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Caso Schwazer: le telefonate “incriminate”

Prima di due gare importanti Sandro Donati avrebbe subito pressioni da un giudice internazionale di marcia per non far vincere l’atleta.

Si arricchisce di nuovi dettagli la travagliata vicenda del marciatore altoatesino Alex Schwazer, che attende ancora di sapere se riuscirà a partecipare ai Giochi di Rio. L’udienza per il caso di doping è prevista per il 4 agosto in sede olimpica ma la difesa dell’atleta proverà a chiedere un anticipo di due giorni, al 2 agosto, e soprattutto di far svolgere l’udienza non a Rio de Janeiro ma a Losanna. Ora, secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, un giudice internazionale di marcia avrebbe tentato di “pilotare” le gare di Coppa del Mondo disputata a Roma lo scorso 8 maggio (vinta dall’atleta) e il Gran Premio di La Coruna del 28 maggio (l’azzurro si è piazzato secondo dietro il cinese Whang Zhen). Alcune telefonate sospette, infatti, sarebbero state segnalate all'autorità giudiziaria e alla commissione parlamentare antimafia.

Si tratterebbe, nello specifico, di due conversazioni fra Sandro Donati, allenatore di Schwazer e un “personaggio molto noto nel mondo dello sport” il quale gli “consigliava” di tenere a freno il suo atleta nelle competizioni”. La prima telefonata arriva all’alba del 7 maggio ed è da parte di un giudice internazionale di marcia “molto vicino a Sandro Damilano”, tecnico della nazionale cinese, che suggerisce a Donati: “La prego, glielo dica (ad Alex Schwazer, ndr) ancora una volta fino a prima della gara, possibilmente lasci vincere Tallent (il marciatore australiano che arriverà secondo, ndr), mi capisce?”. La seconda telefonata risale al 23 maggio, cinque giorni prima della gara di La Coruna: lo stesso giudice internazionale richiama Donati e gli consiglia di non rispondere agli attacchi di alcuni atleti, “e di non andare a cercare disgrazie con i due cinesi che sono da 1 ora e 17 minuti…”.