Economy | Materie prime

Inflazione, è la Cina che detta il ritmo

L’aumento dei prezzi in regione è dovuto anche a dinamiche globali. La forte inflazione in provincia è dovuta alle posizioni aggressive di Cina e USA nell’import-export.
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Foto: Image by StockSnap from Pixabay

Mirco Marchiodi, responsabile del Centro Studi di Assoimprenditori Alto Adige, parla di due fasi distinte durante le quali si è registrato un aumento significativo dei prezzi.

Il primo aumento lo si è registrato tra maggio e novembre 2020 come effetto posticipato del primo lock-down. Il secondo aumento, questa volta di carattere molto più marcato, si è manifestato nel semestre seguente, tra novembre 2020 e maggio 2021. Inoltre, dalle ultime rilevazioni il trend non sembra intenzionato a flettere. Mentre l’economia altoatesina continua a registrare un aumento nel livello generale dei prezzi, manca il sostegno di una crescita nell’economia reale sufficiente a compensare.

L’ultimo aumento è stato particolarmente significativo. Basti considerare che nel maggio 2020, quando i prezzi hanno iniziato a salire si trovavano ai minimi storici. L’economia girava veloce e non sembravano esserci barriere allo spostamento di merci e persone. Dopodiché, la pandemia. Da allora, i prezzi delle materie prime e di molti semilavorati, sono schizzati alle stelle. Solo nell’ultimo semestre abbiamo registrato aumenti a doppia cifra se non maggiori. A titolo d’esempio, i prezzi del ferro e del legname sono aumentati di addirittura +230% e +40%, rispettivamente. Secondo le stime di Prometeia, aumenti a tripla cifra si sono registrati anche per i polimeri derivati dal petrolio come polietilene, polistirene e polipropilene.

“L’aumento dei prezzi delle materie prime – sostiene Marchiodi – è da attribuire principalmente al fatto che la Cina (maggiore esportatore mondiale di materie prime, e in particolare di semiconduttori) e gli USA sono partiti prima dell’Europa con la riapertura dell’economia dopo il lockdown. In molti casi, questi stessi paesi avevano bisogno delle materie prime da loro prodotte, andando così a ridurre l’offerta a livello globale. Come risultato, il livello dei prezzi si è alzato per tutti.

Ripartendo per ultima, l’Europa ha quindi subito l’aumento di prezzi maggiore. Contestualmente, il blocco dei voli e l’uso prevalente di trasporti via mare ha ulteriormente aumentato il costo delle materie prime e semilavorati. “L’ormai famoso incidente della Evergiven nel Canale di Suez – fa notare il responsabile del centro studi – ha palesato a tutti quanto l’economia pandemica si basasse sul commercio navale”.

Non ultimo, un contributo all’aumentare dei prezzi nel settore edile è sicuramente da associare all’effetto “next-gen”. In particolare con il 110%. Con il recovery plan, l’EU ha iniettato 750mld € nell’economia con misure a livello europeo simili al nostro 110%. “Ciò ha sicuramente spostato la curva della domanda verso l’alto e di conseguenza i prezzi, ma il contributo è comunque marginale” – precisa Marchiodi.

L’edilizia

Plastiche, ferro e legname sono i materiali base per l’edilizia, ma altrettanto contano i semiconduttori. È ormai risaputo che stiamo affrontando un periodo segnato dalla difficoltà nel reperire questi materiali. Ogni macchinario ha al suo interno svariati microchip, e tutti sono prodotti con l’impiego di metalli rari e semiconduttori. Senza questi materiali la catena produttiva procede a rilento con ricadute su interi settori e con il rischio di bloccarsi.

Il fattore principale che ha causato il drastico incremento dei prezzi nel settore edile, fortemente basato sulle materie prime, è quello del calo negli export dei grandi paesi produttori come Cina e USA. Tutto questo si traduce nel paradosso che stanno vivendo le imprese edili. Da un lato lo sblocco dei cantieri e lo stimolo del 110% con un proliferare di contratti e commesse, dall’altro lato materiali che scarseggiano e non permettono di lavorare in tempi congrui.

Marchiodi fa notare come “i ritardi nelle consegne di materiali venivano inizialmente tamponati dallo smobilizzo delle riserve di magazzino ma ora il livello di gestione sta diventando critico e i cantieri potrebbero subire altri rallentamenti”.

Tuttavia, la scarsità dei materiali e il conseguente innalzarsi del prezzo non frena la disponibilità a pagare da parte delle imprese. Una situazione questa che rappresenta un’arma a doppio taglio. “Da un lato, le imprese che godevano di buoni margini di guadagno hanno assorbito l’aumento dei prezzi senza trasmetterlo ai clienti, andando ad intaccare i loro stessi margini. Dall’altro lato, le imprese con margini molto risicati hanno dovuto scaricare l’aumento direttamente sul cliente finale, contribuendo così a loro volta all’aumento generale dei prezzi”.

La metalmeccanica e l’automotive

Quando si parla di materie prime è facile pensare unicamente all’edilizia, tuttavia ci sono altri settori fortemente basati sulle materie prime. Un esempio ne sono l’automotive e il reparto metalmeccanico più in generale.

“Con uno sguardo al futuro, al fine di proteggere le imprese locali da questi shock straordinari, la soluzione va cercata a livello europeo – dice Marchiodi – serve riportare le produzioni strategiche in Europa per diminuire la dipendenza economica da dinamiche globali su cui non si può incidere".

“Il fenomeno del re-shoring inoltre è centrale e molte imprese automotive tedesche si stanno muovendo in questa direzione. Se guardiamo alla nostra provincia, le acciaierie di Bolzano sono basate su tecnologia hi-tech e sono anche molto competitive. Sarebbero proprio servite in questi mesi".

La necessità è quella di ricalibrare strategicamente la supply chain locale in modo da poter gestire la dipendenza dai mercati globali. Per l’economia regionale, con il ricarico sulle materie prime, non è diminuito solo l’import. Anche l’export ha frenato. “Una cosa che non tutti sanno, è che l’automotive è molto forte in Alto Adige. Ci sono imprese locali che producono per case automobilistiche tedesche, ma senza le materie prime non è possibile produrre semilavorati e componentistica necessaria per l’export”. L’impatto è molto importante. “È stimato – conclude Marchiodi – che a livello globale il 33% delle automobili hanno un componente prodotto in Alto Adige”.

Guardando ai prossimi mesi, l’economia è in attesa di una stabilizzazione dei prezzi o comunque sia dell’assenza di incrementi drastici. La Cina si sta indebolendo e non ha più bisogno di tutte le materie prime trattenute per rilanciare la propria economia. Con le materie nuovamente disponibili sulla piazza globale, ci si aspetta un calo nei prezzi che sarà potrà però essere percepito solamente il prossimo anno.

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Massimo Mollica Thu, 07/29/2021 - 13:40

Articolo davvero molto interessante.
Io aggiungo che se riconvertissimo le acciaierie di Bolzano all'idrogeno avremo fatto bingo!

Thu, 07/29/2021 - 13:40 Permalink