Society | DISAGIO GIOVANILE

La punta dell'iceberg

Streetworker preoccupati per la comparsa dell'eroina in palline da fumare al costo di 30 euro. Almeno 50-60 i giovanissimi coinvolti. Koler: sintomo di malessere profondo
heroin
Foto: upi

“Cosa possiamo aspettarci dai soggetti più fragili di una generazione stretta fra le ansie a lungo termine determinate dalla crisi climatica di cui nessuno sembra volersi far carico e le angosce quotidiane dovute alle incertezze da pandemia? Dobbiamo dire ai ragazzi che loro non vanno bene perché lasciano le bottiglie in piazza Erbe? Sono loro a fare un casino o loro ereditano un grande casino fatto dagli adulti”. A porsi la pioggia di domande è Peter Koler, da qualche decennio anima del Forum prevenzione, quando gli si chiede conferma delle voci che riferiscono di un deciso incremento dell’uso degli oppiacei fra i giovanissimi. “Sì, negli ultimi mesi stiamo effettivamente assistendo a un preoccupante ritorno dell’uso di eroina”, dice Koler. Si parla di almeno 50-60 giovani appena usciti dalle medie, 15-16 enni. Questi sono i numeri accertati, quelli di ragazzi venuti a contatto con gli street worker delle associazioni o di cui gli street worker hanno sentito parlare. Sono verosimilmente qualche decina in più.

“Se si fa attenzione, si possono riconoscere”, dice Koler. Ma chi ha in mente l’immagine del tossicodipendente anni ’80, malvestito, poco attento all'igiene, che biascica gli intercalari della parlata bolzanino-veneto-trentina con gli occhi acquosi persi nel vuoto, deve fare un reset. “Si tratta di ragazzi vestiti alla moda, curati, che non hanno cioè l’aspetto di chi fa vita di strada e si mescolano con tutti gli altri giovani. Sono sia autoctoni che stranieri di seconda o terza generazione, che sono arrivati da pochissimo all’uso dell’eroina perché l’eroina era considerata un tabù in quanto droga dei perdenti. Questi sono ragazzi che non vivono ai margini, si muovono in gruppi e sono accomunati da esperienze familiari a dir poco agghiaccianti, fatte di violenze domestiche, abusi sessuali, abbandoni scolastici”. Chi pensa all’eroina ha in mente le braccia e i piedi straziati di buchi di Christiane F. e i ragazzi dello zoo di Berlino, tornati di attualità grazie ad una serie tv di discreto successo. Non è questo il caso. Le siringhe le usano in pochissimi di loro. L’eroina viene acquistata ai giardini della Stazione da pendolari dello spaccio in arrivo con i treni regionali da Verona e Brescia. La droga viene venduta in palline da mezzo grammo che costano 30 euro e sono pronte per essere fumate con la stagnola. “Molti di loro sono convinti che usando la stagnola non diventeranno dipendenti, ma purtroppo gli oppiacei quando ti prendono non ti mollano più. La funzione dell’eroina è sempre la stessa: non sentire più niente, dimenticare i motivi di disagio e sofferenza e non avere altri bisogni da soddisfare”, dice Koler.

 

Il fenomeno non riguarda solo gruppi di ragazzi delle zone popolari e periferiche del capoluogo. “Ci sono anche giovani dei paesi che vengono in città a festeggiare e a rifornirsi. Per le loro vicende familiari parecchi sono già conosciuti dai servizi sociali, alcuni sono aiutati dai programmi di sostegno, ma tutto quello che viene fatto in alcuni casi non basta”, sostiene Koler.

Tra i principali danni collaterali della pandemia fin da subito è stato indicato l’aumento del disagio psicologico dei ragazzi costretti fra le mura domestiche. Una spiegazione fin troppo facile? “Il primo lockdown del 2020  – afferma Koler - secondo la nostra esperienza ha avuto un effetto contrario. La costrizione a casa ha aiutato parecchie persone a fare un break, a prendersi una pausa dalle dipendenze. Il protrarsi della crisi e il secondo lockdown, stando a diversi studi che sono stati fatti hanno portato quasi a raddoppiare il malessere. E questo vale per tutti. La coscienza della crisi climatica pone grandi interrogativi e dubbi sul futuro. I ragazzi che stavano male prima del Covid hanno avuto sicuramente un forte peggioramento del loro stato psicologico. La sensazione di grande solitudine e di stress e l’errata convinzione che, schiacciando il bottone, il malessere se ne vada per un po’ ha sicuramente fatto aumentare la tentazione di prendere delle scorciatoie".

Come dimostrano le cronache quotidiane, il problema droga non è solo rappresentato dall’eroina. “Il mercato – spiega Koler - si è differenziato. Non si trovano più facilmente hashish e marijuana, anche perché fanno generare meno profitti”. Oltre alla cocaina circolano molto la ketamina, un potente anestetico, o, più recentemente la dmt, una sostanza allucinogena che ha effetti molto potenti e di breve durata,  o il PCP, la fenciclidina, conosciuta come Angel dust, che ha all’incirca gli stessi effetti.

“L’uso di eroina – conclude Koler – è un segnale di automedicazione. La droga viene vissuta come una cura per lenire un dolore. Quelli di cui stiamo parlando non sono ragazzi persi, sono quelli che si trovano in un momento della loro vita in cui sono intercettabili con interventi di integrazione. Ma bisogna essere coscienti che l’uso di sostanze da parte di una piccola parte dei giovani è in realtà la punta dell’iceberg di una condizione giovanile da rivedere. I ragazzi hanno bisogno di avere fiducia, fiducia nel mondo degli adulti e fiducia nel futuro. Dobbiamo trovare il modo di aiutarli”.