Culture | Texte

Franco Marini - So ein Theater! Che spettacolo!

Dal nuovo libro di edizioni alphabeta sull'attore e regista meranese Franco Marini, deceduto a dicembre dell'anno scorso. Un'intervista di Gigi Bortoli.

Gigi Bortoli
Si recitava solo di domenica alle quattro

Gigi Bortoli, oltre a essere attore lui stesso e aver lavorato personalmente con Franco, è uno dei pochi giornalisti di lingua italiana che ha seguito – privatamente e professionalmente – il lavoro e l’impegno di Franco Marini. Nel suo articolo per la scomparsa di Franco parla di tutti i Marini, i Fratelli Mar(x)ini come li chiama, dicendo che rappresentano a Merano “un teatro caustico, sempre contro corrente, sferzante nei confronti del potere e del “politicamente corretto”. Di questa visione del teatro come forma viva e attenta alle vicende collettive, lui era la mente, i suoi fratelli il braccio.” Quindi passa a raccontare il suo ultimo incontro con Franco: “Eravamo con lui (come del resto quasi ogni giorno) ieri mattina al Bar
Piccolo. E, alla titolare, in possesso di un libro di prossima pubblicazione in cui c’è una sua bella foto (l’ultima foto scattata nei camerini del Theater in der Altstadt a fine rappresentazione) vi ha voluto apporre il suo autografo, accompagnando il gesto da commenti autoironici su sé stesso (non si è mai preso sul serio Franco Marini, e anche questa è una sua lezione). Un gesto simbolico quasi a rappresentare la firma apposta sul suo ultimo copione: “La sua vita”. L’ultima foto, scattata quasi frettolosamente eppure baciata dalla luce giusta per un ritratto intenso che bene lo rappresenta. Riproponiamo qui un’intervista di Gigi a Franco, apparsa sull’Alto Adige in occasione dell’ultimo Narrenabend. 

Loro, a Merano, soprattutto nel mondo di lingua tedesca interessato al teatro, sono “I Fratelli Marini”. Quattro fratelli (più una sorella, Anita, che i quattro ha proiettato nel mondo del palcoscenico), Hans, Franco, Viktor e Raimund, tutti over 70, ancora saldamente in sella, che racchiudono in sé la storia del teatro amatoriale dagli anni Cinquanta ai giorni nostri. Proprio nel recente Carnevale sono stati tra i protagonisti della tradizionale Narrenabend, appuntamento biennale, organizzata dal Männergesangverein Meran. Franco, classe 1935 - che ci parlerà di questa loro avventura sviluppatasi nel corso degli anni - dell’appuntamento carnevalesco, è stato il regista. La sua, più o meno (anche lui non ha tenuto il conto), sedicesima regia. Per l’autunno, col Theater in der Klemme, da lui fondato nel 1979, sta preparando un musical che s’intitola “Jennerwein”, nome del protagonista e personaggio, nello spirito, accostabile a Robin Hood e alle sue imprese.


Franco, lei e i suoi fratelli siete un corpo unico. Lei, in quanto regista ci pare rappresenti “la mente”, ma quale è il carattere degli altri tre dal suo punto di vista?
Detto che tutti e quattro siamo sempre stati, e restiamo degli inesorabili individualisti, direi che Hans è quello egocentrico, pieno di gestualità, che ama ascoltare se stesso quando recita e che è difficile da fermare pure quando si chiacchiera. Per lui si tratta quasi sempre, anche nel privato, di un monologo. Viktor, che nel passato avrebbe avuto anche l’occasione di fare il cantante professionista e che proprio per il suo spiccato carattere individualista (troppi obblighi ed imposizioni da seguire) lasciò perdere con assoluta noncuranza, dandosi (assieme a noi) al teatro e alla pittura näiv, è paradossalmente il più semplice e tranquillo. Raimund, invece, è il commediante nato, un caratterista di straordinaria bravura che, quando parte per la tangente, recita a soggetto inventando per conto suo.

Franco Marini, veniamo al racconto di questa storia fatta di teatro.
Mia sorella Anita, siamo negli anni Cinquanta, fu coinvolta da Erich Innerebner (che con l’avvento di Rai Sender Bozen avrebbe ricoperto una carica importante in ambito televisivo) impegnato a costituire un gruppo amatoriale di teatro contadino, come si usava allora, la Meraner Volksbühne. Si cercavano persone da coinvolgere come attori e nella rete cademmo (chi più chi meno) praticamente anche noi quattro. Si recitava solo di domenica alle quattro. Al termine si mangiavano un paio di würstel, una birra, e finiva lì. Ma non poteva durare. Era un tipo di teatro che mi andava stretto ma tenni duro fino al 1979. Erano anni in cui anche una certa coscienza politica faceva capolino e la vita dei contadini riprodotta a teatro ci pareva francamente una perdita di tempo. Erich Innerebner, conoscendoci fu inevitabile che ci coinvolgesse per trasmissioni televisive a cavallo tra teatro e cabaret. Del resto, avendo colto il fatto che noi quattro eravamo molto affiatati, si semplificavano le cose. Andava abbastanza sul sicuro. Il compenso, se non ricordo male, era di 2500 lire.

E poi?
Dopo quell’esperienza, accanto al ruolo di attore – il mio personaggio era quasi sempre il bell’innamorato – affiancai quello della regia. Tutto attorno a noi era cambiato. Avevano preso corpo realtà politico-culturali critiche rispetto all’establishment di quegli anni. In qualche misura fui coinvolto dal Kulturzentrum animato da Benno Simma, Franco Bernard, ma che fu attraversato anche dalla figura di Alexander Langer
e da molti altri. La discussione, anche in termini culturali, era tra conservatori e progressisti. Per il potere di quegli anni, chi era contro, si ritrovava
appiccicata l’etichetta di “comunista”. Furono anni di grande rottura, soprattutto nel mondo di lingua tedesca. Furono di quegli anni rappresentazioni teatrali come quella su “Gaismair” o “Teste tonde e Teste a punta”, recitata in tedesco, italiano e ladino. Fu su questa spinta che nel 1979 nacque il “Theater in der Klemme”. Si iniziò al Teatro dei Cappuccini e si proseguì nella sala parrocchiale del duomo, la Nikolaus Saal. Il parroco di allora non s’interessava più di tanto a cosa rappresentassimo. Fatto è che il repertorio a questo punto s’indirizzò verso autori come Vitràc o Jonesco, Toller, Nestroy, Horwath, Soyfer. E il pubblico fu dalla nostra parte. 

Poi ci fu l’incontro con Rudi Ladurner e il suo Theater in der Altstadt.
Eravamo sulla stessa lunghezza d’onda. Lui puntava a trasformare il potenziale di attori amatoriali in professionisti per dar vita ad un teatro professionale nato sul territorio e nella sostanza ci è riuscito. Il Theater in der Klemme, per tale progetto, rappresentava un parco attori davvero invidiabile. Da ciò prese corpo una collaborazione che, pur nella distinzione, resiste ancor oggi con assoluta soddisfazione di tutti.

 

Sonja Steger, Toni Colleselli (a cura di)

Franco Marini

Meran/o. So ein Theater Che spettacolo

Franco Marini 1935 – 2014, attore, cantante, regista e drammaturgo. Di mestiere pittore si è dedicato per tutta la vita con passione straordinaria al teatro, dal cabaret e la rivista al teatro popolare d’impegno sociale. Fu uno dei grandi innovatori – non senza resistenze – del teatro in Alto Adige. Franco Marini è un protagonista assoluto della vita teatrale di Merano e dell’Alto Adige. Questa pubblicazione vuole raccontare, attraverso le voci di amici e collaboratori, l’opera ampia e multiforme, ma anche il modo di lavorare e l’impegno artistico, per il teatro e per la società, di questa straordinaria personalità. Marini ha contribuito come pochi altri all’affermarsi di una nuova, critica, ma allo stesso tempo popolare cultura in Alto Adige.

I testi e le fotografia di questo libro testimoniano l’impegno di Franco, la sua straordinaria creatività e il suo approccio personale al lavoro teatrale e ai rapporti con i protagonisti di quest’arte, gli attori, i collaboratori, il pubblico. Questo libro è un omaggio a Franco Marini, al teatro e alla vene creativa della città di Merano.

Contributi di
Peter Abram | Dominikus Andergassen | Franco Bernard | Gigi Bortoli | Toni Colleselli | Jakob De Chirico | Giorgio Degasperi | Marcello Fera | Alfred Gruber | Elisabeth Hofer | Katharina Hohenstein | Christina Khuen | Rudolf Ladurner | Sabine Ladurner | Selma Mahlknecht | Andreas Marini | Franco Marini | Katharina Marth | Peter Oberdörfer | Helga Pedross | Florian Pichler | Franz Pichler | Johanna Porcheddu | Klaus Rainer | Robert Reich | Matthias Schönweger | Heinrich Schwazer | Benno Simma | Sonja Steger | Oswald Waldner | Giovanni Zurzolo

Un progetto di: club estovest, Theater in der Klemme, Edizioni alphabeta Verlag