Il pastore che diventò portiere
Il sogno dell’Iran si è infranto alla fine contro il muro del Portogallo, alla Mordovia Arena di Saransk in Russia. L’1-1 non è bastato alla nazionale iraniana - che pur si è battuta con onore - per passare agli ottavi del Mondiale in corso. Resterà però negli annali soprattutto l’impresa del portiere 25enne Alireza Beiranvand che ha parato il rigore del fuoriclasse Cristiano Ronaldo e che già aveva dimostrato grande personalità nelle precedenti partite con il Marocco e la Spagna. Beiranvand ha anche però una storia tutta da raccontare.
Nato a Sarabias, un paese di mille abitanti nella regione del Lorestan, e figlio di una famiglia di pastori nomadi fin da piccolo aiutava il padre a badare al gregge e nel tempo libero dava calci al pallone e si dilettava con il Dal Paran, un gioco popolare dove vince chi tira le pietre più lontano. Uno svago che, va da sé, ha aiutato Alireza ad affinare le sue abilità di portiere (ha un rinvio da 70 metri). A 14 anni salta su un autobus in direzione Teheran per intraprendere la carriera calcistica, contro il volere del padre, e tentare la fortuna in uno dei club maggiori.
“A mio padre non piaceva affatto il calcio e mi ha chiesto di lavorare con lui. Mi ha anche strappato i vestiti e i guantoni e ho giocato a mani nude più volte”, ha detto Beiranvand al Guardian. Nella capitale si arrabatta come può lavorando in un autolavaggio, una sartoria, una pizzeria, come spazzino, dormendo anche sotto i ponti e nel dormitorio di una moschea, mentre sfrutta le chance che finalmente gli si presentano fino a diventare portiere titolare dell’Iran nel 2015. Con la nazionale non ha subito nemmeno un gol nelle 12 partite di qualificazione al mondiale. Mica male.