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Perché il Corona-Pass a teatro?

In Alto Adige serve il pass per entrare in cinema e teatri. Lo sfogo di Dario Spadon (Cooperativa teatrale Prometeo): "Difficile infettarsi, eppure veniamo penalizzati".
Cooperativa teatrale Prometeo, San Giacomo di Laives
Foto: Cooperativa Teatrale Prometeo

Con la nuova ordinanza sul Covid-19, dal primo giugno in Alto Adige “si mangia all’interno dei ristoranti anche senza Corona Pass. Con il certificato, invece, al cinema o a teatro ma senza limite di capienza”. La necessità del Corona Pass in teatri e cinema è passata inosservata tra chi non frequenta questi luoghi della cultura. Chi, invece, ne è il principale fruitore ora ha l'amaro in bocca.

Parliamo degli operatori dello spettacolo, e in particolare delle compagnie teatrali che non possono lavorare all'aperto. Una di queste è la Cooperativa Prometeo, che opera nel teatro di San Giacomo di Laives. Il direttore artistico Dario Spadon è amareggiato: “Le nostre attività si sono dovute bloccare, come per tutti, durante la pandemia. Abbiamo ripreso da poco. E ci siamo trovati, unici in Italia, con il Corona-Pass per teatri e cinema. Questo ci ha fatto molto arrabbiare: ancora una volta vogliamo essere tra i primi – o gli ultimi – in Italia a portare avanti una cosa del genere. Quando un'amica che ha una scuola di danza mi ha detto dell'obbligo di tampone o vaccinazione per entrare in sala a teatro, non ci volevo credere”.

 

“A livello nazionale ci ridono dietro – prosegue Spadon – con tutte le difficoltà cui siamo andati incontro come lavoratori dello spettacolo nell'ultimo anno, vuol dire veramente bloccare in partenza la nostra ripresa”. Ci sono disdette delle prenotazioni, spiega, “ma la cosa più inquietante è che riceviamo pure mail minacciose da parte del pubblico no-vax. Il concetto base che ci viene rinfacciato è di essere i cani da guardia della Provincia”. Eppure le sale si riempiono lo stesso: “Sì, abbiamo fatto uno spettacolo in Sala civica a Merano e riempito la sala con 49 posti, ma le disdette sono state molte. Anche amiche e amici mi hanno detto che non si sottopongono all'obbligo di tampone per andare a teatro”.

 

La politica? "Molte pacche sulle spalle"

 

La reazione del pubblico è sicuramente frustrante, come pure l'applicazione pratica del Corona-Pass: “Lavoriamo sul palco anche così, e lo stiamo facendo nelle prove, con mascherine e distanziamento” ma, si domanda Spadon, “come faccio io a verificare che chi entra col Corona-Pass sia effettivamente la stessa persona? Mica gli chiedo un documento. E poi anche per un evento nel cortile del Museo Civico di Bolzano serve il Corona-Pass, perché per accedere al cortile si passa attraverso il museo, quindi luogo chiuso. È mai possibile? Lo dico in quanto quest'estate avremo in programma una stagione all'interno del cortile del Civico e ci auguriamo la normativa cambi”. Anche se, ammette il direttore artistico della Prometeo, non sembra esserci all'orizzonte nessun cambio di passo. (Update: L'assessora alla cultura del Comune di Bolzano Chiara Rabini, sentita da salto.bz, precisa che già a partire dall'ultima ordinanza provinciale l'ingresso nel museo e quindi nel cortile non necessita di Corona Pass.)

La politica cosa dice? “Molte pacche sulle spalle e poco più. Ci sono state contribuzioni a fondo perduto, da parte dello Stato. Certo, ci ha fatto piacere la presenza dell'assessore Vettorato alla prima della nostra stagione”. Era impraticabile l'opzione di lavorare all'aperto? “Abbiamo delle proiezioni al neon, necessiteremmo di retroproiezioni, impossibili all'aperto se non in orario serale dopo le 21:30, quando fa freddo e c'è il coprifuoco. Inoltre i dati sul grado di infettività all'interno delle sale di pubblico spettacolo, dimostrano che non ci sono stati casi, c'è minor rischio”. Insomma, il teatro “è sicuramente uno dei luoghi in cui è più difficile infettarsi, ma anche uno dei luoghi più penalizzati”.