorso completo che comprende aree solitamente non accessibili, come il chiostro e la cappella di Santa Caterina. Gli ingressi, riservabili online sul sito del FAI, saranno contingentati per permettere l’osservanza delle norme anticovid e i gruppi di circa 20 persone saranno accompagnati anche da guide preparate appositamente per l’occasione: da anni infatti il FAI sperimenta con successo il progetto degli apprendisti ciceroni, studenti delle superiori che possono diventare delle guide e integrare questa esperienza con il loro percorso di studi.

Spiega Mirko Frainer, capo delegazione del FAI a Bolzano: “Quest’anno c’è un’alta partecipazione degli studenti, provenienti in gran parte dal Liceo Classico Carducci, ma anche da altre scuole della provincia. La pandemia ha, purtroppo, inciso anche sui nostri eventi ma siamo stati abituati ad un buon riscontro di pubblico, con una media di 3000 visitatori, che ha toccato anche picchi di 6000 persone all’apertura di Schloss Enn”.

La pandemia ha, purtroppo, inciso anche sui nostri eventi ma siamo stati abituati ad un buon riscontro di pubblico, con una media di 3000 visitatori

L’avvicinarsi della fine dello stato d’emergenza potrebbe quindi significare un ritorno alle vecchie abitudini anche per iniziative come queste, fondamentali per promuovere l’attività di ripristino e conservazione del patrimonio artistico italiano. Continua Frainer: “ Le donazioni che arrivano al FAI vengono impiegate quasi totalmente per il mantenimento dei beni, che sono stati conferiti gratuitamente da privati o da amministrazioni per la loro gestione. Solamente una piccola parte del personale risulta assunto, mentre molto del lavoro è svolto in maggioranza da volontari. Ci stiamo impegnando non solo per la conservazione dei beni, ma anche per renderli più sostenibili ed ecocompatibili, cercando, per esempio, di installare pannelli solari e cisterne per la raccolta di acqua piovana.” 

Il fondo infatti si finanzia non solo mediante le donazioni, ma anche attraverso gli abbonamenti annuali che ciascuno può sottoscrivere e che permettono la partecipazione ad una serie di eventi: mentre le giornate del FAI prevedono un accesso gratuito o una donazione minima di 3 euro, gli iscritti invece possono partecipare durante tutto l’anno a conferenze, aperture straordinarie, visite guidate e usufruire di agevolazioni in diversi musei. Le iscrizioni includono poi varie soluzioni e sono di vitale importanza non solo per il mantenimento dei moltissimi siti, ma anche per il restauro e per le iniziative artistiche in Italia e in Europa. Conclude Frainer: “ In questo ultimo periodo, il FAI si è occupato di restaurare Palazzo Moroni a Bergamo, città simbolo del dramma della pandemia e, accanto ad un’iniziale donazione destinata agli Ucraini, ha deciso di impegnarsi per la ricostruzione di un bene artistico danneggiato durante la guerra. Vogliamo tornare ad ammirare la bellezza e a circondarci di arte, una volta tornata la pace.”