Mila, la tragedia dei bambini nelle guerre
Il Festival delle Resistenze dal 23 al 25 settembre ha fatto tappa a Trento, piazza Cesare Battisti. Nato nel 2011 a Bolzano, dove si “celebra” ogni anno in primavera, per la prima volta è arrivato nel capoluogo trentino, segno di una sempre maggior collaborazione regionale nell’ambito delle politiche giovanili.
Mi è capitato di seguire quattro incontri: Gherardo Colombo con i ragazzi di una scuola bolzanina, che si sono fatti delle proprie regole. Un po’ mi è sembrato pesante per i ragazzini doversi fare una loro carta, ma pareva che a loro piacesse. La vegana Paola Maugeri non mi ha lasciato molto, Vasco Brondi avrei voluto sentirlo cantare più che parlare.
Ma è giusto che dedichi più spazio al quarto incontro, quello con Valerio Oss, Cinzia Angelini in collegamento Skype da Los Angeles e Marco D’Ambrosio Makkox. Che mi ha reso frizzante la serata di domenica.
Angelini e Oss hanno parlato di una “folle” impresa collaborativa: un cortometraggio d’animazione ambientato a Trento, che avrà una durata finale tra 8 e 10 minuti, che dovrebbe uscire nell’autunno 2017, con 250 collaboratori da tutto il mondo. Collaboratori volontari, con le spese coperte da un crowdfunding di 60mila dollari.
Cinzia Angelini, che a Los Angeles sta lavorando a nuove avventure dei Minions, spiega che Mila, la sua creatura, è nata dai racconti di mamma e nonna in guerra. E appunto tanti artisti si sono avvicinati al suo progetto proprio perché descrive un tema di grande attualità: la tragedia dei bambini nelle guerre. Valerio Oss della Pixel Cartoon di Trento ha fatto vedere il trailer di Mila così come diverse tavole su come è stata riprodotta Trento prima e dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. L’attesa sale per vedere Mila, un’unicità nel suo campo considerando che per l’animazione servono talvolta più di 1milione di euro di budget al minuto.
Una resistenza fuori dal comune, visto che è dal 2007 che il progetto Mila sta andando avanti, con dei collaboratori internazionali che ci lavorano soprattutto nei ritagli di tempo.
Makkox scherzosamente prova invidia verso la Angelini, raccontando del suo panino con la mortazza preparato in treno. Marco D’Ambrosio, una delle colonne di Gazebo, il programma di social news di Rai3, quando parla non riesce a disegnare sulla sua tavoletta con sfondo giallo. Ma riesce a lasciare il segno sia quando parla che quando disegna. «Io non faccio satira – spiega – perché per la satira ci vogliono idee chiare e militanza, io non ho queste certezze. Attacco fortemente il pensiero, i valori e disvalori delle persone, ma non le persone stesse perché ci vedo delle caratteristiche che ho anch’io». Non giudicare quindi, nemmeno uno dei “bersagli” in assoluto preferiti degli ultimi due decenni, Silvio da Arcore.
«Non giudico perché in molti comportamenti ci vedo caratteristiche magari dei miei zii con i quali ho passato feste e momenti insieme».