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“Non c’è attacco alla libertà di culto”

Parla don Zambaldi dopo la dura nota della CEI contro il decreto Conte che sospende ancora le messe. “Vescovi subiscono pressioni dalla Chiesa più conservatrice”.
Don Paolo Zambaldi
Foto: Screenshot-youkando.it

La messa può attendere. Il motivo: il comitato tecnico-scientifico - l’organo a supporto del Dipartimento della Protezione Civile per l’emergenza Covid-19 - ritiene ancora impossibile la riapertura, dal 4 maggio, delle funzioni religiose a causa di “criticità ineliminabili che includono lo spostamento di un numero rilevante di persone e i contatti ravvicinati durante l’Eucarestia”. Lo hanno deciso gli scienziati, insomma, è il messaggio recapitato dal presidente del consiglio Giuseppe Conte ieri sera (26 aprile), in merito al capitolo delle celebrazioni religiose, durante la conferenza stampa per illustrare il piano del governo per la cosiddetta “fase 2” della gestione della pandemia da coronavirus che prevede progressivi allentamenti delle restrizioni. Ciò non vale per le funzioni liturgiche, cosa che ha mandato su tutte le furie i vescovi.

 

La Chiesa contro Conte

 

Spente le telecamere è arrivata la dura nota della Conferenza episcopale italiana contro le decisioni dell’esecutivo, peraltro contestate all’interno della stessa maggioranza dalle ministre di Italia Viva Elena Bonetti e Teresa Bellanova. “I vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”, si legge nel documento intitolato il “disaccordo dei vescovi”.

Pensare che un governo italiano - il quale nel frattempo ha assicurato che “nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza” - possa anche solo immaginare di limitare la libertà di culto dei cattolici è plausibile? “Parlare di attacco alla libertà religiosa mi pare piuttosto assurda come affermazione - dice a salto.bz don Paolo Zambaldi, dal 2018 cappellano nelle parrocchie di Tre Santi e Sacra Famiglia di Bolzano -. Credo che i nostri vescovi abbiano sentito la pressione di quella parte più conservatrice, più tradizionalista, della Chiesa che da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus sta costantemente spingendo per continuare con le celebrazioni aperte al popolo, avendo sposato teorie complottiste o che tendono a minimizzare la situazione”. Il prete bolzanino ricorda che le chiese sono rimaste aperte anche se sono state sospese le celebrazioni liturgiche con il popolo per prevenire gli assembramenti, “riprendere ora con le funzioni sarebbe complicato se non quasi impossibile a livello pratico, fra distanze da mantenere e selezioni sugli accessi nei luoghi di culto. Diventerebbero messe ‘sterilizzate’. E poi bisogna pensare che alle celebrazioni religiose partecipano molte persone anziane, che come sappiamo sono fra i soggetti più a rischio di infezione”.

 

La comunità che non si ferma

 

In sintesi la tesi è: Dio è in ogni luogo e non è necessario in questo momento andare a radunarsi in chiesa per pregare, “ovviamente speriamo che si possa tornare quanto prima alla normalità, la messa è molto importante per noi cristiani - sottolinea don Zambaldi -. Ma anche in questo periodo in cui non è stato possibile celebrarle nelle consuete modalità la vita delle comunità è continuata, grazie anche ai nuovi mezzi di comunicazione e alle piattaforme di streaming. Noi ne siamo un esempio vivente, con un gruppo di parrocchiani ci incontriamo infatti due volte alla settimana online per leggere testi biblici, letture della domenica, commentarli insieme, innescare riflessioni e anche per pregare ricordando le persone care venute a mancare in questo periodo o chi sta attraversando un momento difficile. È un modo - conclude - per continuare un percorso di fede, comunitario e anche umano perché non dobbiamo dimenticarci che ci sono molte persone a casa da sole. È importante far sentire che intorno a loro c’è tutta una comunità”. 

 

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Massimo Mollica Mon, 04/27/2020 - 14:01

Per fortuna che la Chiesa sono tante persone perché davanti a certi fatti, a certa superficialità sulla vita altrui, la propria Fede vacilla.

Mon, 04/27/2020 - 14:01 Permalink