Environment | Caccia

“L’Italia non è il Far West”

Il dibattito sui cinghiali che infiamma a livello nazionale è indicativo su come il Governo intenderà gestire la fauna selvatica. La rabbia delle associazioni animaliste.
Cinghiale
Foto: parco naturale alpi marittime

A differenza del vicino Trentino, a livello territoriale la presenza dei cinghiali non risulta particolarmente vistosa. Complici anche le statistiche provinciali sui prelievi che non vengono aggiornate dal 2020.
Secondo l’Associazione Cacciatori Alto Adige, nel 2021 sono stati abbattuti 4 cinghiali, un nonnulla rispetto ai 14.489 ungulati e ai circa 12.000 capi di selvaggina bassa.
Eppure il dibattito che infiamma a livello nazionale dovrebbe interessare anche la nostra Provincia, sia perchè – cambiando il soggetto – è pressochè sovrapponibile a quello che riguarda i lupi sia perchè le prospettive che si stanno designando in materia di abbattimenti potrebbero aprire nuove strade, favorevoli per le categorie allevatori e agricoltori, decisamente meno per l’ambiente e la tutela della biodiversità.
Per il ministro dell'Agricoltura Lollobrigida con la fauna selvatica “servono soluzioni pragmatiche”. Lo ha detto i giorni scorsi al margine di un incontro organizzato da Coldiretti. “In particolare l’aumento eccessivo degli ungulati - è il messaggio del ministro - sta mettendo in discussione il sistema produttivo e la possibilità di coltivare, senza dimenticare gli incidenti che provocano. I danni economici sono poi enormi, parliamo di centinaia di milioni di euro l’anno persi, contribuendo all’abbandono del territorio da parte degli agricoltori, alla chiusura delle aziende e alla desertificazione delle aree interne".

Un concetto analogo a quanto ribadito al margine del vertice sulla cosiddetta emergenza Cinghiali con Coldiretti, Federparchi, Fondazione Una e Agrivenatoria Biodiversitalia che si è tenuto venerdì 25 febbraio. Per Lollobrigida non ci sono dubbi: cinghiali e la fauna selvatici “sono un problema e l’abbiamo affrontato nella legge di stabilità con un primo intervento di carattere normativo, perché ci basiamo su dati scientifici e non su considerazioni casuali o discorsi da bar, l’Ispra ha fatto un’analisi puntuale sulle presenze non sostenibili non solo dal punto di vista produttivo ma anche ambientale. Il proliferare eccessivo di alcune specie mette in discussione sia il loro crescere sani ma anche altre specie”.
Il ministro ha inoltre annunciato che verrà riunita una cabina di regia, presieduta dalla presidente Meloni, per attivare cosiddette “azioni di emergenza”, ma anche per avviare una pianificazione a medio e lungo periodo.

I cinghiali sono ormai anche una carta da giocare per le pretese di alcune categorie, da ultimo gli agricoltori e allevator

“I cinghiali sono ormai anche una carta da giocare per le pretese di alcune categorie, da ultimo gli agricoltori e allevatori, assecondate per motivi elettorali e risarcite a caro prezzo con denaro pubblico laddove non adottano, spesso, gli opportuni strumenti di prevenzione”, è invece il commento critico del presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. Secondo l’organizzazione animalista che sostiene che “la maggioranza delle persone non vuole che sia risolto con il sangue il problema della presenza dei cinghiali nei centri abitati, sulle strade e nelle campagne causato dall’emergenza rifiuti e dall’avere introdotto negli scorsi decenni i cinghiali alloctoni, più prolifici, a uso e consumo dei cacciatori”.
Eppure, ricorda Oipa, come per i lupo esistono interventi “cruelty-free”, anche per contenere la presenza dei cinghiali, tra cui barriere lungo le strade, dissuasori acustici, dossi nella viabilità minore, corridoi ecologici, recinzioni, o “shelter”, a protezione di alcuni tipi di colture (come frutteti, uliveti, vigneti). Nei centri urbani il problema va affrontato con una migliore gestione della raccolta rifiuti, possibilmente introducendo la raccolta porta a porta, e la chiusura di tutti i varchi dei parchi e delle riserve che insistono sugli abitati. È in fase di sperimentazione inoltre l’implementazione di metodi contraccettivi per contenere il numero della fauna selvatica. “Per arginare il fenomeno basterebbe che gli agricoltori dotassero le piantagioni di strumenti protettivi e di dissuasione e che si smettesse di fare strage degli ungulati quando è attestato da studi scientifici che più se ne abbattono più di moltiplicano – continua Comparotto –, Il ministro Lollobrigida organizza vertici con agricoltori e cacciatori, aspettiamo anche noi il nostro turno. Come associazione a tutela degli animali chiederemo di essere ascoltati, vedremo se accoglierà il nostro invito, posto che la maggioranza degli italiani ama gli animali e non vuole cacce e braccate, sangue e morte. Alcune categorie vorrebbero la strage, ma l’Italia non è il Far West”.