Twenty: il TAR annulla la gara
Non spetta al Tar ordinare l'immediata chiusura del Centro commerciale Twenty, ma Provincia e Comune devono smettere di avere un atteggiamento “elusivo” (cit.) improntato a "fingere di applicare" le sentenze (cit.) e devono dare quindi applicazione sul serio a quella del Consiglio di Stato che dichiarava nulle le concessioni. In ogni caso, la nuova gara, avviata dalla Giunta Kompatscher nell'ottobre 2022 con 12 anni di ritardo, è da rifare senza "prevedere nelle more" che il Twenty possa continuare a svolgere l'attività come se nulla fosse e che il gruppo Podini possa parteciparvi con una struttura oggi abusiva. Sono questi i contenuti shock della sentenza del Tar di Bolzano depositata e pubblicata nella tarda mattinata di oggi (26 aprile). Nel merito, per il Tribunale amministrativo, il ricorso da parte di Aspiag “per l’ottemperanza delle sentenze nn. 157/2019 e 104/2021 di questo TRGA, integralmente confermate dalla sentenza del Consiglio di Stato 8564/2022, è fondato". Una botta di proporzioni gigantesche per le amministrazioni pubbliche e, ovviamente, anche per il centro commerciale, i quali, dopo aver riordinato le idee, faranno senza dubbio un altro ricorso al Consiglio di Stato. (la complessa vicenda giudiziaria, che va avanti da una decina di anni, è stata riassunta fino a quest'ultimo passaggio in un podcast di cinque puntate, "Il pasticcio").
La nuova sentenza, a tratti, è davvero devastante nella sua incisività. Per i giudici del collegio, attraverso l'indizione della gara ad ottobre 2022, "la Provincia incorre in un manifesto sviamento che tradisce l’intento di eludere ciò che è previsto nella sentenza". Un’accusa molto grave, che - come è avvenuto sempre, finora - sarà digerita a tutti i livelli politici e amministrativi senza neppure una smorfia sul volto. Tutto normale.
Fingendo di conformarsi alla pronuncia giudiziale, la Provincia si muove in una logica conservativa dell’esistente del tutto antitetica a quella alla base della procedura di gara.
Si legge nel provvedimento: "La sentenza n. 157/2019, confermata dal Consiglio di Stato, aveva annullato la trasformazione urbanistica dell’areale del Twenty, destinata all’insediamento dell’unico centro commerciale di rilevanza provinciale (tra le altre ragioni, perché, trattandosi dell’attribuzione, senza alcun corrispettivo, di un vantaggio economico a un solo operatore) non era stata preceduta dalla predeterminazione dei criteri e delle modalità di scelta, cui si sarebbe dovuta attenere l’Amministrazione nell’individuazione del beneficiario. La scelta del sito, in altre parole, era stata operata in maniera aprioristica a vantaggio di Podini e Twentyone, nello spregio delle forme dell’evidenza pubblica, governata dai principi di pubblicità, trasparenza e par condicio". Un concetto, questo, ribadito come minimo per la ventesima volta nelle varie sentenze, senza che nessuno a livello politico - neppure le opposizioni - abbia mai tematizzato la enorme gravità dell'accusa. Ebbene, dicono i giudici, "la delibera provinciale che indice la nuova gara e il provvedimento comunale che ne prende atto “ripropongono lo stesso modus operandi già sanzionato dal Giudice nella sentenza oggetto d’ottemperanza”. Sbam.
E ancora: “Fingendo di conformarsi alla pronuncia giudiziale, l’Amministrazione provinciale, in particolare, si propone, con la gara che intende bandire “per dare esecuzione alla sentenza”, la dichiarata finalità di “rimuovere i vizi”, ossia “sanare”, il titolo edilizio già rilasciato a favore di Podini e Twentyone, per legittimare ex post l’attività già insediata e operativa, in una logica conservativa dell’esistente, del tutto antitetica a quella della gara che deve precedere l’individuazione del sito su cui insediare la grande struttura di vendita”.
Pur essendo la delibera che avvia la nuova gara un atto preparatorio, per i giudici “emerge con chiarezza l’intento elusivo perseguito dall’Amministrazione, laddove dichiara che bandire la gara erroneamente non espletata 12 anni prima “garantisce la rimozione dei vizi in conformità a quanto disposto dall’art. 94, comma 4, della L.P. n. 9/2018” e consente pertanto la “salvezza dell’uso commerciale” in atto, con conseguente attestazione che “nelle more della procedura di gara … è fatto salvo l’uso di commercio al dettaglio” … presso il Twenty”. Su quest’ultimo punto per il collegio la delibera provinciale si configura “come vero e proprio nulla osta alla prosecuzione dell’attività in corso nel Twenty, nonostante si tratti di una struttura commerciale illegittima". Il contrasto con l’obbligo di dar corso a una procedura di gara trasparente e con pari condizioni per tutti è evidente”.
Il procedimento di gara, secondo il Tar, non può rimuovere i vizi del titolo edilizio e della variante urbanistica alla base della realizzazione del Twenty in quanto la gara si deve collocare temporalmente "in una fase anteriore, distinta e autonoma" rispetto alla variante urbanistica che ne consegue e il suo esito non può che essere ignoto. Non sapendo se vincerà ancora il Twenty, che è abusivo, "non è quindi possibile rimuovere 'i vizi' emplicemente perché l’Amministrazione si trova nella fase anteriore di ricerca del sito". Se, dunque, la Provincia dichiara che "bandire la gara garantisce la rimozione dei vizi della procedura" e consente di mantenere l’uso commerciale dell’immobile abusivo, è del tutto evidente che la stessa Provincia presuppone che la gara sia vinta dal Twenty, “in perfetta antitesi alla natura aperta del procedimento di selezione”.
La parte più preoccupante per il futuro del Twenty è quella finale della sentenza, che è talmente complessa da rendere quasi impossibile inserire delle citazioni. Il succo, però, è questo. Grazie alla nuova legge territorio e paesaggio del 2018 è stata abrogata quella parte della precedente normativa che prevedeva un solo centro commerciale provinciale in zona produttiva. L’indicazione che danno i giudici è: se anche dovessero in futuro essere ammessi nuovi centri commerciali non vi può essere una sanatoria ex post del Twenty in quanto il suo ampliamento resta abusivo. “Non può, dunque, esservi questione alcuna circa il fatto che l’art. 103, comma 2, L.P. 9/2018, ammetta la possibilità, per chi s’è visto annullare, per errori procedimentali, una variante di piano o un progetto definiti dall’Amministrazione sotto il (più favorevole) regime urbanistico previgente, di riproporli avvalendosi della medesima disciplina, ormai abrogata”. Una doccia gelatissima.
Ancora peggio quanto previsto al punto 33.8.8 della sentenza, nel quale si legge: "Non può che discenderne - come correttamente rileva Aspiag - che la disciplina preclusiva vigente ratione temporis, da un lato, e l’inapplicabilità espressa e insuperabile della nuova disciplina del Piano di rischio aeroportuale, dall’altro lato, escludono in modo manifesto e radicale la possibile localizzazione, ora per allora, del centro commerciale sul sito Twenty, dove attualmente si trova, rendendo insanabile la struttura esistente". Questo vuol dire che anche se il Comune ha successivamente cambiato il piano di rischio aeroportuale, il centro commerciale non avrebbe potuto essere costruito lì e questa condizione non si può cambiare ex post. Da questo si evincerebbe che il Twenty, in teoria, non potrebbe neppure partecipare alla futura gara. Difficile immaginare un esito peggiore per il gruppo Podini.
L'unica nota positiva per il Twenty è che il Tar dichiara di non avere la competenza per disporre la chiusura della struttura.
L'unica nota positiva per il Twenty è che per i giudici è inammissibile "la domanda rivolta a questo Tribunale, affinché voglia ordinare alla Provincia e al Comune di Bolzano l’ottemperanza alla sentenza in oggetto, disponendo … l’immediata chiusura del centro commerciale di cui agli atti annullati”. Non spetta a noi, spetta alle amministrazioni, dicono i giudici.
In accoglimento della domanda di Aspiag il collegio presieduto da Lorenza Pantozzi dichiara infine “inefficace” la delibera della Giunta provinciale n. 752 del 18.10.2022 e il provvedimento datato 25.10.2022, con cui il Comune, sulla base della delibera, ha disposto la sospensione del procedimento per dichiarare decaduti i titoli commerciali e revocate le licenze di pubblico esercizio, afferenti alle attività in corso nel Twenty. Deve, inoltre, essere ordinato alla Provincia “di dare l’avvio a una procedura a evidenza pubblica per la localizzazione del centro commerciale di rilievo provinciale previsto dall’abrogato art. 44-bis L.P. n. 13/1997, senza attestazione che “nelle more del procedimento di gara … (così avviato) …è fatto salvo l’uso di commercio al dettaglio” in atto nel Twenty”. A tanto l’Amministrazione dovrà provvedere entro il termine di novanta giorni. La palla, dunque, ora è nelle mani di Provincia e Comune che devono smettere di “eludere” la sentenza del Consiglio di Stato. Lo stesso organismo presso il quale Provincia e Comune, sicuramente si appelleranno nuovamente per evitare di dover applicare questa sentenza pronunciata dal Tar. Se questo ulteriore ricorso fornirà altri margini alle amministrazioni pubbliche per tenere aperta l'intera struttura e salvaguardare i 500 posti di lavoro, lo si capirà solo nelle prossime settimane.
Wundervoll.
Wundervoll.
Und wäre es nicht eine ebenso wundervolle Aufgabe für den Salto-Aufdecker Franceschini zu recherchieren, wie es zu der rechtswidrigen, geschobenen Vergabe kommen konnte? Wer sich an den Fall Dalle Nogare/Tenti erinnert, weiß wie es in der lokalen Immo-Szene zugeht: auf jeden Fall gut geschmiert …
In reply to Wundervoll. by Salzer Claudio
Da wohl auch der große Luis
Da wohl auch der große Luis wohl-wollend ...
Twenty,nicht endender Skandal
Twenty,nicht endender Skandal und inmitten die Freunderlwirtschaft!!!
Gut so, wenn der Nutznießer
Gut so, wenn der Nutznießer tatsächlich ausgeschlossen würde.
Für alle, die diesen Skandal
Für alle, die diesen Skandal nicht seit 15 Jahren verfolgen, wäre eine Auflistung der Verantwortlichen mit "nome e cognome" interessant:
damalige Landesregierung, damaliger Bozner Bürgermeister, damalige Verantwortliche in der Landesverwaltung.
Damit die Südtiroler Steuerzahler*innen wissen, wem sie es zu verdanken haben, dass zig Millionen Steuergeld der ASPIAG an Schadenersatz zu zahlen sein werden...
„fingere di applicare“ sagt
„fingere di applicare“ sagt alles über die Arroganz des Landes und der Gemeinde in diesem Fall aus.
@ Martín Sitzmann: volle Zustimmung meinerseits
In reply to „fingere di applicare“ sagt by Martin Mayr
Würde auch jene hinzufügen,
Würde auch jene hinzufügen, die nach dem Urteil des Staatsrates, im Oktober 2022, noch in aller Eile eine Gruppe aus Technikern zusammengewürfelt haben, gemacht aus Gemeinde- und Landestechnikern und ein paar Rechtsanwälten. Anstatt es von der Stadtpolizei schließen zu lassen.
Die Angestellten im Twenty würden sicher ihre Arbeit dort verlieren, aber auch sicher in den Wohnvierteln in Bozen sofort wieder finden.
la vicenda è scandalosa sotto
la vicenda è scandalosa sotto tanti punti di vista a incominciare dal concetto di centro commerciale provinciale, che non ha più senso nel 2023. (ve n'è uno uguale ad Algundo) Per continuare sui soldi pubblici spesi per in atti giudiziari. E considerando che si discute sulla pelle di chi ha in lavoro e rischia di perderlo, e questa è la parte peggiore. Sarebbe ora di sanare questa cosa una volta per tutte permettendo ad Aspiag di fare il suo centro commerciale, che comunque porta lavoro e soldi. E terminare questa bruttissima pagina sudtirolese.
In reply to la vicenda è scandalosa sotto by Massimo Mollica
Algundo o Lagundo?
Algundo o Lagundo?
Per il resto concordo pienamente.
In reply to Algundo o Lagundo? by Martin Sitzmann
Chiedo scusa, Lagundo (il cc
Chiedo scusa, Lagundo (il cc si chiamo Algo)
Bruttisima pagina sudtirolese
Bruttisima pagina sudtirolese?
Ma la Procura dov'è? e se dov'è, chi è? e se chi è, perchè? e?