Sul Sella sventola bandiera bianca
“La bandiera ladina fu bandita dal fascismo: ma anche chi la espone oggi sulle facciate dei municipi non potrebbe farlo. Perciò, ci siamo chiesti, perché non proporre di poterla esporre ufficialmente sugli edifici pubblici dei Comuni a maggioranza ladina, quando si issano le altre bandiere (europea, italiana, della provincia) per particolari eventi o feste nazionali?”. Questa è la domanda che si era posto, alcuni mesi fa, l’assessore provinciale della Lega Massimo Bessone quando presentò in Consiglio regionale una mozione per l’esposizione del tricolore azzurro-bianco-verde nei Comuni delle valli ladine del Trentino-Alto Adige. Una mozione diventata un ordine del giorno - ritirato su pressione della maggioranza alla quale lo stesso Bessone appartiene. “La mozione prima e l'ordine del giorno poi erano scritti bene e non lasciavano dubbi. Ironicamente posso dire che probabilmente erano scritti bene, ma dalla persona sbagliata. Qualcuno ha anteposto la paura di perdere voti agli ideali del proprio popolo”, sottolinea il leghista. Quel “qualcuno”, è facile intuirlo, sono i due consiglieri provinciali ladini del Sudtirolo, ovvero l’assessore regionale Manfred Vallazza e l’assessore provinciale Daniel Alfreider, entrambi della SVP.
“Avevamo sottoposto il documento a uno studio legale”, racconta a salto.bz Bessone, “affinché fosse perfetto e nulla potesse inficiarne il contenuto. Non si trattava in ogni caso di introdurre un obbligo per i comuni. Il segretario della Regione e il presidente del Consiglio regionale Josef Noggler mi hanno dato l’ok a presentare un ordine del giorno alla legge delle minoranze. Ma ho dovuto ritirarlo”. La proposta, ricorda, “era stata inviata a Manfred Vallazza, Daniel Alfreider e al consigliere provinciale fassano Luca Guglielmi. Ma l’unico a rispondere e sottoscrivere l’ordine del giorno è stato proprio il trentino Guglielmi”.
“Questa iniziativa è partita da me” spiega a salto.bz Stefan Kasslatter. È stato l’assessore di Ortisei a proporre il documento a Bessone. “Già nel patto di coalizione a Ortisei con l’attuale sindaco avevamo inserito la questione della bandiera ladina, affinché potesse essere esposta sugli edifici comunali a fianco di quella italiana, europea e della provincia. La competenza su questa materia è regionale, perciò mi sono rivolto a un esponente del mio stesso partito in Consiglio regionale, l’assessore provinciale Massimo Bessone. L’idea è nostra, ma è stata scritta da giuristi”. Per questo “dispiace molto che questa iniziativa sia stata stoppata proprio dagli esponenti ladini, Alfreider e Vallazza. Dicono che non sta in piedi ma non spiegano il perché”.
I precedenti di Friuli e Piemonte
In Italia due regioni hanno già percorso strade analoghe. La Regione Friuli-Venezia Giulia (Legge regionale 27/11/2001 n. 27) e la Regione Piemonte (Legge regionale 21/12/2007 n. 26) hanno disciplinato la materia da diversi anni, regolamentando l'uso della bandiera delle comunità di riferimento sugli edifici pubblici dei comuni in cui è insediata la minoranza stessa e consentendone l'uso in occasione di particolari ricorrenze. In questo modo, il Friuli- Venezia Giulia ha fornito la base normativa per l'esposizione della bandiera della minoranza linguistica friuliana accanto alla bandiera della regione, a quella italiana e a quella europea.
Successivamente anche la Regione Piemonte ha disciplinato l'esposizione delle bandiere delle minoranze linguistiche storiche presenti sul territorio regionale, affinché sugli edifici pubblici dei comuni in cui sono insediate popolazioni appartenenti ai diversi gruppi linguistici del Piemonte possa essere esposta accanto alle bandiere italiana, europea e regionale, anche quella della comunità di minoranza di riferimento.
"Solo motivi politici"
“Come era formulato l’ordine del giorno non andava bene” ribatte Manfred Vallazza, “i testi in italiano e in tedesco non coincidevano: in tedesco si diceva che se si mette la bandiera ladina, si affiggono tutte le altre, ma l’articolo 12 del DPR n.121/2000 già lo prevede”. Secondo l’articolo 12, “l’esposizione delle bandiere all'esterno e all'interno delle sedi delle regioni e degli enti locali è oggetto dell'autonomia normativa e regolamentare delle rispettive amministrazioni. In ogni caso la bandiera nazionale e quella europea sono esposte congiuntamente al vessillo o gonfalone proprio dell'ente ogni volta che è prescritta l'esposizione di quest'ultimo, osservata la prioritaria dignità della bandiera nazionale”. Una norma che in realtà sembra lasciare più di uno spiraglio all’iniziativa leghista. “È una questione molto delicata”, osserva però Vallazza, “sono anni che ci proviamo, a suo tempo abbiamo fatto un tentativo analogo con la bandiera sudtirolese e non era possibile. Non si può buttare fuori un ordine del giorno solo per motivi politici, danneggiando la bandiera ladina che già si può mettere - sebbene non sia ancora ufficiale: prima va resa tale, ma dobbiamo studiare bene la legge e la materia. Non vogliamo fare errori”.
“Se sta a cuore la cosa, è sempre il momento giusto”, replica Stefan Kasslatter agli argomenti di Vallazza, “Alfreider è da cinque anni assessore, e non ha mai trovato l’occasione per farlo. È proprio prima delle elezioni che i partiti dovrebbero Farbe bekennen. Sono 103 anni che esiste la bandiera ladina: sarebbe il momento di formalizzarne l’esistenza, per dare forza e sostegno alla minoranza ladina e senza nulla togliere agli altri”.
L’Union Generela di Ladin dles Dolomites si era già rivolta con una lettera al presidente della Regione Maurizio Fugatti e all’assessore Manfred Vallazza per chiedere, a 100 anni dalla divisione delle valli ladine, di rendere ufficiale la bandiera. Anche Giorgio Costabiei, presidente dell’associazione dei comuni ladini Lia i Comuns (che comprende anche Ampezzo e Fodom) ha ricordato alla Rai ladina di essersi espresso già a marzo a favore dell’esposizione della bandiera sugli edifici pubblici e ha dichiarato l'intenzione di sollecitare la Regione sull'argomento con una lettera.
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Valazza e Alfreider ,mamma mia!!!!!?????
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