Legge urbanistica: alla fine decideranno i privati
Ieri è cominciata in Consiglio provinciale la discussione sul disegno di legge intitolato “Modifiche di leggi provinciali in materia di urbanistica, tutela del paesaggio, foreste, aree per insediamenti produttivi, miglioramento fondiario, attività ricettiva, espropriazioni, associazioni agrarie, alimenti geneticamente non modificati, protezione degli animali, commercio e inquinamento acustico”. Come si può capire già da questo elenco, un intricato apparato normativo che – pensato in teoria allo scopo di semplificare la materia – finisce con l’incrociare e confondere aspetti afferenti ad ambiti molto diversi tra loro, facendo così affiorare il sospetto che alla fine a farne le spese sia proprio il territorio, sottoposto a una progressiva erosione cementizia (questo quanto denunciato anche dal Bauernbund, in evidente opposizione alla posizione degli industriali).
Per capire in modo concreto il rischio di cui si parla, ci si può riferire agli articoli riguardanti la riqualificazione mediante iniziativa privata delle zone urbane soggette a degrado. Riccardo Dello Sbarba (Verdi) – autore peraltro di un’estesa relazione di minoranza sulla quale si basa anche l’argomentazione degli altri partiti d’opposizione – ha fatto notare che la nuova legge capovolgerebbe la normativa attuale, stravolgendone il senso. In pratica, non sarebbero più i Consigli comunali a stabilire, nell’interesse dei cittadini, quali siano queste aree, ma si aprirebbe la porta a qualsiasi privato che, evidentemente motivato da interessi di profitto, volesse di fatto mettere le mani su una parte della città. Alla fine, certo, il via libera definitivo dovrebbe essere ancora sottoposto al voto dei Consigli, ma esso sarebbe chiamato ad esprimersi a giochi ormai praticamente conclusi, e verrebbe così a trovarsi di fronte a un aut aut (prendere o lasciare), con la conseguenza di esporre ogni volta la Giunta a una crisi esiziale.
Un esempio paradigmatico, in tal senso, è costituito dal progetto elaborato dal miliardario Renè Benko, come noto interessato a costruire un grande centro commerciale tra la stazione ferroviaria e piazza Walther. Qui infatti – sottolinea sempre Dello Sbarba – avverrebbe qualcosa di paradossale. Mentre l’area sottoposta a maggiore degrado è rappresentata dal grande edificio affacciato su via Garibaldi, il rendering offerto da Benko mostra invece che l’intervento si concentrerebbe di fatto sull’Hotel Alpi, la stazione degli autobus e la parte di parco circostante. Ciò perché, come si evince in particolare dall’Art. 55-quinquies della nuova legge, è proprio a partire da una scelta discrezionale di un privato che, da ora in avanti, potrebbero essere individuate le zone da “riqualificare”, con il risultato di anteporre ai bisogni più urgenti, vale a dire pubblici e di rilevanza sociale, quelli privati e di tipo economico. "La Lex Benko – conclude Dello Sbarba – calpesta il bene comune, distrugge ogni ragionevole pianificazione e sottomette i nostri centri urbani al potere del mercato e dei suoi profittatori”.