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Leicester della Bundesliga

Il Lipsia, squadra della “Red Bull” proprietaria anche del Salisburgo, è primo nel campionato di calcio tedesco (sopra il Bayern Monaco). Storia di un brand del pallone.
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Foto: web

Venerdì sera, a Friburgo in Brisgovia, il RasenBallsport Leipzig ha battuto per 4 a 1 la squadra di casa, lo Sport-Club Freiburg, nell'anticipo della dodicesima giornata di Bundesliga, la “serie A” del calcio tedesco. La partita potrebbe passare inosservata da chi è poco avvezzo alle vicende calcistiche, non fosse che i giocatori del RB Lipsia – neopromosso dalla seconda divisione alla massima serie della Germania assieme all'appena sconfitto SC Friburgo – detengono in questo momento il primato in classifica generale, con nove vittorie e nessuna sconfitta in un campionato mai giocato prima d'ora, nonché sei punti di vantaggio (sebbene con una partita in meno) sul Bayern Monaco. La squadra bavarese, da luglio allenata da Carlo Ancelotti, è la più titolata della Bundesliga: ne ha vinte la metà, comprese le ultime quattro stagioni.

Il campionato calcistico tedesco è diventato così il più interessante da seguire in Europa. La scalata del RB Lipsia ricorda infatti l'impresa epocale compiuta quest'anno dal Leicester City allenato da Claudio Ranieri che ha vinto per la prima volta nella sua storia la Premier League, la massima serie del calcio inglese. Con una significativa differenza: mentre la squadra britannica è stata fondata oltre un secolo fa, nel 1884, la società RB Lipsia è stata creata dal nulla nel 2009, per iniziativa dell'azienda austriaca di energy drink Red Bull – come suggerisce l'acronimo del neonato club sassone. La multinazionale con sede a Salisburgo, già attiva nella Formula 1, è proprietaria di altre tre squadre di calcio: il “Red Bull Salzburg” che dal 2005 gioca con questa nuova denominazione nella Erste Liga, laprima lega” in Austria, i “New York Red Bulls” negli USA e la brasiliana “Red Bull Brasil” di Campinas. L'investimento in Germania – cento milioni di euro previsti in dieci anni – ha però l'obiettivo ambizioso di arrivare ai vertici del calcio tedesco e di quello europeo, con in prospettiva la vittoria della Bundesliga e la qualificazione alle coppe europee.

Un nuovo club per il vecchio Est

La Sassonia non fu per gli austriaci una scelta casuale – né tantomeno facile. Sinora i Länder della ex-Germania Est erano sprovvisti di un club che militasse ai massimi livelli, cioè nella Bundesliga; il settore calcistico della DDR fu infatti fortemente indebolito dopo la “Wende” che portò alla riunificazione tedesca del 1990. Redbull scelse così la Sassonia, il più ricco tra i “nuovi” Länder tedeschi, tentando l'acquisto dapprima del “Dynamo Dresdascartato anche per le dimensioni ridotte dello stadio nella capitale sassone – dopodiché puntando su Lipsia, città di mezzo milione d'abitanti che ha visto nascere nel 1900 il Deutscher Fußball Bund (DFB, lega calcistica tedesca) nonché dotata di un nuovo stadio da 45mila posti costruito per i Mondiali di calcio di Germania 2006. Dopo i primi tentativi con l'FC Sachsen – acquisizione fallita per l'opposizione della tifoseria – provò con il “SSV Markranstädt”, anche in questo caso tra le accese proteste dei tifosi. L'operazione andò a buon fine, solo grazie alla promessa (poi mantenuta) di sostenere la creazione di una squadra per Markranstädt che mantenesse il nome del paese alle porte di Lipsia.

Red Bull incontrò un'ulteriore difficoltà: attribuire il proprio nome alla squadra. La federcalcio tedesca, infatti, vieta espressamente di affiancare un marchio commerciale al nome di un club, tranne in casi appositamente regolati come quello del Bayer Leverkusen. La multinazionale aggirò la norma mediante un'escamotage: la formazione venne ribattezzata RasenBallsport Lipsia (ovvero “sport della palla sul prato”) che abbreviato riprende le iniziali “RB”. Inoltre, sempre secondo i regolamenti federali, non era consentito brandizzare le maglie dei giocatori inserendo il proprio marchio nel simbolo della squadra (fatto permesso in Austria, tranne nel caso in cui si disputino partite delle coppe europee). Aggiunse comunque due tori rossi stilizzati mutuati dal logo della proprietà, coniando il soprannome ufficiale “Die Roten Bullen” (letteralmente “i tori rossi”).

Questione di metodo

Il Lipsia ha impiegato sette campionati per passare dal girone degli ex-territori della DDR in quinta divisione (la NOFV-Oberliga) alla promozione in Bundesliga. Il RB Leipzig e i campioni d'Austria del RB Salzburg si prestano i giocatori a vicenda, data la medesima proprietà. E i colori delle due squadre sono gli stessi, tanto che per errore – come racconta Pietro Cabrio in un articolo de IlPost – il terzino del Salisburgo ha giocato per 90 minuti con la maglia del Leipzig: nessuno, né il calciatore né lo staff tecnico, se ne era accorto. A Lipsia, il Zentralstadion dei Mondiali è stato ribattezzato “Red Bull Arena”. Nonostante in Sassonia il clima sia un po' migliorato verso questi colonizzatori del pallone, l'accoglienza di Red Bull in Germania non è stata delle migliori e la sua squadra resta la più detestata dai tifosi tedeschi, anche per via dei metodi di gestione. L'investimento economico di Red Bull nello sport è infatti immenso – pari per sponsorizzazioni solo a marchi importanti come CocaCola, Nike e Adidas – e totalizzante rispetto all'immagine e alla strategia delle squadre acquistate. Staremo a vedere se il brand sarà vincente non solamente sul piano imprenditoriale, ma anche sul terreno di gioco, battendo i grandi club del pallone.