Politics | Oltre confine

Il Tirolo al voto

Domani i nostri vicini eleggono il nuovo Landtag. Un evento che al di qua del Brennero è stato sinora poco considerato. Segno evidente di un confine tutt’altro che sparito.

Molto probabilmente se non ci fosse stato il manifesto con la Cinquecento guidata da Berlusconi che si va a schiantare (“Keine italienischen Verhältnisse!”), i quotidiani italiani della provincia avrebbero parlato delle elezioni in Tirolo in forma quasi clandestina. Giusto un paio di trafiletti, tanto per fare. Così invece si rischia quasi la guerra diplomatica. Un giovane esponente di un partito locale (ma con sede ad Arcore) schiuma rabbia a causa della “lesa silvietà” e sintetizza da par suo la faccenda: “Riduciamo le elezioni in Tirolo a questo manifesto perché questo manifesto ci riguarda. Mentre le loro elezioni non ci riguardano”.

Le cose però non vanno poi così diversamente nel nostro mondo di lingua tedesca. I temi e i protagonisti della campagna elettorale d’oltre confine – un confine che a parole possiamo considerare abolito e sottile, ma che proprio in occasioni come queste torna a rendersi percepibile e pressoché invalicabile – non filtrano nel discorso pubblico; anche i giornali che li riportano si limitano al minimo indispensabile; la rilevanza politica di quanto sta accadendo in una terra che dovrebbe in teoria essere considerata un pezzo della propria Heimat, e che sempre in teoria fa parte del progetto dell’Euregio, sembra pari a nulla.

Sarebbe insomma sconfortante cercare di avviare una discussione circostanziata sul rischio (o la possibilità) che la ÖVP, il partito del Landeshauptmann Günther Platter, scenda al di sotto del 40 per cento; sarebbe vano chiedere perché un partito come la SPÖ non riesca ad approfittare della crescente debolezza della ÖVP; sarebbe quasi disperato il tentativo di approfondire il giudizio dato da Anton Pelinka, il politologo esperto di cose tirolesi e attualmente docente alla Central European University di Budapest, quando afferma che in Tirolo la FPÖ cadrà vittima del Team Stronach. Chi potrebbe sostenere un dialogo o offrire un commento sensato su questi temi? A parziale consolazione l’affermazione di Ferdidand Karlhofer (del quale Die neue Südtiroler Tageszeitung propone oggi un’intervista) sulla difficoltà, anche per gli stessi tirolesi, di districarsi nella giungla di liste e candidati: “Wenn sie auf die Straße gehen und die Leute nach den Parteinamen fragen, wird das wohl niemand wissen”.

Persino di Luis Durnwalder, sicuramente ottimo conoscitore degli ambienti che contano al di là del Brennero, l’unica dichiarazione che si può leggere nel dossier tematico acceso dalla Tiroler Tageszeitung online si scontra (è il caso di dirlo) con il trascurabile manifesto della Cinquecento guidata da Berlusconi. E per giunta senza fare il minimo accenno al fatto che il vero motivo della paralisi italiana non è certo frutto della moltitudine dei partiti, quanto semmai del loro indecidibile equilibrio. Così alla fine anche lui non trova di meglio che assecondare il banale pregiudizio augurando al Tirolo di non fare la fine dell’Italia.